Alessandro POV
Guardare Marco mentre cantava concentrato, come poche persone avevo visto fare in quel modo, mi lasciò completamente senza fiato. La luce nei suoi occhi mi scaldava l'anima, era qualcosa a cui probabilmente non ero neanche pronto. Lo avevo visto in tantissime luci diverse: lo avevo visto innamorato, lo avevo visto senza barriere, senza protezioni; lo avevo visto nella sua versione peggiore, quando arrabbiato e ferito, si proteggeva da me come meglio poteva. E poi l'avevo visto con gli occhi pieni di speranza, quegli occhi che avevo imparato a decifrare, a conoscere, ad amare. Quell'immagine di lui nella sua dimensione artistica, l'avevo vista solo una volta, quando l'avevo conosciuto anni prima. Quanto era cresciuto, quanto eravamo cresciuti entrambi da allora, da quei giorni andati che lasciavano in bocca il sapore di qualcosa di dolcemente perfetto, ma che aveva anche con sé la malinconia di qualcosa che non c'era più.
Ora era una persona nuova, consapevole del suo talento e della sua bellezza interiore. Anche io avevo delle consapevolezze diverse, ma lui era qualcosa di diverso: puro, dolce, candido a tratti.E proprio in quel momento capii quanto in verità io avessi sporcato quello che di bello c'era. E quanto in verità io desiderassi porre rimedio a tutto ciò che avevo solo che causato io, con le mie mani, con le mie paure, con i miei tentennamenti continui. Lui non aveva fatto altro che scegliere me, sempre e solo me, in ogni circostanza, in ogni momento.
Quando finimmo di lavorare alla canzone, lui scappò via senza lasciarmi neanche il tempo di chiedergli di andare a bere un caffè insieme. Ci rimasi un po' male, ma me lo meritavo, sapevo di aver fatto tanti sbagli nelle ultime settimane, e forse negli ultimi anni. Mi avviai verso la seduta pomeridiana di fisioterapia, con il cuore più piccolo, perché la consapevolezza di quello che finalmente avevo la certezza di volere, anche se sembrava in quel momento tanto difficile da ottenere.
Passarono due giorni, avrei voluto presentarmi da Marco con un mazzo di rose rosse e la promessa che d'ora in poi non l'avrei più fatto soffrire, ma c'era qualcosa che continuava a bloccarmi, a farmi dubitare che lui volesse effettivamente la stessa cosa.
Dopo l'ennesima intervista per la promozione del disco, avevo fissato un pranzo con la mia migliore amica. Erano settimane che non ci vedevamo, visto che era appena tornata da un Safari in Africa e forse se lei fosse stata a Milano come sempre, tanti casini non li avrei neanche commessi.
Quando arrivò al nostro solito ristorante, che mi riportava alla memoria tutte le tappe della mia vita, mi sentii improvvisamente più felice, più leggero.
Lei mi sorrise e mi sentii subito a casa. Mi faceva sempre quest'effetto la sua presenza, fin dal primo momento in cui la conobbi ormai dieci anni prima."Cami."
La abbracciai fortissimo e lei mi stampò un bacio sulla guancia.
"Ciao Ale, finalmente. Mi sei mancato terribilmente."
"Anche tu. Dai racconta tutto, voglio sapere ogni cosa."
La vidi ridere, immediatamente. "Non te ne frega nulla del mio viaggio. Vuoi solo sapere se ho scopato."
"Mi conosci proprio bene."
Mi grattai la barba, sorridendo allegramente.
"Niente di che comunque, mi sono dedicata a me stessa per la prima volta. Tu piuttosto? Noah come sta?"
Mi morsi immediatamente il labbro, abbassando lo sguardo. Mi ero dimenticato, di non avergli ancora raccontato nulla, non volendole rovinare il viaggio con i miei problemi.
Le raccontai tutto nei miei dettagli cominciando da Sanremo e arrivando alla semi-convivenza con Marco."Io non so se incazzarmi con te per le mille stronzate che hai fatto, o se prendere un aereo per Parigi e andare a menare Noah."
Le presi la mano, stringendola forte alla mia, avevo bisogno del suo contatto, avevo bisogno di sentirla vicina.
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Marco Mengoni & Mahmood - Shades of the Moon
Fiksi PenggemarCOMPLETA! Mi misi la camicia e allacciai la cintura dei pantaloni, non riuscivo più a guardarlo. "Quindi non mi ami?" mi chiese, con uno sguardo confuso, perso. "Non ti amo più." Il silenzio che portò quella frase, mi fece male, ma era necessario; s...