Premo l'indice sul campanello e aspetto che qualcuno mi apra la porta. Una mano mi prende il polso e mi tira dentro casa. Non ho nemmeno il tempo di dire una parola che mi ritrovo con le spalle poggiate alla porta chiusa e le labbra carnose e succose di Ignazio sulle mie. Mi costringe ad aprire la bocca, la invade con la lingua e non mi permette di pensare ad altro che non sia lui, qui, ora. Mi morde le labbra e smanioso, mi accarezza la schiena, proseguendo fino al sedere che stringe senza il minimo remore. Mi invade, in tutti i modi possibili ed immaginabili in cui una persona può invaderne un'altra.
«Ciao...» mormora staccando le nostre labbra ma mantenendo la fronte sulla mia. Abbiamo entrambi il fiatone, io un po' di più.
«Ciao!» deglutisco incapace di dire altro. Lo guardo stupita, con la bocca leggermente aperta. Vorrei dire tante cose ma non mi vengono le parole, così mi limito ad un sospiro che ha il sapore della meraviglia e dell'eccitazione.
«Martina ha fatto i capricci per andare a scuola?» chiede, come se i suoi jeans non stessero scoppiando nel punto della cerniera e io non stessi per sciogliermi sul pavimento dell'ingresso.
«Solo un po'.» deglutisco e mugolo, incapace di parlare come una persona normale.
«Bene.» si ferma un attimo, come se dovesse soppesare le parole che sta per dire, o come se dovesse decidere come esternare un discorso che nella sua testa è già più che chiaro. «Lo so che abbiamo deciso di aspettare un po' prima di fare un figlio, ma penso che nel frattempo dovremmo esercitarci!» mi scocca un sorriso malizioso, in netto contrasto con il tono che userebbe per esprimere un qualunque tema che ha bisogno di essere argomentato.
«Tra un'ora abbiamo la riunione!» esclamo con la testa divisa in due, la parte diligente e professionale sa che non può mettersi a fare sesso ora, ma l'altra parte, quella che se ne frega di tutti gli impegni inderogabili vuole assolutamente dilettarsi in un po' di ginnastica da letto – o da doccia, pavimento, e chi più ne ha più ne metta – in cui Ignazio vuole coinvolgermi e in cui, anche se non lo ammetterei mai a lui, è maledettamente bravo.
«Bene! Vuol dire che abbiamo almeno 45 minuti per fare la doccia, insieme.» mi prende il polso e mi trascina verso il bagno di camera nostra. «Tutto il mondo si sta preoccupando delle falde acquifere! Chi siamo noi per non farlo? Dobbiamo risparmiare sull'acqua!» esclama quando ormai siamo giunti in bagno.
«Sei un paraculo!» esclamo mentre mi faccio sbottonare la camicia di raso bianco.
«Cazzo Asia! Vuoi farmi morire?!» geme scoprendo il mio reggiseno in pizzo bianco semitrasparente.
«Se preferisci la prossima volta evito di metterlo.» sorrido divertita.
«Quando siamo soli io e te? Si, credo anche io che sia superfluo! Come tutto il resto!» mi sbottona i pantaloni neri e li fa scorrere lungo le mie gambe che vantano ancora l'abbronzatura di questa estate che sta facendo posto all'autunno. «Merda Asia!» ringhia quando mi fa girare e si trova davanti al mio sedere coperto – si fa per dire – dal perizoma in pizzo bianco, coordinato con il reggiseno.
«L'ho comprato pensando a te! Per te.» ammetto in un momento folle, in cui il filtro cervello bocca è andato a farsi benedire.
«Oddio.» geme quasi disperato. Posa le labbra e i denti sul mio collo e mi percorre il corpo fino a lasciarsi cadere in ginocchio. Lascia le labbra sul mio basso ventre, qualche centimetro scarso sopra il pizzo candido del mio intimo, in netto contrasto con la tensione del momento.
«Si entra in scena!» mormora spalancando la porta di fronte a me, mi fa passare e poi entra. «Ancora sicura di volerci tenere per noi la nostra storia?»
«Si... non mi va di passare per quella che ottiene il lavoro perché apre le gambe.»
«Oserei dire piuttosto che tu hai aperto le gambe dopo aver ottenuto il lavoro...» si guarda intorno e mi da una sculacciata con un sorriso sbarazzino sul volto.
«A volte mi chiedo se tu il cretino lo fai, oppure ci sei!» sono veramente allibita.
«Buongiorno! Scusate il ritardo!» Ignazio si annuncia in questa stanza piena di squali che, da come mi guardano, sono convinti di poter prevalere su di me solo perché sono uomini. Poveri illusi. Con un sospiro ed un sorriso accattivante metto da parte la Asia fidanzata e amica, e faccio rientrare in scena la stronza che sa cosa può e non può fare.
«Buongiorno!» saluto tutti anche io, e mi guadagno un sorriso divertito da parte di Piero, Gianluca, Barbara e Michele.
«Prego! Accomodatevi!» esclama un uomo di mezza età il cui sguardo sul mio corpo risulta decisamente inappropriato, oltre che disgustoso.
«Grazie.» rispondo cordiale ma senza dare quella confidenza che potrebbe portarlo a fraintendere.
«Sono sicuro che sarà un piacere lavorare con lei.» mi guarda con malizia.
«Me lo ridirà tra una settimana!» mormora Barbara sghignazzando sottovoce.
«Possiamo lavorare?!» esclama Ignazio sbattendo una mano sul tavolo innervosito.
«Allora io avrei preparato una bozza del progetto che intendo farvi realizzare.» esclama saccente.
«No!» lo blocco subito. «Lei ha preparato una bozza del progetto che vuole presentarci! A quel punto, dopo che noi lo avremo esaminato e avremo preso la nostra decisione, le faremo sapere se il progetto verrà fatto così come è oppure verrà ritoccato.»
«Io credo che il progetto per loro sia perfetto così come è.»
«Se il progetto è perfetto o no, lo decideremo noi.» indurisco lo sguardo e la voce. Si caro mio, non ho solo un bel culo! E il sorriso compiaciuto di Ignazio me ne da un'ulteriore conferma. Non che abbia bisogno di sentirmelo dire... ma fa comunque piacere il suo sguardo soddisfatto ed orgoglioso.
«Eccolo!» me lo porge, senza distogliere lo sguardo dal mio scollo. Sta iniziando a rompere le palle, ora.
Decido di ignorarlo, concentrandomi solo sul progetto. Leggo attentamente tutto fino ad una clausola che secondo me non va assolutamente bene. Mi alzo, vado vicino a Torpedine e gli faccio vedere quelle due righe.
«Ci ritroviamo tra una settimana per firmare o stracciare questo contratto.» Michele si alza e fa terminare la riunione.
«Sarò lieto di rivederla tra una settimana!» mi porge la mano con la bava alla bocca, la stringo riluttante e spero che se ne vada immediatamente.
«Andiamo a casa!» tuona Ignazio una volta che siamo rimasti tra noi.
«Che c'è Boschetto? Ti hanno guardato la bimba?!» Michele lo prende in giro scatenando una risata a noi e il broncio a lui.
«Povero l'amore mio, lasciatemelo stare che poi si arrabbia.» gli passo le braccia intorno al busto e, con la testa posata sul petto, lo guardo sorridendo.
«L'amore tuo, come lo chiami tu, si arrabbia per tutto quello che non va come dice lui! È capriccioso!» Piero lo prende velatamente – ma neanche troppo – in giro.
«Vaffanculo.» mi piazza una mano sul fianco, in modo possessivo. «Andiamo a casa almeno passiamo a fare la spesa.» borbotta senza staccarsi da me.
«Tu a fare la spesa?!» Barbara sgrana gli occhi incredula.
«Beh... se vuole mangiare direi che deve decisamente fare la spesa.»
«Noi andiamo!» fa scendere una mano dal fianco al sedere che gli sposto guardandolo stizzita. Ma tu guarda questo cosa fa in pubblico...!
Salutiamo tutti e andiamo via.
«Tu comunque devi avere lo scivolo per i coglioni eh!» mi guarda male mentre apre la macchina.
«Si... infatti sto con te.» entro in auto e mi allaccio la cintura.
«Che vorresti dire?» mi guarda male quando entra in macchina.
«Nulla amore, nulla. Muoviti che bisogna fare la spesa e poi alle 14 escono i gemelli da scuola.»
