Ivette
Avevo quindici anni quando scoprii dove Harvey combatteva.
Non me lo diceva mai. Diceva che quei posti non erano per me, che c'erano uomini con mani sporche di sangue e sorrisi che puzzavano di whisky e denti marci. Diceva che nonostante tutto questo mondo non faceva per me. Diceva che se mi avesse vista lì, l'avrebbe preso come un affronto personale.Ma non mi importava.
Vivere nell'attico più grande mai costruito, all'ultimo piano del palazzo di vetro più lussuoso di tutta New York non era poi così divertente. Non bastavano le vetrate a picco su central park, la palestra, la piscina, le stanze il doppio più grandi del normale e i soffitti alti.
Mi sembrava comunque di soffocare.Una prigione piena di confort ma pur sempre una prigione , e piuttosto che stare a casa con mio padre che non mi degnava di mezza parola e mia madre che si spostava solo dove sapeva di non trovarlo, sarei andata anche in capo al mondo.
Lo seguii quella sera, attraversando le strade buie del Bronx fino a un capannone abbandonato.
Il tetto era sfondato in più punti e la luce fioca di lampadine appese a cavi scoperti mi permetteva giusto di vedere dove mettessi i piedi.Il suono della folla mi raggiunse prima ancora che lo vedessi: urla, incitamenti, il rumore sordo di un colpo che spacca la carne.
Ero già dentro quando Damien mi vide.
"Cazzo, Ivy."Mi si parò davanti, il corpo massiccio che mi sbarrava la strada. "Non puoi stare qui."
"So badare a me stessa."Cercai di aggirarlo, ma lui afferrò il mio polso.
"Non è questo il punto. Se Harvey ti vede"
Ma Harvey mi vide.
Era sul ring, la pelle perlata di sudore, i capelli appiccicati alla fronte, il fiato pesante. Aveva appena colpito l'altro ragazzo, che crollò sulle ginocchia. E poi i suoi occhi trovarono i miei.
Lo sentii prima di vederlo muoversi. Il modo in cui la tensione si scaricò tutta nelle sue spalle.
L'altro crollò. Harvey rimase fermo per un attimo gettando un occhiataccia di sbieco al miglior amico.
Sapeva che non sarebbe stato lui a fermarmi.
Il petto che si sollevava e abbassava."Ivy."Il suo tono era piatto, ma lo conoscevo troppo bene.
Harvey strinse la mascella."Portala fuori." Face un cenno a Damien.
"No."Mi piantai sui piedi. "Non puoi farmi andar via."
"Non puoi stare qui." Damien si mise davanti a me cercando di spingermi verso l'uscita ma lo spintonai senza troppe remore.
"Non puoi impedirmelo."
"Ivy."Questa volta il suo tono era basso, più pericoloso.
Lo sentì rimbombare nelle orecchie.
Ma forse era per il silenzio che era appena calato tra la folla. Avrei dovuto capirlo dall'espressione degli altri, ma ero troppo concentrata su di lui.L'avversario si rialzò alle sue spalle come un'ombra rabbiosa, lo afferrò per la vita e lo tirò all'indietro con violenza. Harvey barcollò, senza nemmeno il tempo di voltarsi prima che il primo pugno lo colpisse alla mascella.
Un colpo secco, diretto, potente.
La testa di Harvey scattò di lato, il sangue schizzò dalle sue labbra spaccate e lo vidi vacillare. Ma non cadde.
Il secondo pugno arrivò prima che potesse riprendersi. Dritto allo stomaco. Un colpo da strada, sporco, senza controllo. Harvey si piegò in avanti, un suono gutturale gli uscì dalla gola.
Mi gettai contro le corde del ring.

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Poison - glory and gore
RandomNel cuore di New York, cinque sono le famiglie che controllano la città con un pugno di ferro: I Carlyle. Alla luce del sole sono i rispettabili proprietari del Carlyle Journal, un quotidiano che non ha mai osato puntare il dito contro di loro. Ma d...