minotauro+uno

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Fisso con occhi sgranati l'erba macchiata di sangue secco.
Mi giro sulla schiena per osservare il cielo spoglio di nuvole che rimane immobile quando gli uccellini si lanciano i picchiata uno sopra l'altro.
È da tempo che c'è una quiete rilassante, troppo tempo. Quest'anno ho finito le scorte di carne troppo presto
Ogni tanto mi passa per la testa questa idea in cui IO cerco di comunicare con..quegli esseri..
Anche loro come gli scoiattoli e gli uccelli che passano per di qua comunicano tra di loro; e se ci provassi anch'io? Forse non sarei più così solo.
Ma cosa sto pensando. È da troppo che non mangio mi avrà dato alla testa.
Dei bisbigli si diffondono nell' aria e capisco che è arrivata l'ora di pranzo.
Seguo una scia di sospiri che mi conducono verso un vicolo cieco che conosco bene. Giro l'angolo e una ragazza con lunghi peli neri che le escono dalla testa, vestita di bianco spalanca gli occhi appena mi scorge. Le sue iridi si assottigliano accompagnate da urla affilate, ma ormai ci sono abituato. Con la mano le afferro la testa e la lancio conto uno dei muri: il suo cranio si divide in due facendole colare sangue da ogni estremità.
Altre due urla si fondono dietro di me sfondando la tensione.
Usano quegli stecchetti che si ritrovano sotto il bacino per cercare di correre, ma io sono più veloce.
E così uno dopo l'altro si ritrovano tutti con la cassa toracica all'aria.
Le pareti che prima riflettevano la luce del sole ora si tingono di arancio, e mentre cala la sera sono pochi quelli rimasti.
Il vento deviato dall'intreccio di muri suona una melodia intorno a me facendo sbattere i fili d'erba gli uni con gli altri, ma l'armonia non è più la stessa, sembra qualcosa più.. come dei passi!
Volto la testa di scatto giusto per vedere un paio di giovanotti che mi saltano addosso. Riesco ad afferrare il busto di uno ma non prima che mi lanciasse dei sassi negli occhi. Accecato dalle pietre mi ribalto, portandomi dietro il fanciullo che schiacciato dal mio peso perde una gamba. Tra lacrime e sudore cerca di rimettersi in una posizione retta, ma glielo impedisco prendendolo dall' unica gamba sana e spogliando il suo scheletro dalla pelle intinta di sangue. Intanto l'altro preso dalla rabbia per il compagno perso si lancia in una corsa verso di me, sapendo che io senza la mia completa visione sarei sicuramente stato sconfitto.
Un nuovo umano sbuca da una curva bloccandolo, si pone tra me e lui.
Il ragazzo dai capelli castani che ora era tra me e l'omonimo ha attorno al corpo un tessuto bianco, lasciando fuori solo braccia e gambe.
Non sono bravo a capire gli umani eppure mi sembra che stiano discutendo, ma più che altro non comprendo perché sta..sta cercando di proteggermi? Non lo so, ma quando girò il capo per guardarmi per un istante ho provato qualcosa..qualcosa che non ho mai provato prima. Per questo appena vidi che il compagno, preso dall'ira, si avvicinò a lui con un coltello mi lanciai nella sua direzione e con un colpo lo scagliai lontano. Non può aver sopravvissuto l'impatto.
Al voltare la testa mi ritrovo difronte due smeraldi che mi fissano spalancati, ma non è paura quello che li colma.
Lentamente il suo braccio si alza e si posa sulla mia guancia, con un gesto gentile leva le pietrine incastrate nei miei occhi alleggerendomi dall dolore.
Incomincia a camminare verso un corridoio aspettandomi, arriviamo in un complesso di mura spazioso, simile a quello dove passo io le notti.
Un ammasso di rametti, erba e terra secca è chiuso da un cerchio di sassi; lui si accovaccia e sfrega due legnetti fino a farli scoppiettare con scintille che alzano una fiamma dentro l'ammasso di stecchetti.
Il fuoco è una delle mie più grandi paure eppure quando lui allunga il braccio per farmi segno di avvicinarmi io non mi oppongo.
Sdraiato sull'erba come prima non mi sento più solo mentre osservo i lineamenti di quell' umano che giace accanto a me. Non ne ho mai visto uno dormire, che abbia ancora il busto intatto, o il cuore che pulsa il sangue dentro le vene permettendogli di respirare. Sembra così tranquillo.
Il mattino fa risplendere le pareti che ci circondano e che mi riflettono il sole negli occhi appena aperti. Quando lui si sveglia, però, io sto già addentando la carne del ragazzo ucciso la notte scorsa. Mi guarda con un fare scioccato, ma non sorpreso e si avvicina lentamente osservandomi. Gli allungo un pezzo di coscia ma la rifiuta gentilmente con un gesto della mano.
Dopo colazione iniziamo a girovagare tra i corridoi; lui non cammina così veloce eppure io lo seguo da dietro.
Non passa molto tempo prima che incontriamo un cranio insanguinato attaccato al busto sono da poche vene. Mi sento abbastanza in imbarazzo e indietreggio leggermente quando vedo la sua espressione triste. Gentilmente si inginocchia e comincia a scavaoo quando crea un solco abbastanza grande fa rotolare i pezzi di cadavere dentro per poi coprirli dello strato di terra tolto. Ripete questo procedimento ogni volta che ci troviamo di fronte un cadavere; io lo aiuto, e lo guargo incuriosito mentre a occhi chiusi bisbiglia davanti ai dossi, creati dai corpi coperti di terra.

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