28. Stella cadente

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Alessandro POV

Lavorai al pc tutto il giorno, Marco era sparito a fare delle commissioni che non avevo neanche capito cosa fossero. Lessi velocemente delle mail di lavoro e gli innumerevoli messaggi che mi aveva mandato la mia manager, per ricordarmi gli appuntamenti che avevo nei giorni seguenti.
Mi alzai in piedi e cercai un foglio per scrivermi delle cose, senza però trovarne una.

"Erano sempre qui i fogli..." borbottai fra me e me, nervosamente.

Certo che non ero a mio agio in quel momento, certo che non capivo come reagire al comportamento del più grande, di quella mattina.  Farneticavo fra me e me, quando aprendo un cassetto trovai una lettera con sopra scritto il mio nome. Con i polpastrelli accarezzai la grana del foglio, era così soffice e dura allo stesso modo, un po' come Marco, un po' come il sentimento che nutrivo nei suoi confronti.

Avrei dovuto lasciare lì quella lettera, avrei dovuto rispettare la sua privacy, la sua volontà. Ma la tentazione era troppo forte, e quando vidi che la lettera non era chiusa, mi convinsi a leggere quelle parole che mi erano state nascoste.
Sprofondai sul divano, con le gambe stese, per stare comodo e con un gesto lento e incerto feci scorrere il foglio, che la busta conteneva, prendendolo nelle mani.
La prima cosa che vidi fu la data scritta in alto a sinistra: 12 Settembre 2022. Era il giorno del mio compleanno, del mio trentesimo compleanno.

"Ciao amore mio,

Mi fa strano anche solo chiamarti così. Forse, quando stavamo insieme ti avrò chiamato così uno o due volte. Eri tu, inspiegabilmente, quello più dolce fra noi. Eri tu quello che mi dicevi ogni sera prima di addormentarci, quanto mi amassi. E io che quel "ti amo" facevo sempre fatica a pronunciarlo, nonostante lo sentissi, esplodermi nel petto ogni volta che ti parlavo, guardavo.
Da quando hai smesso di pronunciare quelle parole ogni notte prima di dormire, da quando abbiamo preso strade diverse, da quando ti ho visto l'ultima volta in quella camera di hotel, il mio cuore ha smesso di battere così forte per qualcosa. Un po' mi sono perso anche io, mi sono raffreddato, mi sono convinto che andasse bene così, che dopotutto sentirsi finalmente stabili, senza la perenne sensazione di essere sulle montagne russe, era gratificante.
Ma poi arriva, come tutti gli  anni il tuo compleanno, e quel giorno, come oggi, penso a quanto in verità io abbia sempre mentito a me stesso. Quanto ogni sensazione piena di valore provata nella mia vita, sia collegata a te.
Alle tue espressioni buffe quando ci prendevamo in giro a vicenda, alle tue smorfie di disappunto ogni volta che cercavo di insegnarti qualcosa di nuovo e tu facevi il finto offeso, e la tua felicità ogni volta che ero tu a insegnarmi qualcosa.
E tu non lo sai ma mi hai insegnato tanto, troppo, forse tutto.
Mi hai insegnato ad amare, a farmi amare. Mi hai insegnato a utilizzare l'ironia, a smussare le mie rigidità. Mi hai insegnato a usare delle note diverse, le note più dolci. Mi hai insegnato quanto l'uva non servisse solo per fare il vino, e che non era poi così male mangiare tutta quella frutta, soprattutto se alla fine finivamo per rubarcela dalla bocca. E poi mi hai insegnato ad apprezzare l'alba, io che ero sempre così fissato con i tramonti; ora che quando ne guardo uno, mi sembra tutto così banale, così insignificante, perché non ci sei più tu a mostrarmi ogni sfumatura di quei colori così spettacolari.
Alessandro la verità è che tu sei sempre stato la mia alba e il mio tramonto, il mio mare e il mio cielo, il mio inferno e il mio paradiso. E oggi, proprio oggi, che compi trent'anni, ho la certezza che nessuno potrà mai nella mia vita farmi provare quello che tu mi hai fatto provare.
E sarà che questo compleanno nella mia testa me l'ero immaginato completamente diverso. Sai avevo pianificato tutto. Ti avrei organizzato una festa a sorpresa in quel posto a Orisei dove ci siamo baciati la prima volta, davanti a tutta la tua famiglia. Avrei chiesto a tua mamma di portarti lì poco prima del tramonto, in modo che quando fosse sceso il sole, io ti avrei chiesto di passare il resto della tua vita con me. E tu avresti riso e poi avresti pianto e poi saremmo fuggiti insieme in qualche posto dove il nostro amore sarebbe stato celebrato, come tale. E poi tu mi avresti detto che non eri pronto per allargare la famiglia e io un giorno, avrei portato a casa un cane, perché forse ai bambini non ero pronto neanche io, ma ero pronto a vederti sorridere mentre ti prendevi cura di un essere vivente.
E questo anche se rimarrà solo un sogno é l'unica cosa che è riuscita a tenermi in piedi per giorni, quando la tua assenza nella mia vita mi ha lasciato senza fiato.
Quindi, buon compleanno amore mio. Ovunque tu sia, in qualunque posto tu abbia deciso di essere, buon compleanno.
Ti amerò sempre, sempre più, ogni giorno sempre più di quello precedente.

Marco Mengoni & Mahmood - Shades of the MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora