Tutto inizia nel peggiore dei modi

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Quando riaprii gli occhi, i primi cinque secondi passarono in maniera abbastanza tranquilla. Il vero problema iniziò quando individuai mio padre seduto accanto al letto dove ero stesa, con gli occhi lucidi.

I ricordi della sera prima mi caddero addosso partendo dall'alto. Siete mai stati investiti da una moto? Be', io sì. Posso dire che le due esperienze non furono particolarmente diverse. La sensazione è sempre la stessa, solo che il secondo incidente ebbe meno ripercussioni sul futuro. Mi alzai a sedere, facendo leva sulle braccia e guardai mio padre di sottecchi.

- E' stato veloce? – chiese Arthur Callaway con la sua voce da comandante.

Se era stato veloce? Avevo appena fatto in tempo a gridare. Poi l'ombra mi aveva visto, mi aveva soppesato, ed era partita con tutta la tranquillità di questo mondo, senza degnarmi di un ulteriore sguardo. E io non avevo saputo reagire come mi era stato insegnato, non l'avevo attaccata e eliminata. Non ero stata in grado di fare niente. A volte non capivo che genere di domande facesse mio padre. E' stato veloce cosa?! l'assalitore o la morte o cos'altro...?

Annuii meccanicamente.

- Anthony è...?

Anche mio padre annuì meccanicamente. Distolsi lo sguardo mentre sentivo gli occhi riempirsi lentamente di lacrime. Lacrime che non sarebbero cadute. Non avrei mai più permesso a nessuno di vedermi piangere. Era il previlegio riservato a l'unica persona di cui mi fidavo. Ora che non era più lì...

La mia amicizia con mio fratello aveva passato varie fasi. Con il fatto che era più grande di me di due anni, la mia prima reazione nei suoi confronti era stata il tipico odio fraterno che accomuna ogni adolescente. Ma andando avanti con il tempo, Anthony era diventato non solo il mio confidente, ma anche il mio maestro. Mi aveva aiutato a controllare i miei istinti di lupa e insegnato a combattere in maniera soddisfacente.

E poi era morto.

- Questa sera lo saluteremo. – disse stancamente mio padre.

Guardandolo, l'unica cosa che mi venne in mente fu che ora la mia famiglia iniziava e finiva con lui. Il famoso Arthur Callaway, alfa del più importante branco dell'America settentrionale. Il lupo con la taglia più alta sulla testa, cacciato da una vita ma mai sconfitto. Ero sicura che quando sarebbe morto sarebbe diventato una leggenda, più o meno come Dracula per i vampiri. (Con la sola differenza che Dracula non è mai esistito. Stupide credenze umane. Bah.) Chissà, forse un giorno avrebbero anche fatto un film su di lui. Ero sicura che avesse amato sinceramente sia Anthony che la mamma, ed era un faro di speranza per ogni singolo lupo esistente.

Un uomo fantastico, insomma. Peccato che non avesse mai dimostrato lo stesso affetto che nutriva per Anthony nei miei confronti. Ma c'è anche da dire che la mamma è morta per colpa mia.

Non gli risposi, ma tentai di alzarmi in piedi. Quando finalmente l'operazione fu conclusa, piantai in asso mio padre e caracollai via, appoggiandomi pesantemente alle pareti del corridoio. La mia stanza nella tana era stata recuperata, come ogni altro luogo di casa mia, da un vagone. Io mi ero accaparrata la cabina di pilotaggio, cosa di cui andavo molto fiera. Avevo passato due mesi a renderlo abitabile, ma alla fine ne era valsa la pena. Ora era una specie di scatola di latta rivestita di disegni e scritte, con una spessa tenda nera per coprire i finestrini. Il letto era incassato dove una volta si trovavano i comandi del treno, con una scaletta per arrivare in cima senza problemi. Sicuramente, per una che riusciva a malapena a camminare non era il posto perfetto.

Uscii dal mio vagone sbattendo pesantemente la porta alle mie spalle (che avevo precedentemente riverniciato di verde, disegnandoci dei rampicanti). Davanti ai miei occhi si apriva la tana, vale a dire la vecchia stazione di Walnut Creek. I ragazzi del posto dicevano che fosse infestata dai fantasmi, e per questo non si avvicinavano mai. Viceversa, ogni lupo che passava da queste parti veniva per dare un'occhiata dal vivo al branco. La cosa non era mai troppo divertente perché alla lunga ci si iniziava a sentire come delle statue in esposizione. "Tu sei Brooke, vero? La figlia di Arthur? Come gli assomigli!" Sembrava di avere uno sciame di zie del tutto anonime che ti ronzava intorno tutto il giorno. E a volte persino tutta la notte. Insopportabile.

She wolf - falling to piecesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora