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"Rose, per l'amor di Dio, ascolta tuo padre", sbottò Hermione rivolta all'imbronciata figlia maggiore, mentre passava in fretta davanti all'adolescente e a Ron. Stava cercando Hugo, che aveva improvvisamente deciso di non voler lasciare la Honeywell Junior, la scuola elementare babbana che frequentava da quando aveva compiuto cinque anni. Sarebbe stato il suo primo anno a Hogwarts ed era stato terribilmente eccitato fino al giorno in cui aveva capito che i suoi amici babbani non sarebbero andati con lui. Era agitata, sudata, frenetica e non era dell'umore giusto per risolvere i problemi. "Fai come ti è stato detto!"

"Non sai nemmeno cosa mi sta dicendo, mamma!. Rose gridò petulante, e Hermione si fermò sulla soglia, fissando uno sguardo impaziente sull'impetuosa figlia e sul marito dall'aspetto piuttosto infelice. Ron non avrebbe mai imparato a scegliere le sue dannate battaglie?

"Cosa c'è, allora?", chiese, controllando l'ora sull'orologio e urlando dentro di sé. Sarebbero arrivati in ritardo.

"Vuole portare il make-up a scuola, 'Mione. Ha tredici anni. Non le permetterò di dipingersi la faccia come una specie di sgualdrina da quattro soldi a tredici anni", disse Ron con una stanca frustrazione, agitando in aria un kit pieno di make-up babbano di scarsa qualità. Hermione si morse la lingua, strinse forte i pugni e contò mentalmente fino a dieci prima di rispondergli. Nonostante ciò, parlò con rabbia.

"Non è certo questo il momento! Quando siamo in ritardo per il treno e non riesco nemmeno a trovare Hugo - e perché l'accio non funziona con i bambini? - onestamente! Rose, fai come dice tuo padre, subito".

"Ma ma-mma", piagnucolò la ragazza dai capelli rossi, con un'aria delusa e furiosa allo stesso tempo per essere stata ostacolata. Attualmente tutte le sue amiche babbane stavano facendo degli esperimenti - piuttosto mal riusciti - con il make-up, e Rose voleva comprensibilmente stare al passo. Hermione poteva comprenderla, anche se laddove lei era stata semplice, Rose era notevolmente carina, in un modo tranquillo ed elegante, quando non era imbronciata, ovviamente.

"No! Non voglio sentire altro! Io e tuo padre discuteremo della questione in modo approfondito più tardi, e se decideremo che puoi truccarti ti manderemo tutto via gufo... Ora preparati e sali in macchina", sbottò alla figlia imbronciata e in lacrime, e poi uscì dalla stanza urlando per chiamare Hugo. Sperava disperatamente di potersi fidare di Ron per sistemare Rose, ma aveva la terribile sensazione che le sue speranze sarebbero state deluse. Come al solito. E così fu.

"Per favore, puoi smetterla di stare qui in piedi e portare i bauli in quella dannata macchina?", disse quando si trovò davanti Ron in salotto che armeggiava con il DVR mentre lei spingeva un Hugo appena ritrovato verso il garage. "Dai, amore, sbrigati, vai in macchina", disse a Hugo, dandogli una spinta verso il garage. "Sul serio, Ron, smettila di perdere tempo".

"Ma se non registro col DVR dei miei programmi preferiti me li perderò tutti mentre sono via, 'Mione!"

"E se non ci sbrighiamo i bambini perderanno l'Hogwarts Express, e dovrò essere io a portarli a Hogsmeade, e poi a Hogwarts, e a saltare il lavoro, non tu ovviamente -"

"Perché se io perdo la passaporta, dovrò fare i salti mortali tramite Floo per andare in Turchia e non arriverò in tempo per la partita! Mentre se tu arrivi in ritardo al lavoro, non importa a nessuno", ribatté Ron con una sorta di sgradevole indifferenza. Le fece molto male sentirglielo dire - dirlo così facilmente che Hermione sapeva che lo pensava davvero - e il suo caratterino si infiammò, mentre la rabbia le saliva dal dolore.

"Sei solo il vice-allenatore, Ron. Non sei certo indispensabile, per quanto ti piaccia fingere di esserlo". Lui impallidì di fronte alla sua cattiveria, con le lentiggini che spiccavano in modo evidente, poi arrossì fino alle orecchie, e Hermione provò una meschina soddisfazione nel ferirlo così duramente come lui aveva ferito lei. Sapeva già, mentre parlava, che si sarebbe pentita di essersi scagliata contro di lui, ma le parole erano semplicemente... scappate.

