Il campo di battaglia è disseminato di cadaveri. Amici, nemici, conoscenti e sconosciuti... tutti morti. Morti per un bene superiore, la pace.
Morti per un mondo che probabilmente libero dal male non lo sarà mai e che vedrà questa pace per poco tempo... per il momento dovremo accontentarci temo.
Pace.
Sospiro e mi siedo a terra, incurante del sangue, della polvere e della cenere che mi circonda. La mia tuta è strappata e lacera, cade a pezzi. Mi levo la felpa e rimango in maglietta mentre una leggera brezza mi scompiglia i capelli.
Lo ammetto, quest'ultima battaglia mi ha consumato, fisicamente ed emotivamente. Prendo un pugno di cenere e faccio scivolare lentamente i fiocchi grigi e polverosi tra le mie dita «Cenere alla cenere...» sussurro mentre la brezza riporta la cenere a terra.
Una mano si appoggia sulla mia spalla facendomi sussultare «Tutto bene? Naruto il tuo braccio ha bisogno di cure, ho fermato l'emorragia ma dobbiamo portarti in ospedale» mi sussurra Sakura. Accenno un sorriso
«Niente che il tempo possa sistemare... Sasuke?» domando alzando lo sguardo verso la mia amica.
«È partito, non è voluto restare» mi risponde rassegnata Sakura. Alzo appena le spalle e mi sdraio per terra alzando una nuvola di polvere. Il vento fischia attraverso le rocce e i detriti, sollevando mulinelli di terriccio e cenere. Sakura mi sorprende sdraiandosi accanto a me e poggiando la testa sull'incavo della mia spalla «Non fai niente?» mi domanda infine dopo un lungo silenzio. Non lo chiede per lei, lo chiede per me.
«Se vuole tornare sa benissimo che un posto per lui c'è sempre. Lo sai come è fatto... è un testone con cui è impossibile ragionare, non ha alcun senso. Lo abbiamo imparato a nostre spese per tre anni, o sbaglio?» butto fuori di getto, dopo tutto questo tempo, quasi come a voler tirare fuori tutti i miei pensieri. Incastro il mio sguardo nei suoi occhi verdi, i nostri volti sono così vicini che potrei... ma non lo faccio. Non ho mai avuto il coraggio di farlo.
«Hai ragione. Anche se il re dei testoni sei tu, lo sai questo?» scoppia a ridere lei. È felice come non la vedo da tempo, darei qualsiasi cosa per vederla così per sempre.
«Perché va tutto in cenere Sakura? Perché tutto deve finire e rovinarsi? Perché c'è sempre qualcuno pronto a distruggere quello che qualcun altro ha creato e curato?» domando dopo qualche minuto di silenzio «Perché è così che va. È un ciclo, Naruto... e per quanto tu possa sforzarti, per quanto possa cercare di modificarlo e alterarlo sarà sempre così. Ma, come volevo dirti è un ciclo e questo comporta sacrifici ma anche benefici. Guarda...» Sakura si alza a sedere e prende un pugno di terra e cenere tenendolo poi tra le mani unite a coppa. Il classico bagliore verde del chakra curativo fuoriesce dalle sue mani. Dopo qualche istante, lentamente, dalla terra comincia a uscire un piccolo germoglio che poi sboccia in una piccola margherita.
«Vedi? Sotto di noi è pieno di vita, bisogna solo saper attendere. Cenere alla vita» dice sorridendomi. Mi porge la terra con il fiore, che provvedo a piantare delicatamente accanto a noi.
Ritorniamo a sdraiarci «Vorrei rimanere così per sempre. Con te al mio fianco» l'ho detto... l'ho detto dannazione! Sakura mi guarda sgranando appena gli occhi e con la bocca leggermente socchiusa, ma poi mi sorprende, ancora una volta, ridendo «E hai aspettato che una guerra quasi ci ammazzasse per dirmelo?» la mia compagna di team alza un sopracciglio guardandomi «Prima non aveva senso farlo» ripenso a tutti gli anni passati insieme e a quanto una dichiarazione del genere sarebbe sembrata fuori luogo.
«Forse. Sicuramente anche io non sono stata di aiuto, mi dispiace per questo... ma si può sempre rimediare, no?» risponde dopo qualche attimo di esitazione. Rimango stupito quando mi ritrovo il suo volto a pochi centimetri dal mio, i suoi capelli mi solleticano le guance nascondendo noi due dal resto del mondo.
Timidamente ci avviciniamo finché le nostre labbra si incontrano brevemente. Arrossiamo entrambi quando ci stacchiamo e iniziamo a ridere, finalmente felici.
Chiudiamo gli occhi e rimaniamo così. Noi due.