Capitolo 9 - Dylan

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Quando avevo giurato a me stesso che prima o poi avrei scopato con Grace non avrei mai pensato che sarei finito per portarla a casa mia.

E che l'avrei tenuta stretta tutta la notte.

Dopo la cena a casa dei genitori di lei, avevo capito perché avesse determinati atteggiamenti e avevo compreso che la sua freddezza derivava dal lavaggio del cervello che le avevano fatto negli anni.

Per qualche strana ragione, però, Grace era diversa dai genitori. Nonostante fosse spesso asettica, asociale e prepotentemente puntigliosa in ogni cosa che faceva, il suo comportamento gelido non derivava da una presunta superiorità o altezzosità.

Semplicemente non sapeva come altro comportarsi e soprattutto come affrontare la vita. I suoi atteggiamenti puzzavano di difesa, più che d'attacco.

La sua maschera era stata costruita a puntino per non dover soffrire, per non dover subire le punzecchiature degli altri. Era come un iceberg, che ti mostra la punta, ma che non sai cosa nasconde sotto la superficie.

Non so nemmeno io come mi fosse venuto in mente di mandarle quel bigliettino anonimo. Tirarla fuori dal suo guscio, permetterle di essere una persona totalmente diversa da come era di solito, mi era sembrato imperativo.

Volevo vedere cosa si nascondeva sotto la maschera.

E l'avevo visto.

Fuoco. Passione. Calore.

Grace era quello e molto di più.

Si era trasformata in una creatura seducente, ammaliante e anche aggressiva. Non aveva avuto remore nel prendersi ciò che voleva, di rincorrere il piacere e utilizzarmi per raggiungere l'orgasmo. Era chiaro che nell'intimità fosse una persona diversa. Mi ero chiesto, però, mentre il mio cazzo spingeva dentro di lei, se fosse così solo con me o anche con gli altri uomini con cui era diventata intima

Durante quella notte ero riuscito a pensare solo fino ad un certo punto.

Poi, il piacere, la sensazione meravigliosa di averla accanto, il suo corpo contro il mio, avevano messo a tacere ogni pensiero potessi avere.

Ero rimasto tutta la notte sveglio a guardarla, sonnecchiando in alcuni attimi e restando vigile in altri. Mi sembrava così sciocco comportarmi in quel modo, eppure non riuscivo a staccare gli occhi da lei. Era come fissare un animale esotico, un esemplare più unico che raro.

Ero certo che Grace covasse un fuoco dentro, ma non pensavo fino a quel punto.

Mi aveva totalmente preso in contropiede, lasciandomi sorpreso e un poco spaesato. La lince che ospitavo dentro di me si era fatta territoriale. Accucciata nella mia mente, non faceva altro che fissare la donna sdraiata al nostro fianco.

In qualche modo, nel momento stesso in cui il mio cazzo era entrato dentro di lei era diventata nostra.

Non era certo la prima donna che mi portavo a letto, eppure, sia io che il mio mutaforma reagivamo a lei in un modo totalmente diverso da come ci eravamo comportati con le altre.

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