𝐈𝐋 𝐁𝐔𝐈𝐎 𝐇𝐀 𝐈𝐋 𝐒𝐀𝐏𝐎𝐑𝐄 𝐃𝐄𝐋 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄

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Buio, freddo, vuoto. Provo ad aprire gli occhi ma senza riuscirci, ho le palpebre pesanti e dolenti. Intorno a me è solo buio, pesto, scuro, oscuro. Ho freddo, tanto freddo, sento le braccia inerti lungo il corpo e non riesco a muoverle.

Avverto un senso di vuoto, profondo, sconvolgente, pungente. Arriva lento, striscia fino a me, silente come un' ombra, mi avvolge, mi stringe, mi stritola. Provo ad aprire la bocca, a urlare, ma un liquido dal sapore metallico, di ferro,  mi sale in gola e mi impasta la bocca. Sangue. È sangue. Il buio intorno a me, dentro di me, ha il sapore del sangue.


A Sabrina è sempre piaciuto fermarsi ad osservare gli altri. Seduta in un bar o su una panchina al parco, affacciata ad una finestra o con la fronte appoggiata al finestrino del bus, si è ogni volta concessa brevi minuti per non pensare a sé e alla sua quotidianità, per perdersi in quello che la circonda e smarrirsi a guardare la gente, cercando di intuirne, anche solo da piccoli gesti come un leggero tremito della mano, una lacrima in bilico a stento trattenuta, un sopracciglio inarcato, un sorriso appena abbozzato, i pensieri, gli stati d'animo, le ferite, anche, soprattutto, quelle interiori, silenziose e all'apparenza invisibili.

Sempre le era sembrato di cogliere intorno a sé una grande e indicibile fragilità. Aveva letto da qualche parte, in uno dei tantissimi libri lasciati da tempo a prendere polvere sulle mensole della sua stanza, che gli uomini sono libri fatti di sangue, lacrime e sorrisi.

Anche adesso stava osservando una ragazza. Alta, fisico atletico e slanciato, lunghi capelli dai folti ricci castani, sguardo intenso, sorriso aperto e sincero. Questa volta, però, c'era qualcosa di diverso.

Non doveva immaginare nulla. Le sembrava di sapere già tutto di lei, di conoscere ogni dettaglio della sua vita, di aver già sfogliato le pagine di quel libro di sorrisi, lacrime e sangue.





Bri si guarda un'ultima volta allo specchietto del motorino, si aggiusta gli enormi occhiali da sole della madre, sistema i riccioli in modo che le cadano sugli occhi così da creare un'ulteriore scudo protettivo.

Il cellulare vibra nella tasca del piumino. Non controlla neanche. Sarà l’ennesimo messaggio di Niccolò.

Si avvia, invece, a passo veloce su per le scale della scuola. Sta quasi per entrare in classe, quando si sente afferrare per un braccio e trascinare di peso nel bagno delle ragazze. Le sue amiche le si parano di fronte come un plotone d'esecuzione: chi con le braccia conserte, chi con le mani sui fianchi e chi appoggiata al lavandino. Sembra la scena di un film. Tutte hanno un'aria minacciosa e al tempo stesso preoccupata.

È Amanda a parlare per tutte: «Bene, Bri. Siamo alla resa dei conti! Ora devi ascoltarci».                                                     , sembra proprio la scena di un film, che, però, Bri non ha voglia di vedere.                                                                                «Cosa volete, adesso? Perché non mi lasciate in pace una volta per tutte? Dite di essere mie amiche, ma siete diventate soffocanti. Lo volete capire o no, che ho bisogno dei miei spazi?».   

«E saremmo noi a doverteli lasciare?» interviene Livia. «Non ti rendi conto di quello che ti sta facendo Niccolò? Da quando stai con lui, sei cambiata. Non sei più tu, sei distratta, assente, scontrosa con tutti, non esci più con noi, non vieni più alle feste, ti vesti come una sciattona con queste felpe assurde e non ti curi più. Sembri una vecchia, anzi peggio, uno zombie. Siamo convinte che è tutta colpa sua. È lui che ti costringe ad essere così. Ma non capisci che è tutto sbagliato?».

«Ma falla finita!» sbotta Bri, ormai veramente stufa.

«Da quanto tempo è che non vai a danza? Non puoi aver lasciato anche quella, dopo tutti i sacrifici che hai fatto!» incalza Diana.

Il Buio Ha Il Sapore Del Sangue ✸ one shot Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora