Capitolo 19

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Killian rientrò dopo l'ora di pranzo, più o meno, se ne rendeva conto solo dallo stomaco che brontolava perché le nuvole grigie che promettevano bufere di neve non gli lasciavano intravedere uno sprazzo di cielo o di sole.

Il poco cibo che aveva acquistato al villaggio più vicino, a due ore di distanza, doveva essere riscaldato perciò Killian accese il fuoco prima di andare a cercare Millicent.

Poggiò la borsa sul tavolino all'angolo e gettò il cappotto su una sedia; quasi gli mancavano le pellicce che aveva lasciato nella sua stanza alla Torre di Mezzanotte, quelle sì che tenevano al caldo.

«Millie?!» la chiamò. «Ho portato il cibo, cosa vuoi mangiare? Abbiamo una vasta scelta. Ci sono patate lesse, purea di patate, patate croccanti e carne.»
Ogni giorno si ripeteva che quegli stenti sarebbero finiti, che Millicent meritava di più, e ogni giorno si spinge a più a sud in villaggi popolati per cercare una pelliccia per lei, una sciarpa, guanti o anche solo un contorno che non fossero patate.

Ma spingersi troppo in città avrebbe destato sospetti, soprattutto se avessero iniziato a seguire i suoi movimenti. Non poteva permettersi di attirare l'attenzione su Merak.

«Millie?!»

Di nuovo nessuna risposta.
Smise di armeggiare con i coltelli e le patate e si mise in ascolto. L'acqua non scrosciava, dunque non era in bagno, e quella casa non era grande abbastanza da risultare dispersiva.
Se non era in bagno, l'avrebbe trovata in camera.

Killian si pulì le dita sui pantaloni e fece solo due passi prima di aprire la porta che separava la cucina dalla camera da letto. Dentro era buio, silenzioso e tetro per via dell'arredamento decadente.

Sul letto, Millicent si era racchiusa in un bozzolo di coperte.
«Millie?!»
Killian le andò vicino, si sedette sul bordo del letto e abbassò piano le coperte. Millie aveva un fosso profondo tra le sopracciglia, come se non potesse trovare pace nemmeno nei sogni, i capelli erano legati in una treccia disordinata e aveva le labbra viola e secche anche se il suo corpo era caldo.

Killian deglutì, ma non bastò a mandare giù la corona di spine che gli graffiava e stringeva la gola.

«Millie» le accarezzò la spalla e il viso scuotendola appena. Continuò finché lei non aprì gli occhi e mugugnò il suo disaccordo allo svegliarsi. Si muoveva piano, come se non avesse energie nemmeno per alzare un dito e stropicciarsi gli occhi.
Killian gonfiò i polmoni, continuando ad accarezzarla. «Amore devi mangiare qualcosa. Recuperare le forze.»

Lei si mise a sedere lentamente, appoggiando tutto il proprio peso sulle mani stanche. «Sto bene, Kils.»
«No. Sei esausta.»
Millicent si passò le dita sui cerchi neri che le contornavano gli occhi e provò a sorridere, poi cercò il viso di Killian con le mani. «Dammi qualche minuto, mi riprenderò presto e pranziamo insieme.»

La sua pelle era rovente; Killian le accostò le labbra alle tempie per confermare che Millie scottasse.
Merak l'aveva fatta lavorare fino a farle salire la febbre.

Killian lasciò un bacio laddove aveva posato le labbra, poi si staccò da lei, così debole e provata, e si irrigidì.
«Dov'è Merak?» non c'era più traccia di dolcezza nel suo tono.
Millie strinse i denti per quanto riuscisse. «Dove l'hai lasciato. Non disturbarlo, è parecchio impegnato.»
Bene.
Killian scattò in piedi, ci sarebbe stato tempo per il pranzo, Millie doveva un attimo riprendersi e per lui, invece, era arrivato il momento di mettere fine a quella storia.

Se la sarebbero cavata. Lui e Millie da soli. Doveva portarla via.

«Torno subito.»
Millicent si piegò verso di lui con le poche forze che le erano rimaste e gli afferrò la manica della camicia. «Kils! Aspetta!»
Lui però prese quella mano, se la portò alla bocca e ne baciò le dita. «Devo solo parlargli.»

Nethereal, Vol. 2 - L'Ordine del CaosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora