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«Enorme, la luna, questa notte». 

Lei mi guarda in silenzio. Lo sento forte contro il petto, il suo disagio. Le sue emozioni rimbombano sempre lì, nel cuore. Non andare. Lo dice con gli occhi scuri, con l'espressione testarda sulle sottili labbra serrate, con tutto il corpo chiuso contro il fresco dell'autunno in arrivo. 

La appoggio la mia giacca sulle spalle e dico: «Non sarò lontano per molto».

Si avvicina lenta e intreccia le braccia intorno alla schiena, appoggia il viso contro di me e chiude gli occhi. Ha paura di perdermi, ma non succederà mai. Sono parte di lei in modi che neanche sono in grado di spiegare. Il mio cuore batte a ritmo con il suo respiro, lo fa da sempre, anche quando mi marciva nel petto. Mio padre dice che stare lontani ci farà bene, che viviamo troppo in simbiosi e a Sam questo non fa bene. Deve riuscire a reagire ai traumi che ha subito l'anno scorso a causa di suo padre e del mio cuore instabile. 

«Mic...»

«Dimmi».

«Andiamo nella serra?»

Le avvolgo le spalle con un braccio e non me lo faccio ripetere. «Pensavo che non me lo avresti chiesto».

Mi guarda incerta. Sorride. Entrare nel suo mondo è uno scivolo buio, non sempre sai dove andrai a finire. Toccarla è il brivido dell'ignoto, l'incertezza di avere tra le mani qualcosa di infinitamente fragile e più fai attenzione, più rischi di infrangere il suo equilibrio. «È più il tempo che hai trascorso senza neanche sapere della mia esistenza, che quello passato insieme». 

Lei ci pensa, mi stringe la mano. «Il tempo prima di conoscerti non esiste più. L'ho cancellato. Era solo una brutta copia della mia vita, in attesa di te».

Mi fermo per capire se mi sta prendendo in giro, poi penso al suo passato, a quanto ha sofferto e ai segni che porta sul corpo. Essere questo per lei mi riempie di una felicità ansiosa, mi fa sentire importante, speciale, più che amato. E mi carica di responsabilità. Capisco quando mio padre dice che dobbiamo stare un po' distanti, lei deve crearsi una vita felice nella nostra casa e nella nostra famiglia, avere la libertà di incontrare nuovi amici, di divertirsi ed essere una ragazza normale. Ora che ne ha la possibilità. 

Non posso essere l'unico centro del suo universo, ma adoro che sia così. La tiro per la mano di colpo e lei mi cade quasi addosso, approfitto della sua sorpresa per prenderla in braccio e portarla così fino all'entrata della serra. Lei ride felice e spaventata contro la mia spalla. 

«Vai piano, Mic». 

Spingo la porta con un piede e l'odore umido dei fiori e della terra ci abbraccia. La lascio cadere sul dondolo. L'edera che Sam ha piantato in alcuni vasi accanto alle pareti si è unita al glicine e insieme si intrecciano sopra di noi. Mi siedo e lei appoggia le sue gambe sulle mie. «Principessa...» Le sfioro le labbra con un dito e lei le socchiude. 

«Posso essere al massimo Cenerentola nel momento peggiore...» 

«Puoi essere molto di più, fidati...»

Apre la bocca per dire qualcosa, ma non riesco a trattenermi. Le sue labbra sono il mio obbiettivo da quando siamo usciti di casa. Le chiudo la bocca con la mia, il suo respiro sorpreso mi accarezza la pelle. Una combinazione perfetta tra esitazione e voglia. 

Corro con un dito lungo il fianco e lei preme contro di me, poi si ferma. Mi guarda. Il cuore mi accelera nel petto, di fronte al suo sguardo fermo. «Non sei costretto a restare con me».

«Cosa?»

Mi sollevo di nuovo a sedere. 

Lei allunga una mano e strappa una foglia d'edera che le pende vicino al viso. «Intendo dire che andrai all'università. Incontrerai altre persone, belle ragazze. Sarà tutto nuovo ed eccitante e io non voglio essere la piccola Sam che ti aspetta a casa e ti impedisce di vivere la tua nuova vita».

FALL IN WITH YOU (FIWY 2)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora