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Chan

Buio. Apnea. Un senso di oppressione pietrificante e che toglie il fiato. In quel momento ero davvero a corto di fiato e il dolore ai polmoni si stava mescolando velocemente con quello che sentivo in tutto il corpo ma soprattutto in un organo ben preciso all'interno della cassa toracica.
Aprii gli occhi e una patina traslucida mi si paro' davanti. Ero morto? Forse era quello l'aspetto del mio inferno personale? No, non poteva essere. Non sentivo il caldo delle fiamme eterne ma un gelo pungente. Sentii dei rumori in sottofondo, attutiti. Una sagoma, poi, mi si paro' davanti, immobile, increspata soltanto dalle piccole onde davanti ai miei occhi.
Presagendo già la furia che di lì a poco mi si sarebbe scatenata addosso, afferrai i bordi della vasca e mi tirai su, riuscendo finalmente a respirare di nuovo. Fredde goccioline d'acqua scivolarono lungo il viso e il busto ormai esposti alla gelida aria della stanza. Alzai gli occhi sul corpo teso davanti a me e quando incontrai gli occhi ci vidi dentro le fiamme.

Minho: Sei impazzito? Che cosa credi di fare? - chiese con rabbia, portandosi i pugni sui fianchi.

Chan: Un bagno - risposi stanco.

Minho: Nell'acqua gelata e con la finestra spalancata? A febbraio? - chiese incredulo. Se non fossi stato sull'orlo dell'assideramento mi sarei messo a ridere. Avrei giurato che fosse a pochissimo dall'avere una crisi di nervi.

Chan: Avevo caldo - risposi alzandomi dalla vasca e uscendo sulle gambe malferme. Per fortuna, Minho se ne accorse e mi sorresse appena in tempo.

Minho: Pensi di risolvere qualcosa finendo al campo santo? - mi rimprovero' con una punta di preoccupazione nella voce.

Chan: Chi può dirlo - brontolai. Venni portato in camera da letto dove un dolce tepore riempiva l'aria. Solo in quel momento, con il contrasto tra il corpo freddo e l'aria calda, mi accorsi di quanto effettivamente il mio corpo stesse tremando.

Changbin: Ho impedito a Felix di salire ma... Chan-ah! Copriti, per la miseria. Non è un bello spettacolo - affermo' dalla soglia della camera dopo avervi irrotto. Teneva in mano un vassoio pieno di cibo che andò a posare sulla scrivania.

Chan: Perché Felix non può salire? - chiesi avanzando a piccoli passi verso il letto.

Changbin: Perché è meglio che i piccoli non ti vedano così - con passi pesanti marcio' verso l'armadio, ne estrasse dei pantaloni della tuta e una felpa e me li lanciò con foga non appena riuscii a sedermi sul materasso.

Chan: Così come? Nudo? - chiesi ironico.

Minho: Disperato - concluse con un'occhiataccia. Non risposi. Avevano ragione.

Changbin: Chan, sai che ti vogliamo bene e sai che noi siamo sempre dalla tua parte, pronti a sostenerti e aiutarti... - fece una pausa. Prese la felpa dal mio grembo e me la fece passare attraverso la testa, facendomi, poi, infilare le braccia. Minho, nello stesso momento, prese i pantaloni e mi aiutò a indossarli.

Chan: Ma? - chiesi, curioso di sapere dove sarebbe andato a parare.

Changbin: Devi uscire da qui. Ti abbiamo concesso tre settimane per piangere e sfogarti. Ora, però, devi rimetterti in piedi.

Chan: È questo il tempo che viene concesso a un cuore spezzato? - chiesi in tono neutro.

Minho: È il tempo che ti viene concesso per autocommiserarti. Adesso basta, devi tornare dagli altri - affermo' con durezza.

Call me Daddy || BangChanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora