La porchetta troppo cotta-parte due.

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<Benvenuto!> lo accolse Alastor facendosi strada nella stanza con teatralità. La porta si era aperta al suo passaggio con una accennata imposizione del bastone. Angel, alle sue spalle, indugiò circospetto sull'uscio. <Mi perdonerai per il disordine,> proseguì Alastor perfettamente conscio del fatto che la camera, agli occhi di Angel, fosse impeccabile, <ma non programmavo di ricevere ospiti>. Spostò di qualche centimetro una delle due grandi poltrone che stavano ai fianchi del maestoso camino. Angel avanzò un po' e subito intravide la porta alle sue spalle accostarsi. Guardò Alastor con disappunto. Lui sorrise, come sempre, <Mettiti comodo>. Aprì la mano e sul palmo comparve un bicchiere dal contenuto ambrato, <Jack Daniel's?>. Angel gettò un'occhiata riluttante al drink, <Vai dritto al punto> si limitò a rispondere. <Oh niente di che,> cominciò Alastor lanciando in aria il bicchiere che svanì in una fiammata verde, <ho solo trovato curiosa la tua presenza al palazzo Carmine, dal momento che era stato convocato il consiglio dei signori supremi e tu avrai immaginato che in tale occasione l'accesso a quel piano è vietato ai demoni comuni>. Angel inarcò un sopracciglio cercando di capire in quale infido sentiero lo stesse attirando. Alastor si mosse verso di lui, <Se non ti conoscessi penserei che stessi... spiando il consiglio, per chissà quali scopi. Il ché potrebbe portare ad una spiacevolissima conseguenza>. Angel gli rivolse uno sguardo impaziente mentre Alastor spariva alle sue spalle. <Gli spioni vengono puniti a Cannibal Town> sussurrò dopo essere sbucato dall'altro lato. Ottenne l'effetto desiderato: uno spettro di terrore trapassò il volto di Angel, per poi lasciare il passo ad una dirompente aria di sfida. <Non hai messo in conto l'elefante nella stanza, Mr Sorriso smagliante> ribattè Angel sfiorando il papillon dell'altro. Dapprima Alastor parve non capire, poi bofocchiò una risata, <A chi pensi che crederanno, a un signore supremo o ad una passeggiatrice da marciapiede come te?> il suo tono lasciò trapelare un certo nervosismo. Angel increspò la fronte risentito. <Quindi, siamo pari!>, Alastor abbandonò la testa su un lato, facendo divampare i suoi occhi vermigli. <Ti avverto, non ti conviene andare in giro a raccontare quello che potresti aver sentito> di colpo sembrò più alto <Altrimenti lo farò anche io...> la sua voce si ingrossò, si distorse <...che ho un testimone, e la certezza, che verrai...sbranato da quei cannibali>. Senza essersene reso conto Angel si era schiacciato contro la porta fissando supplichevole quell'essere abominevole che incombeva su di lui. Non poteva essere Alastor. Doveva farsi forza altrimenti lo avrebbe avuto in pugno. Deglutì e si raddrizzò tentando di controllare il tremore quasi spasmodico. <Val... Valentino non lo permetterà>. La creatura ansimò lentamente, fissandolo con occhi sbarrati e inespressivi. <Io non ho paura di Valentino>. Parlava con lentezza, come se faticasse ad articolare suoni di senso compiuto. La sua voce aspirata sibilava come il vento, come se, di continuo, risucchiasse l'aria intorno a loro, spinto dalla bramosia di anime. <La mia anima... la mia anima  appartiene a lui, è lui che decide per me... e... mi punisce>. Quella frase sparse il sale su una ferita aperta da tempo e mai chiusa, tuttavia non pensava che gli sarebbe tornata utile: Val sapeva essere crudele, ma non avrebbe mai perduto il suo "giocattolo preferito". L'attimo successivo, Alastor si era ricomposto come se nulla fosse accaduto e dopo un paio di respiri per riprendere fiato, si passò velocemente una mano a sistemare il ciuffo. <Cosa odono le mie orecchie> scandì dispiegando il più ampio dei suoi sorrisi. Angel gli guardò in testa, le due orecchie morbidose fremevano per l'eccitazione. Le avrebbe trovate buffe se non fosse che probabilemnte era passato dalla padella alla brace. <Ma perchè non l'hai detto subito?> gongolò Alastor, si voltò per poi sfumare all'improvviso. Anthony trasalì quando delle dita sottili gli avvolsero con delicatezza le spalle, <Io posso darti quello che agogni di più al mondo...>. Angel raggelò: sentì i capelli spostarsi e un fiato caldo sulla tempia, <...la libertà>. Il cuore di Anthony mancò un battito. Il via libera da quella schiavitù gli stava sussurrando soavemente all'orecchio. Non era mai stato così vicino, il suo cuore non aveva mai conosciuto speranza... fino a quel momento. <Il patto è questo:> esclamò Alastor schioccando le dita. Fece un paio di passi e si voltò arzillo, <dimenticati di questa storia e la tua anima non apparterrà più a Valentino>. Anthony non seppe che dire. <Dunque abbiamo un accordo?>, Alastor gli porse la mano che lo avrebbe salvato dall'abisso in cui affondava ogni giorno di più e in cui avrebbe continuato ad affogare per l'eternità. Angel fu riscosso da una serie di sprazzi di luce che schioccavano e vorticavano attorno a loro. Dalla mano di Alastor si irradiava una minacciosa luce verde. Tentennò. <Dovresti essermi incredibilmente riconoscente per questa opportunità più unica che rara> disse Alastor cercando si sovrastare l'ululato di quel vento innaturale. <No>. La quiete si spalancò nella stanza. Alastor sbattè le palpebre e rimase per un secondo in quella posizione, con il braccio teso e la mano aperta. Parve incredibilmente spiazzato, tanto che il suo sorriso stette in piedi a fatica. <Io... io non capisco> farfugliò, le morbide orecchie da cervo ricaddero all'indietro, <Come... come puoi non ambire alla libertà?>;
<Come ti ho già detto: io non mi fido di te>; Angel, con gli occhi lucidi, indietreggiò sotto lo sguardo estrefatto del demone della radio. <Non si tratta di una videocamera o di uno stupido spot pubblicitario> si incamminò verso la porta, <E non so quali conseguenze potrebbe avere>. Sospirò con una mano sulla maniglia sentendo gli occhi inumidirsi. Era tornato quel nodo in gola. Almeno, il mattino seguente, si sarebbe svegliato con Fat Nuggets che gli gli leccava la guancia.
Folle, pensò Alastor e per un po' non riuscì a staccare gli occhi dalla porta da cui era uscito Angel Dust. Peggio per lui, si rassegnò. Ora però doveva trovare una via trasversa. D'un tratto rabbrividì: ebbe la netta sensazione che quella chioma platinata sarebbe statata più di una fastidiosa spina nel fianco, sarebbe stata uno di quegli inesauribili rompicapi.


The Vees' Hotel-Giochi di potere, an Hazbin Hotel fanfiction.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora