La Ballerina di Charleston e il Professore di Filosofia

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Sono in dormiveglia nel mio letto. 

Non ricordo bene com'è andata la serata. Non ho bevuto niente, eppure ho i sensi lontani anni luce dalla mia testa. Mi sto per lasciar andare ad un sonno che assomiglia più alla catalessi, che ad un assopimento da stanchezza.

La mente sembra vigile, il corpo scollegato è abbandonato altrove lontano e la nebbia dei pensieri mi gira intorno vorticosa, oltre il limite accettabile.

Crollo.

Scendo le scale, ho appena finito il mio spettacolo speciale di charleston e i muscoli, come ogni volta, li sento un po’ indolenziti. Fa niente, un whisky e passa tutto. Nel locale dove mi esibisco a notte fonda, hanno alcool di contrabbando e a fine serata ci è permesso bere, e magari far bere, se vogliamo.

Il mio lavoro notturno non mi dispiace e poi ho sempre amato ballare, anche se qui i miei costumi sono un po’ succinti, ma pagano bene e ho bisogno di lavorare.

Il proibizionismo impera e alla radio si dice che è cominciata la grande recessione: le prospettive sembrano orrende. La vita notturna si scosta da questi momenti di crisi, al riparo dall’economia ufficiale: gli uomini altolocati possono permettersi di venire a bere in locali come questo, facendo girare denaro anche in periodi di magra.

Mi avvicino al bar e ordino il mio whisky con indosso solo la vestaglia a coprire corsetto e reggicalze. Mi siedo sullo sgabello appoggiata con la schiena al bancone, le gambe incrociate e lo sguardo distratto a guardare la ballerina che si esibisce ora. Le mie scarpe, con gli immancabili tacchi a spillo, si muovono a tempo sul poggiapiedi. Inizio a sorseggiare dal bicchiere, facendo scricchiolare il ghiaccio.

Un uomo distinto, seduto poco più in là da me, mi guarda, sembra voler parlare o dirmi qualcosa, ma lo vedo scostante o forse è solo timido. 

Faccio il primo passo.

“Non ti ho mai visto qui? Genericamente è un posto di assidui frequentatori e il tuo volto mi è nuovo.”

“Già Signora ha proprio ragione, non frequento questi posti e forse non dovrei neanche. Sono un professore di filosofia di una stimata scuola della città e dovrei mantenere un certo contegno.”

“Beh, qui se stai al posto tuo e non molesti le ragazze, nessuno ti dirà niente. Neanche se ne accorgeranno.”

“Signora…”

Lo interrompo bruscamente:

“Lady, grazie!”

“Lady, che ci fa una ballerina così talentuosa in un locale notturno”

“La storia è lunga, ma non vorrei annoiarti”

“Preferirebbe che parlassi io di filosofia, potrebbe addormentarsi.”

“Oh no, no, no, per carità, è fine serata, ma se proprio ti interessa. Sai, nessuno mai si era accorto che avevo studiato, genericamente mi guardano le forme o cosa indosso e non si accorgono che la sostanza ha anni di studio dietro.”

Inizio il mio racconto: 

“Ho avuto un'infanzia tranquilla, figlia unica di famiglia benestante, che ha potuto anche farmi studiare danza in una prestigiosa accademia di New York, alla quale sono stata ammessa con un esame molto duro. Dopo due anni di sacrificio, visto che frequentavo le lezioni dopo la scuola, i miei genitori si sono ammalati per un’infezione contratta durante un viaggio all’estero. Poche settimane di agonia e sono morti. Non ti dico che colpo ho subito, oltre alla perdita lacerante, ho dovuto stravolgere la mia vita. Sono andata a vivere da una zia in periferia, ho dovuto necessariamente cambiare scuola e lasciare l'accademia, nonostante i miei voti fossero tra i migliori. Dopo poco, visto che mia zia non ce la faceva e avevo raggiunto la maggiore età, mi sono dovuta mettere a lavorare e sapevo fare solo una cosa: ballare. Qualche anno fa, sono venuta qui per un provino e mi sono ritrovata sul palco a ballare in abiti succinti, sotto gli occhi di una platea eccitata e la cosa mi è andata bene, per fortuna non chiedono di concedermi ai clienti. Alla fine, faccio un lavoro che mi piace, mi pagano bene anche se ogni tanto scappa qualche spintone nel locale per troppo testosterone misto all’alcool."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 03 ⏰

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