Capitolo XII

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[POV RICK]

Dopo aver parlato con tutti, io e Michonne tornammo presso la nostra abitazione che era quasi il tramonto, esausti e con esito negativo dei vari interrogatori. Avevamo fatto il giro di tutte le case e la gente della comunità ci aveva accolto ed offerto qualcosa da bere o qualche dolcetto, tanto che non avevo voglia di toccare cibo quella sera. Le persone che apparivano più restie nel collaborare con noi si stavano dimostrando molto più disponibili e questo fece crescere in me e nella mia amica e collega la spinta a fidarci di loro.

Carl mi venne in contro salutandomi con aria strana, Michonne si diresse in cucina.

"Hey Carl, vieni qui", gli feci cenno di seguirmi, appartandoci nel salotto. "Che c'è che non va? Ti vedo strano".

"Non preoccuparti..." disse dando un'occhiata fuori dalla finestra che dava sul viale.

"Uhm...c'è qualcosa o...qualcuno che ti dà pensieri?" chiesi ricordando gli sguardi tra lui e la ragazzina di nome Enid. Ella viveva con la donna guardiana della dispensa e dell'armeria. Da quanto raccontatomi da Deanna, Enid era stata trovata fuori dal cancello di Alexandria, da sola, avendo perso entrambi i genitori divorati da quei mostri.

Mio figlio mi guardò prima con occhi fini e poi accennò un sorriso deluso. Gli feci l'occhiolino.

"Abbi pazienza... e sii costante, così ho conquistato tua madre", gli scompigliai i capelli.

"Si, certo" sorrise con più voglia. "A dopo papà, esco un attimo".

Accennai col capo.

"Non tornare col buio!" gli gridai mentre chiudeva la porta d'ingresso.

Ero così stanco che avevo voglia solo di tuffarmi sul letto. Presi Judith dal girello e, giocando con le sue piccole manine, mi recai in cucina da Michonne.

"Rick hai pensato a qualcosa da dire?" fece la donna appoggiandosi al bancone della cucina e bevendo un bicchiere d'acqua. Dietro di lei c'erano vassoi con ogni tipo di cibo, perfino una torta al cioccolato. Il profumo era invitante ma mi chiedevo a cosa fosse dovuto tutta quella roba. Mi sedetti accanto al tavolo, sganciai il cinturone con una mano e lo posai su di esso.

"A cosa ti riferisci?"

Michonne quasi si strozzava con l'acqua che stava bevendo.

"Non ci credo..." scosse la testa.

"Che diavolo Michonne, vuoi parlare o no?!" dissi con una punta di nervosismo.

"Carol ha cucinato tutto per la festa di benvenuto di Shannon, stasera è la prima notte che passerà con noi...in questa casa".

Posò il bicchiere mezzo pieno e si sedette al tavolo di fronte a me.

"Aaron ci ha fornito un letto e mi chiedevo dove fosse idoneo metterlo. Magari nella mia stanza".

Chiusi gli occhi e li strinsi forte, stropicciandoli con le dita.

"Non so dove sia Shannon, di sopra non sento alcun rumore, vado a cercarla, forse è con Daryl", aggiunse la donna.

"Merda...me ne ero dimenticato", confessai rammaricato riferendomi alla festa, non curandomi di cosa avesse detto per ultimo Michonne.

"Rick stai bene?" disse poggiandomi la mano sulla spalla. Il sorriso di Jessie si materializzò davanti a me.

"Si, sono solo un po'... confuso...".

Non riuscivo a guardarla negli occhi perché sapevo che mi avrebbe letto dentro fino in fondo, fino a scoprire quello che nemmeno io sapevo, così mi limitai a fissare gli occhioni blu di mia figlia.

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