«Che ne dici se noi andiamo a mangiare a un ristorantino e i ragazzi li portiamo al McDonald's?»
«Guarda che se mi vizi poi ci faccio l'abitudine.» mi sporgo per lasciargli un bacio sulla guancia mentre guida.
«Correrò il rischio.» sorride e mi posa una mano sulla coscia. «Andiamo prima a mangiare e poi passiamo al supermercato?» mi chiede poi.
«Si... tanto abbiamo due ore prima che escano. Magari andiamo a mangiare lì vicino.»
«Va bene.» acconsente mentre io gli porto una mano sulla nuca, tra i capelli. «Eccoci.» parcheggia di fronte ad una trattoria tipica bolognese.
«Ci sei già stato?»
«No, ma ci va spesso Piero e me ne parla benissimo. Poi dice che sono molto discreti.» scendiamo dalla macchina ed entriamo mano nella mano. Il cameriere, con una discrezione che apprezzo notevolmente, ci fa accomodare ad un tavolo appartato, ci consegna i menù e ci lascia soli. Entrambi scegliamo un piatto di tagliatelle con il ragù alla bolognese.
In pochissimo tempo ci portano i piatti, buonissimi, e questo ci permette in altrettanto poco tempo di andare a fare la spesa.
Entriamo, prendiamo quello che ci serve, cioè tantissime cose visti due adolescenti di 17 anni in casa, e andiamo in fila alla cassa.
«Menomale che c'erano poche persone.» borbotta mentre mette le buste ricolme nel bagagliaio. «La prossima volta potresti fare due buste in più ed evitare di farle da 20 chili l'una?!» sbuffa.
«Come sei esagerato. Su su.» lo prendo in giro mentre vado a riporre il carrello.
«Te lo do io il "su su".» esclama scimmiottandomi quando entro in macchina.
«Sembra una proposta indecente!»
«Chissà, magari lo era.» mi rivolge uno sguardo malizioso.
«Scemo.» arrossisco imbarazzata.
«Abbiamo ancora mezz'ora prima che escano i gemelli. Cerchiamo un posticino?» continua a farmi imbarazzare ancora di più con un sorriso sbarazzino e furbo sulle labbra.
«Piantala cretino!» guardo il paesaggio fuori dal finestrino per evitare l'imbarazzo. È assurdo, ma mi fa sentire come una ragazzina in grado di essere imbarazzata da qualunque cosa.
«Piantala cretino!» mi fa il verso ridendo mentre vedo che va in direzione della scuola dei gemelli.
«Tu cosa ne pensi del progetto...?» chiedo leggermente timorosa.
«Non l'abbiamo esaminato io e i ragazzi, però mi fido del giudizio di Michele.» mi guarda un attimo mentre è fermo allo stop. «E del tuo.»
Sorrido leggermente intimidita. «C'era una clausola che vi imponeva i diritti esclusivi a loro per 3 anni ad una cifra che corrisponde alla metà di quello che potreste pretendere.»
«Hai capito il vecchio bavoso...» ridacchia mentre parcheggia di fronte alla scuola. Nemmeno il tempo di spengere la macchina che arrivano i ragazzi.
«Ciao.» borbottano entrando in macchina.
«Ciao!» li salutiamo.
«Com'è andata a scuola?» chiedo.
«Bene.» rispondono all'unisono. Il giorno che riceverò risposta diversa finirà il mondo.
«Che avete fatto?» continuo a chiedere, e posso scommetterci tutto quello che ho, che la risposta sarà "nulla".
«Nulla!» detto fatto!
«Non vi sprecate nei racconti, mi raccomando!» li prende in giro Ignazio.
«Quello che posso dirvi è che la professoressa di matematica ha un bel culo e delle belle tette!»
«Mattia! Non ci interessa questo!» esclamo.
«Nono.» mi contraddice Ignazio. «È proprio questo che ci interessa. Racconta bello di zio, racconta.» mi guarda un attimo e poi riprende a parlare. «Ci vado io ai colloqui con quella di matematica.»
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Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano
Fanfiction-Continuo di "Como estrellas", necessaria la lettura per comprenderne a pieno le dinamiche.- Abbiamo lasciato Ignazio ed Asia separati, entrambi sicuri e decisi di voler voltare pagina, per il bene di tutti. Ma cosa succederebbe se improvvisamente l...