"Devi sempre sbattermelo in faccia, vero? Non sono mai abbastanza bravo per te, cazzo. Mai".

"Solo quando cerchi di umiliarmi facendomi credere che il mio lavoro non sia altro che fare la insignificante passacarte, Ronald". Era protettiva nei confronti del suo lavoro di Inquisitrice in Patrocinio e Interrogazione della Legge sulla Magia. Doveva esserlo. Iniziativa del dopoguerra introdotto da Kingsley Shacklebolt, il piccolo sotto-dipartimento di Applicazione della Legge sulla Magia era spesso denigrato dal mondo dei maghi in generale. Hermione lanciò un'occhiata a Ron, irata, poi si ricordò con un sussulto del loro ritardo e imprecò sottovoce.

"Senti, non è il momento. Ne parleremo più tardi". Strappò a Ron il telecomando della televisione e premette il dito sul pulsante di spegnimento. "Andiamo".

"Bene". Ron sollevò i bagagli dei bambini, lanciando a Hermione un'occhiata risentita prima di dirigersi verso il garage, mentre Hermione controllava che la casa fosse chiusa e protetta.

Sei minuti più tardi i bauli dei bambini erano nel bagagliaio, i bambini stessi con la cintura allacciata sui sedili posteriori e Ron stava facendo retromarcia con cautela fuori dal vialetto della loro casa di Wandsworth con le mani strette sul volante. Era un pessimo guidatore, eppure insisteva per portarli ovunque, ora che aveva preso la patente, senza tener conto del fatto che Hermione guidava meglio di lui. Solo Merlino sapeva come aveva fatto a passare l'esame: Hermione sospettava un uso illegale della magia, anche se cercava di dire a se stessa che Ron non avrebbe mai fatto una cosa così irresponsabile, soprattutto visto il suo lavoro. Ma non era riuscita a convincersi.

"Non ha bisogno di truccarsi, Hermione", stava dicendo Ron all'improvviso, con voce infastidita ma bassa, nel tentativo infruttuoso di non farsi sentire dai bambini. Hermione sapeva benissimo che stava solo cercando di attaccare briga a causa del loro battibecco in casa. Strizzò gli occhi nel piccolo specchio dell'aletta parasole, cercando di mettere in ordine i capelli.

"Non parliamone adesso, Ronald". Non le piaceva discutere davanti ai bambini.

"Dici sempre così". Lui le lanciò un'occhiata, con un'espressione complicata sul volto, e per poco non tamponò un'auto mentre usciva da una strada tranquilla per imboccare una strada molto più trafficata senza dare la precedenza. Stava andando troppo veloce per una strada piena di traffico e non guardava dove stava andando e...

"Merlino, Ron!" Hermione sbatté le mani contro il clacson per stabilizzarsi mentre si arrestavano stridendo per evitare di tamponare la macchina davanti, con i capelli che le cadevano dallo chignon mezzo finito in cui li aveva attorcigliati. Rose strillò per lo spavento e la sorpresa, e Hugo urlò e rise allo stesso tempo.

"Attento, papà!"

"Merda!" Ron ignorò il coro di fischi che si levava dalle auto dietro e davanti a lui e cercò di sembrare molto serio e coscienzioso.

"Papà ha detto una parolaccia!" Rose spifferò per vendicarsi del divieto sul make-up, e Hermione cercò di non esplodere dalla rabbia contro tutti.

"Concentrati sulla strada, Ronald!" aggiunse alla cacofonia all'interno dell'auto, con un tono stridulo e assillante, proprio come Ron continuava a lamentarsi che lei fosse ultimamente. Ma non poteva farci niente, no? Non quando lui era così dannatamente inutile e frustrante. Non quando lui continuava a denigrarla, ad essere stupidamente prepotente e, francamente, spingendola all'esasperazione. Ingoiò la rabbia, attorcigliò i capelli ancora troppo folti in uno chignon disordinato e li fissò saldamente al loro posto con un mix di forcine babbane e magia. La giornata era appena iniziata e già non vedeva l'ora che finisse.

FASCINATION (traduzione - MissiAmphetamine [Kaleidoscope])Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora