Genesi

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Ebbene si! Tutto ebbe inizio lì, dopo che accadde un certo fattaccio.
Capisco che per i non religiosi non è il massimo iniziare così ma, che siamo credenti o meno, la società odierna si fonda su un'eredità storica dataci dalle vicende della Chiesa che dal IV secolo ha iniziato a prendere possesso del mondo in modo sempre più esteso e sempre più capillare.
Prima di allora la condizione della donna viaggiava su due binari diversi: la donna che viveva nella società greca, e la donna che viveva nella società romana.
Anche se con differenze sostanziali che vedremo un po' più a fondo dopo, alla fine dei conti sia in Grecia che a Roma la donna benestante, pur avendo accesso all'istruzione, aveva significativi divieti per applicare liberamente il frutto delle sue meditazioni ed intuizioni anche se di competitiva levatura, e questo perché è donna.
Secondo il sesso forte dell'epoca la donna, in quanto tale, ha per propria costituzione delle carenze cognitive che non la rendono all'altezza di svolgere gli alti compiti decisionali che, invece, spettano all'uomo.
Ecco che in questo contesto arriva, come detto sopra, l'Imperatore Costantino I che, con il Concilio di Nicea nel 325 d.C., apre la strada della conquista alla Chiesa che, in tema di donne, oltre ai pensieri degli illustri filosofi classici aggiunge le pagine delle Sacre Scritture per garantire al gentil sesso la permanenza delle ancestrali catene.
Il cavallo di battaglia usato con spudorata convinzione è il passo riportato nella Prima Lettera a Timoteo capitolo 2 versi dall'11 al 15, dove l'apostolo Paolo, accusato in questo caso di maschilismo, ordina alle donne di essere sottomesse all'uomo e, in aggiunta a questo, devono anche stare in silenzio; poi parla di Eva che, secondo quanto apparentemente riportato dallo stesso Paolo, é stata debole quando ha mangiato il frutto dell'albero proibito essendo, essa stessa, stata ingannata dal serpente, mentre l'uomo Adamo che, come specificato era più grande e più maturo di lei, non è stato ingannato perché, come si potrebbe supporre di primo acchitto, era un uomo, ergo l'intelligenza e la forza personificata ... ma è proprio questo il significato che l'apostolo Paolo voleva dare alle parole di 1Timoteo 2:11-15? Per gli esponenti della Chiesa, il cui scopo era quello di tenere al guinzaglio le donne, si. E nessun uomo si è più sognato di disquisire il contrario, che scherziamo! E' così ovvio! Lo ha detto Dio tramite Paolo, l'apostolo delle nazioni, meglio di così, problema risolto. Le donne, inoltre, dovevano stare zitte ed ignoranti così, non potendo leggere perché a loro era vietato istruirsi nella scrittura e nella lettura, non avevano modo di approfondire l'argomento come facevano i Bereani per vedere se le cose stessero così. E se, per assurdo, avessero avuto qualcosa da ridire, nel caso qualcuna fosse riuscita a farsi ascoltare, non veniva presa sul serio perché è donna. Vicolo cieco, chiuso!
Ma la Bibbia non è un libro come un altro, è come un puzzle dove ogni pezzo è esattamente al posto giusto e, in quanto tale, non ti soffermi a concentrarti sull'immagine del singolo pezzo ma di tutto l'insieme, solo così tutto ha un senso. Questo vuol dire che un verso della Bibbia risiede in un contesto che non può essere ignorato, e come una parte dell'immagine del puzzle ha significato se messo a confronto con il resto, ha senso dedurre che ogni verso va confrontato con altri attinenti per avere un quadro generale completo e raggiungere, così, il significato finale della questione.
Detto ciò, tornando alla scrittura di 1Timoteo 2:11-15 dobbiamo riflettere su 2Timoteo 3:16 in cui si evince che la Bibbia è ispirata da Dio quindi, come prima accennato, l'apostolo Paolo ha espresso il pensiero di Dio; Dio, dunque, la pensa così sulle donne? A me personalmente è sembrato molto strano visto che Lui è giusto e retto e, soprattutto, amorevole verso tutti, donne e uomini, ed il concetto poc'anzi espresso sulla condizione femminile non ha niente di amorevole. Premetto che, in questo contesto, la veridicità o meno della Bibbia non riveste un'importanza fondamentale, per il semplice fatto logico che è stato lo strumento usato per ammettere un  dato fatto, e ciò che faremo in questa sede è usare questo stesso strumento per confutare lo stesso fatto; in pratica vedremo come battere il nemico con le sue stesse armi, che è il modo ottimale per ottenere una vittoria schiacciante, e che l'arma ci piaccia o meno non è rilevante, ciò che conta è usarla meglio del nemico stesso. Se poi a qualcuno di voi interessa particolarmente l'attendibilità di ciò che è scritto nella Bibbia lo invito a fare ricerche personali al riguardo.
Tornando a noi, dobbiamo capire come la pensa Dio a tal proposito, e il primo libro della Bibbia, Genesi, ci viene in aiuto. Al capitolo 1 versi 27 e 28 si legge che Dio creò l'uomo e la donna e diede loro alcune istruzioni; Dio parla a loro due al plurale, senza fare distinzioni di compiti in base al genere. Dio non dà ad Adamo mansioni diverse da quelle di Eva, ma entrambi, alla pari, dovevano adempiere alle stesse cose, persino all'allevamento della prole. Dio non ha mai detto che Eva doveva stare a casa con i bambini mentre Adamo domava le tigri e lasciava gli scoiattoli a Eva che si sarebbe occupata di loro nel tempo libero! Inoltre, in quel frangente, Dio parlò dell'argomento sottomissione ma non tra uomo e donna, soltanto tra esseri umani e animali; se Dio stesso avesse voluto specificare che la donna si sarebbe dovuta sottomettere all'uomo quello sarebbe stato il momento giusto, ma così non è stato. Si potrebbe obiettare asserendo che non c'era bisogno di specificare le mansioni perché era logico che la prima coppia si sarebbe divisa i compiti in base alle proprie caratteristiche e possibilità. Ma se così fosse allora perché Dio, dopo il fattaccio del frutto proibito, diede specifiche riguardanti i due rei a livello individuale? Se già erano in vigore prima non avrebbe avuto senso ribadirlo! E' chiaro che si stava trattando di materia nuova per entrambi. Questo passo lo leggiamo in Genesi 3:16-19, e a prima lettura potrebbe sembrare l'enunciato di una maledizione, una punizione per quello che avevano appena fatto; ricordiamo, però, le qualità di Dio, e il punire duramente infondendo dolore e disagi pesanti per il resto della vita non è da Lui. Possono farci luce i versi da 9 a 11 dove si specifica che Adamo, dopo aver mangiato il frutto dell'albero proibito, si vergognava di presentarsi al cospetto di Dio perché era nudo! Ma anche prima che sbagliasse era nudo e, come lui, era nuda anche Eva; entrambi erano nudi e questo non creava loro alcun imbarazzo e così era quando erano al cospetto di Dio. Dopo aver compiuto la trasgressione qualcosa in loro è cambiato profondamente, e dopo allora Dio stesso disse loro che sarebbero morti, mentre prima la morte sarebbe comparsa solo se si fosse verificata la condizione della trasgressione suddetta.
Da questo comprendiamo che l'aver contravvenuto all'unico comando che Dio aveva dato loro, perché per il resto avrebbero potuto godere la loro interminabile vita come meglio credevano in condizioni ideali, ha innescato nei loro geni una conto alla rovescia che li avrebbe, col tempo, resi vittima dell'invecchiamento ed infine della morte. Ma il cambiamento genetico non riguardava soltanto la durata della loro vita ma anche la qualità della stessa in virtù della prospettiva mentale con la quale l'avrebbero trascorsa. Ed è grazie a quest'ultimo punto che possiamo ora comprendere il senso delle parole del versetto succitato di Genesi 3:16-19, e cioè che quì Dio sta dicendo alla donna che le cose per lei cambieranno inesorabilmente a causa della prospettiva distorta che da lì in poi l'uomo avrà sui ruoli di entrambi: lui, fisicamente più forte, sarà il capo e lei, meno forte di lui, dovrà servirlo; e tanti saluti alla parità dei diritti dei primi tempi quando erano pappa e ciccia con l'Onnipotente!
E' un po' quello che accade sotto i nostri occhi quando si vengono a creare dei gruppi tra amici, compagni di scuola, o anche negli ambienti di lavoro, dove il più forte o il più carismatico prende il comando e tutti gli altri si sottomettono perchè si sentono, è questo il punto, si sentono, non sono, ma si sentono inferiori e accettano la nuova situazione. Può sembrare un ragionamento semplicistico ma, se ci pensate bene, non è distante dalla verità, anche perché tornando all'apostolo Paolo e alla sua dichiarazione ispirata di 1Tim.2:11-15 egli ribadisce alla donna di salvaguardarsi in quella società totalmente maschilista, dove le donne e i bambini erano tenuti di poco conto, e le donne erano prese in considerazione soltanto se partorivano figli maschi e si dedicavano alla casa, ai figli, e ai fornelli punto.
Guai a loro se osavano esprimersi nell'insegnamento pubblicamente o se, ad un certo punto della loro vita coniugale, volessero cambiare consorte perché, per esempio, era troppo autoritario, o troppo vecchio; sarebbero state lapidate fino alla morte. Agli uomini, tuttavia, era permesso divorziare dalle loro mogli per qualunque motivo presentando loro un legalissimo certificato di divorzio, per poi sposarsi una moglie più giovane. E le donne piantate in asso? Che fine facevano? All'epoca non c'erano gli ammortizzatori sociali e le pensioni così, povere loro, erano abbandonate a loro stesse.
Riporto ora un aneddoto della vita di Gesù in cui si vede chiaro il contrasto tra la donna come la considerava il Messia, che la pensava come Dio, e invece la donna come era costretta ad essere dalla società corrotta del primo secolo. Il Signore fu invitato a casa di Marta, a Betania vicino a Gerusalemme, e mentre lui stava insegnando ai suoi discepoli Maria era lì con loro ad ascoltare, invece di aiutare la sorella maggiore che era presa a preparare il pasto per gli ospiti. Il fatto che Maria, una donna, stava prendendo parte ai discorsi tra uomini era inaudito per l'epoca, tanto è vero che Marta, più grande di lei come già detto, quasi rimproverò Gesù perché non ricordava a Maria di comportarsi come si conveniva ad una donna, e cioè di pensare alle cose della casa come avrebbe dovuto. E' singolare che Gesù stesso non solo lodò Maria per il suo interesse verso l'insegnamento della Legge, e perciò non l'avrebbe distolta dall'ascoltare, ma suggerì a Marta di fare altrettanto preparando qualcosa di meno impegnativo.
Di nuovo, in ultima analisi, abbiamo la conferma di come la donna è stata creata, in origine, con le stesse possibilità di scelte e propositi date all'uomo, e come, d'altrocanto, il costante degrado sociale verificatosi successivamente abbia sempre più relegato la donna ad un ruolo di asservimento ed ignoranza forzata.
Ma cosa è accaduto di preciso in Eden tra Adamo, Eva, il Serpente e Dio?
Che tale evento sia accaduto veramente per alcuni o che sia un mito per altri è comunque preso da molti come pretesto per affibbiare ad Eva, la prima donna appunto, alcune pesanti colpe con frasi fatte irripetibili che ancora oggi la colpevolizzano più di quanto si dovrebbe, sempre secondo il racconto biblico. Racconto che, come appena accennato, viene usato impunemente, ripeto per dare la dovuta enfasi, come pretesto per offendere il genere femminile dalla sua origine anche da coloro che non fanno affidamento a tale origine; ma per gettare fango ogni pretesto è buono!
Tutto questo nel prossimo capitolo.

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