23. E ricorda che l'amore non è violenza

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Alessandro POV

Milano - Febbraio 2024

Il rientro a Milano fu molto strano, passai tre giorni a casa con Noah, che sembrava non volersene andare in più. Era passata una settimana e lui era tornato quello di sempre e io arrancavo cercando di non pensare più a tutto ciò che era successo.

Non ne avevamo più parlato e in cuor mio forse pensavo che non sarebbe più successo, e che forse le cose sarebbero andate bene. Io avrei dimenticato quella notte con Marco e lui sarebbe ritornato ad essere il fidanzato che era stato fino alla settimana prima.

Era il giorno di San Valentino e lui mi aveva portato una torta a forma di cuore, che mangiammo a cena a casa mia, con un buonissimo vino bianco, che mi aveva reso più leggero e spensierato.

"Non hai condiviso la mia storia, ti ho taggato."

Presi il telefono e la vidi. "Va beh non l'avevo vista, però non mi va di condividerla." sbuffai, alzandomi dal tavolo per sistemare i piatti nella lavastoviglie.

"Perché?"

Il suo tono di voce era duro, eccessivamente duro.

"Non vuoi farla vedere a Marco?"

Era la prima volta che lo nominava da giorni, e forse io quella discussione l'avrei evitata senza problemi. Non risposi neanche, ripresi il telefono e condivisi la foto nelle mie storie, in modo da non sentirlo più protestare, illusione la mia, perché il vaso di pandora si era in quel momento improvvisamente riaperto.

"L'hai sentito?"

"Ma chi?" chiesi nervosamente, mi mossi velocemente continuando a pulire la cucina, senza riuscire a guardarlo.

"Lo sai chi."

Sbuffai, mi girai per guardarlo, non potevo più evitarlo. Con la schiena appoggiata al frigorifero, feci un respiro profondo prima di parlare.

"Noah, ne abbiamo già parlato e non ho voglia di tornare su questi discorsi. Se fai così mi allontani e se poi..."

Lui si alzò in piedi, si mise davanti a me, mantenendo però qualche metro di distanza da me

"Poi cosa? Mi vuoi lasciare per caso?"

Riconobbi lo sguardo furioso di quella notte e quegli occhi che pulsavano da quanto era crescente e intensa la sua rabbia.

Non spostai il mio sguardo dal suo, non l'avrei fatto, non quella volta.

"Noah cosa vuoi fare? Picchiarmi? Prendermi a pugni?"

Non avevo paura, questa volta ero pronto. Mi sentii un illuso ad aver creduto che quell'episodio fosse una cosa isolata, era bastato così poco per far riemergere quella parte di lui, che sicuramente esisteva e bastava forse uno sguardo per comprenderlo, quello sguardo infuocato.

"Mi vuoi lasciare?" chiese ancora.

E io cosa volevo? Volevo stare con una persona che aveva quelle reazioni? E poi lo amavo? Sapevo cos'era l'amore? Un'istantanea di due labbra che si "mangiavano" a vicenda, io e Marco. Forse quello era l'amore. Ma l'amore non erano sicuramente quegli occhi furiosi che mi guardavano davanti a me.

"Noah forse è il caso che ci prendiamo una pausa, dovresti lavorare sulla tua rabbia. Perché in questo preciso momento io ti guardo e neanche ti riconosco."

Non riuscii a mentire, volevo uscire da quella situazione il più velocemente possibile. Forse ero sempre così ingenuo da credere che essendo sincero, non mi sarebbe mai successo nulla di male.

Lui si avvicinò ancora a me e poi con un gesto secco, non molto inaspettato mi spinse con forza. Io mi aggrappai alla sedia, ma persi l'equilibrio trascinandola con me a terra. Rimasi steso sul fianco, guardalo per un istante dritto negli occhi, ma non mi lasciò neanche il tempo di provare a rialzarmi, visto che iniziò a colpirmi subito con dei calci sul fianco, forti, duri, esagerati.

Marco Mengoni & Mahmood - Shades of the MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora