chapter ten [Percy]

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10. UN DIO CI COMPRA I CHEESEBURGER

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Avevamo lasciato St. Louis tutti e quattro quasi senza proferire parola, sicuramente io e Selene non ci eravamo degnati nemmeno di uno sguardo. Dopo la sceneggiata che aveva fatto sotto l'arco non avevo la minima intenzione di parlarle o anche solo di averla accanto. Avevo rischiato la mia vita per salvare la sua -ok non è vero, io sott'acqua non correvo rischio- e mi era tornato indietro un comportamento sfacciato e arrogante, tipico di chi non sa dire "grazie" per orgoglio, tipico di Selene Morales.
Durante il viaggio avevo parlato solo con Annabeth, Selene e Grover se ne stavano più davanti, lei stando bene attenta e non starmi a più di un metro di distanza, cosa reciproca a dire il vero.
Lo so che è infantile ma cosa dovrei fare? Non ci sopportiamo, non vedo perché dovremmo far vedere il contrario. Tanto finita questa maledetta impresa ognuno andrà per la sua strada, non credo nemmeno che tornerò al mai più al Campo Mezzosangue. Vivrò la mia vita come ho sempre fatto, tanto alle cose strane sono abituato fin da piccolo.

Dopo l'avventura a St. Louis avevamo imboccato una stradina laterale, di quelle che solitamente si dovrebbero evitare se non si è in cerca di guai. Avevamo abbandonato in fretta il centro città lasciandoci alle spalle una scia di distruzione e la fumera scura che proveniva dall'arco.

~•~

Stavamo camminando da circa tre ore quando Annabeth ebbe l'idea di contattare Chirone al Campo.

«ci serve un autolavaggio!»

«scusami, perché?» certe volte ammetto che mi sentivo stupido nel fare quelle domande e Selene mi faceva sentire anche peggio. La verità è che molte volte non avevo la minima idea di ciò che stesse accadendo attorno a me. Anche a St. Louis avevo agito d'istinto perché dovevo salvare la pelle a me e Selene ma non c'era stato il momento del ok, so cosa fare...avevo agito e basta ed era andata bene. La prossima volta sarebbe potuta andare male...o non andare direttamente. Il fatto è che io mi sentivo stupido.

«come pensi di creare un arcobaleno?» rispose Annabeth come se fosse la cosa più normale del mondo. Subito dopo ricordai quella mattina nel bosco in New Jersey. Selene aveva creato un arcobaleno per evocare Iride e contattare Silena Beauregard, Annabeth voleva fare lo stesso?

«Percy, tu e Grover state di guardia; io penso all'arcobaleno, Lene mi dai una mano?» prima che Annabeth finisse di parlare Selene la interruppe, era come se si leggessero nel pensiero a vicenda

«Beth, non so se riesco a deviare la luce fino a qui, il Sole sta già tramontando, il regno di mio padre è terminato per oggi, stiamo entrando nel dominio di Artemide»

«ti chiami Selene Artemis...provaci» le disse Grover mentre Annabeth inseriva una moneta nella fessura. Se le avessi detto io una cosa del genere probabilmente ora mi starei abbronzando nei Campi della Pena insieme a Persefone e Ade

Selene sbuffò «che c'entra? Mia madre amava la luna ma non vuol dire che-»

«Selene era la titanessa della luna e Artemide è la dea, mi vuoi dire che non hai alcun potere sulla Luna?» continuò lui incoraggiandola in modo un po' troppo esuberante

«Grover, "Selene Artemis" è solo un nome. Sono figlia di Apollo, non di Artemide»

«si, ma è tua zia, prova a chiederle un aiutino» insistette Grover, e io avevo l'impressione che Selene stesse per tirargli un destro sul naso

Dusk Til Dawn | Percy Jackson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora