Capitolo 6

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Restiamo in silenzio per un tempo non quantificabile, ma a differenza degli altri che sono costretto a subire, questo silenzio è quasi piacevole, fatto di sospiri e sbuffi.

Nessuna domanda invadente, almeno per ora, ma so che prima o poi una spiegazione gliela devo dare.

Non ho il coraggio di parlare, l'adrenalina di poco fa si è dissolta quando ho rimesso finalmente i piedi per terra.

La guardo ancora una volta, mentre distratta porta la sigaretta alla bocca e ne fuma il contenuto in un unico movimento, per poi sputare in aria il fumo e guardare pensierosa un cielo coperto di stelle.

Mi sa che qui siamo in due ad avere i nostri problemi.

Mi tasto le tasche in cerca del mio cellulare, ma mi ricordo solo in un secondo momento di averlo lasciato a Nicholas, sicuro in pensiero di qualche mio passo falso.

Non che adesso non abbia cercato di farne uno, ma lui non lo saprà mai.

<<Quindi... come si chiama la ragazza per cui stavi facendo questa pazzia?>>.

La sconosciuta al mio fianco parla dopo parecchi minuti, mi ero quasi dimenticato di come fosse soave la sua voce.

<<Chi te lo dice che era pe' na ragazza?>> sorrido di rimando a tanta sfrontatezza.

Mi conosce sì e no da dieci minuti, ma sembra aver capito già tutto di me e la cosa mi spaventa parecchio. Non sono mai stato così tanto scoperto in vita mia.

<<Intuito femminile>>.

Mi rivolge il miglior sorriso che potessi sperare, poi spegne la sigaretta accanto a lei e a gambe incrociate attende delle delucidazioni dal sottoscritto.

Ho paura ad espormi così tanto, so che nel momento in cui lo farò, non ci sarà via di ritorno e i ricordi torneranno a perseguitarmi senza lasciarmi via d'uscita, ma forse è ciò di cui ho bisogno ora: aprirmi e sfogarmi con qualcuno che non conosco e che di sicuro non rivedrò mai più.

Ma ho ancora un minimo di amor proprio.

<<Fidate, la merda che c'ho dentro, non la vòi sentì>> esclamo sorridendo.

Ma è un sorriso amaro che non mi appartiene.

<<Secondo me hai tanto da raccontare e nessuno che ti ascolta, mi piacerebbe ascoltarla la tua storia>>.

Come una molla mi volto nuovamente verso di lei e resto quasi di sasso a quella sua esclamazione.

Vuole sentire cosa mi turba e per la prima volta in vita mia, ho davvero voglia di aprirmi con qualcuno.

Prendo un grosso respiro e accetto la sigaretta che mi porge, fumare fa male, ma spesso è un buon motivo per concentrare l'attenzione su qualcos'altro, perchè se mi baso solo sui miei pensieri, finisco per impazzire.

La accendo e resto a contemplarla per un po', mentre il fuoco si mangia a poco a poco quella sigaretta e la cenere scende leggera ai miei piedi.

<<Tempo fa stavo con una ragazza>> tento di ricordare, anche se mi risulta difficile ammettere che non l'ho mai dimenticata. In un momento mi viene in mente il suo sorriso sfacciato, ma dolce, da bambina. I suoi capelli lisci e castani, con cui passavo ore a toccarglieli e a rigirarmeli tra le mani, il suo sguardo così penetrante, da lasciarmi senza fiato per secondi interminabili.

Le sue mani mentre mi accarezzavano e la sua bocca mentre mi sussurrava che ero l'unico per lei. Quante bugie, quanti prosciutti sugli occhi mi sono messo per non vedere in faccia la realtà.

Mi fermo perchè il senso di vuoto è troppo forte, la voce si incrina sull'inizio e non ho neanche raccontato niente, la saliva mi manca, non riesco a parlare e ciò mi crea un'ansia assurda.

Inizio a sudare, il corpo è scosso da tremori che non riesco a fermare, ma tutto si placa quando la sua mano si posa sulla mia in un gesto quasi casuale, ciò mi permette di calmarmi un minimo e tornare a respirare.

<<Siamo stati insieme un anno e mezzo, un po' poco, ma ero davvero innamorato. Il problema era che lo ero solo io>>.

Lascio che la nicotina riempia i miei polmoni, poi faccio fuoriuscire il fumo in una nuvola che sembra avere la forma di un cuore, buffo direi.

La sconosciuta al mio fianco non parla, anzi, ascolta il tutto senza intervenire una volta e di ciò gliene sono grato.

<<È stata una delle relazioni più orribili che abbia mai avuto. Già sapevo di quanto lei fosse libera e poco incline alle relazioni serie, ma pensavo di aver trovato la persona giusta, quella che poteva rendermi felice ed essere al mio fianco sempre, nel bene e nel male, ma mi sa che ho preso una cantonata bella grossa>> dico girandomi finalmente verso di lei, che mi guarda mordendosi l'interno della guancia.

<<Ti ha tradito?>> domanda come se già sapesse l'intera storia a memoria.

Annuisco incapace di dirlo ad alta voce, forse se ammettessi a me stesso la cosa che mi è stata fatta, riuscirei a prenderla con filosofia e a dimenticare più in fretta, ma non ci riesco, il mio cervello si rifiuta.

<<Ci siamo lasciati tre volte, due per motivi davvero futili, la terza volta è stata quella definitiva: ho scoperto un suo tradimento e ho smesso di indagare per non farmi troppo male. Puoi farmi la qualunque, ma se dici di amarmi e poi ti baci con un altro, o altri dieci, per me non esisti più>>.

Ecco, l'ho ammesso, ma perchè allora non riesco a sentirmi meglio?

Guardo Iris per la ventesima volta in circa mezz'ora e la trovo mentre con il dito picchietta sul mento, sicuramente per chiedersi se sia scemo o cosa, visto che per una che mi ha tradito, ci sto ancora sotto nonostante sia passato un anno e poco più.

<<Se ci sei ritornato di nuovo, significa che l'amore che provavi per lei era più forte di tutto il resto>>.

Non ho più la forza di rispondere, sarebbe più giusto dire che ero semplicemente uno scemo.
Lascio cadere la sua ipotesi nel silenzio più totale, mentre con le ultime forze rimaste, guardo la mia sigaretta spegnersi tra le mie dita.

Nicholas come minimo mi avrà dato per disperso, ma qui mi sento bene, mi sento leggero e libero.

Iris non fa più domande, si lascia andare contro il muro e guarda il cielo. Compio il suo stesso gesto e rimango folgorato dalla quantità di stelle che lo popolano.

Mi sarebbe piaciuto imparare le costellazioni, sicuramente sarebbe stato istruttivo.

Sto per dire qualcos'altro, giusto per non far morire il discorso lì, ma il rumore della porta che si apre, mi fa bloccare e alzare in piedi di scatto.

Nicholas, accompagnato da due camerieri, mi viene incontro e penso stia per tirarmi uno schiaffo, ma al contrario mi abbraccia e mi prega di non farlo mai più. Lo abbraccio anche io e lascio che il suo affetto, diventi un po' anche il mio.

Poi mi volto nella direzione in cui prima c'era la sconosciuta, che ora tanto sconosciuta non è più, ma di lei non c'è più traccia. C'è solo la fine della sigaretta che continua a dissolversi nel vento, segno che non sono diventato pazzo e che con qualcuno ho realmente parlato.

Poi mi volto nuovamente verso il mio migliore amico e dopo avergli chiesto ancora scusa, prendiamo la strada per ritornare all'interno e andarcene finalmente a casa.

Ma l'idea di quella ragazza non mi abbandona per un istante. Che sia stato solo un sogno? Non ci credo.

Salvami da me - HoldenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora