Capitolo 19

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Seduta su un muretto che circoscrive un piccolo parco giochi dai colori saturi, osservo Helia correre da una parte all'altra con la sua abituale elettricità. Adoro il temperamento di quel bambino, con il sorriso sempre presente a illuminare quel grazioso volto adornato da biondi capelli vellutati.

La litigata di ieri sera con mio padre non mi ha distolto dal mio obbiettivo come fece la prima volta due anni fa, troppo spaventata per azzardare a disobbedire ai suoi ordini. Questa volta invece ho deciso di lasciarmi scivolare le sue imposizioni: non avrei smesso di lavorare per lui, sarei riuscita benissimo a conciliare università e lavoro senza tralasciare niente, in questo modo sarei riuscita a laurearmi per tempo e, se è il caso, a scapparmene dalla tana del lupo prima del previsto. Devo solo riuscire a mantenere il segreto, evitando di farmi scoprire nuovamente. I soldi guadagnati fino ad ora purtroppo sono andati persi dato che mio padre ha deciso di confiscarli, per cui devo trovare al più presto un nuovo nascondiglio, più sicuro del precedente.

Improvvisamente, qualcosa avvolge le mie spalle. Giro la testa di scatto, già sulla difensiva che abbasso quando incrocio un paio di occhi verdi familiari. «Dave, che ci fai qua?»

Lui si accomoda meglio sul muretto accanto a me avvicinando il suo corpo al mio, il tutto senza staccare il braccio. «Stavo tornando a casa ma la tua bellezza sfuggente mi ha accecato!» in un gesto melodrammatico indica la sua moto, accostata al marciapiede.

«Vai a cagare Dave» rido, tornando a prestare l'attenzione a Helia.

«Si, me lo merito» concorda. Poi, probabilmente seguendo il soggetto dei miei pensieri, dice: «È tuo fratello?»

Scuoto la testa. «Il bambino a cui faccio da babysitter.»

«Fai la babysitter?» ripete le mie parole assumendo un'espressione leggermente stupida. «Da molto?»

Nego. «Ho iniziato quest'anno.»

«Ti pagano bene? Sai, solo alla ricerca di qualche lavoretto, niente di troppo impegnativo» mi informa gesticolando con il braccio libero.

«Abbastanza, ma non riesco a vederti mentre corri appresso a un bambino. Poi questo lavoro è tutto tranne che poco impegnativo.» Tenere d'occhio ogni secondo il bambino che ti è stato affidato è un lavoraccio, specialmente se di pochi anni. Non sai quello che passa loro per la testa, sono imprevedibili e richiedono un'immensa dose di responsabilità e pazienza. Non conosco per nulla Dave, ma a primo impatto non lo giudicherei come dotato di queste qualità.

«Ti sbagli bellezza, sono piuttosto bravo con i bambini» mi contraddice, ma dalla cadenza ironica del suo tono non riesco a prenderlo sul serio.

Veniamo distratti dall'arrivo di Helia, che si aggrappa alle mie ginocchia dopo la piccola corsa scattante che ha fatto per raggiungermi. Mi porge un piccolo fiorellino bianco, probabilmente staccato dall'erba sotto i nostri piedi. «Ti piace?» I suoi occhioni oceanici si spalancano speranzosi, in attesa di una risposta entusiasmante che non tarda ad arrivare.

«Ma è per me? E' bellissimo» rispondo, accovacciandomi in avanti e incastrando delicatamente il fiorellino tra indice e pollice. Adagio le labbra sulla fronte coperta dalla scompigliata frangetta bionda, timbrandovi un bacio. «Grazie piccolino.»

Helia rivela quelle piccole gemme bianche dei dentini in un timido sorriso, che si modifica quando si accorge della presenza di un estraneo accanto a me. Si avvicina maggiormente alle mie gambe, stringendo la presa sul tessuto dei miei jeans, e indica Dave accanto a me. «Chi è?»

Dave scende dal muretto e si inginocchia di fronte al piccolo. «Mi chiamo Dave, tu invece?»

Non gli viene però concessa la grazia di una risposta. Helia ruota il volto verso l'alto, nella mia direzione. «E' il tuo ragazzo?»

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