Capitolo 44

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JUGHEAD

Sentivo un dolore atroce alla schiena, ma guardando negli occhi di diamante di Ruby ne sentivo meno.

Mi sembrava che qualcuno stesse usando un coltello per tagliarmi lentamente a pezzettini. Sentivo la mia forza dissiparsi e la mia anima tagliuzzarsi in sempre più piccoli pezzetti.

Ruby smise di piangere e mi guardò. Mi guardava come se tutto il suo mondo stesse svanendo. Ma lei non sapeva che era lei a essere tutto il mio mondo. Non pensavo che glielo avrei mai detto.

La frustata arrivò forte e decisa, andando a colpire esattamente nello stesso punto della precedente. Urlai. Non riuscivo più a trattenermi. Sentivo il sangue colare sulla mia schiena e gocciolare per terra.

Iniziai a osservare attorno per permettermi di non pensare a quello che stava accadendo. Notai molto distrattamente Arya che correva via da Ruby e così non ci feci molto caso.

Mi misi a guardare Ruby. Se dovevo morire, volevo morire con la persona che amavo di più al mondo sotto agli occhi. L'amavo davvero? Sì, credevo di sì. Non mi ero reso conto di essermi innamorato di lei finchè non mi ero ritrovato sul punto di morire... Buffo come ti piglia per il culo la vita, vero?

Continuai a guardarla imperterrito cercando di non sbattere mai le palpebre per non perdere neanche un solo cambiamento nella sua figura. La vedevo lì, di fronte a me, gli occhi bagnati di lacrime, le mani attaccate alle catene che tenevano strette qualcosa e che mi fissava come se fossi la sua ragione di vita.

La guardavo e intanto urlavo, le sorridevo e intanto un'altra frustata si abbatteva sulla schiena.

Non resistivo più... Iniziai a piangere. Iniziai a piangere davanti a lei, che mi guardava come se mi volesse salvare da tutti i mali del mondo. Allungò una mano come se volesse afferrarmi, ma le catene la tennero ancorata al muro.

Ricominciò a piangere anche lei e sussurrò: "Mi dispiace... è tutta colpa mia."

Io volevo urlarle che non era colpa sua, che anzi, era colpa mia se mi dimostravo debole di fronte a lei. Che non volevo sembrare debole, ma ormai le mie barriere erano cedute. Avevo così male che non resistevo più. Non riuscivo più a parlare. E io volevo dirglielo davvero. Volevo dirle che era una delle persone più forti che conoscevo, che invidiavo la sua schiettezza e il suo saper mandare a fanculo chiunque. Che la amavo per ciò che era: in parte stronza, lunatica, spesso incazzata, scontrosa e testarda. Che l'ammiravo per la sua forza e il suo coraggio ma non riuscivo a dirlo. Non riuscivo a respirare. Il vuoto mi stava reclamando.

Piano piano i miei occhi si stavano spegnendo e lei parve notarlo: "Smettetela! Smettetela immediatamente! Stronzi che non siete altro... Lasciatelo in pace... per favore" tirava così forte le catene che iniziò a sanguinare dalle mani, sporcando ciò che teneva in mano.

Continuò a piangere silenziosamente. Poi si fermò. Lei si immobilizzò. Smise addirittura di piangere. Si mise quasi ad ascoltare qualcosa, poi sgranò gli occhi e guardò quello che teneva stretto tra le dita.

Sorrise. Non uno di quei suoi rari sorrisi che mi piacevano molto. Ma un sorriso inquietante quasi al limite tra assassino e crudele.

Poi si trasformò. La prima cosa che notai, o meglio, sentii, furono le ossa che si spezzavano.

Poi vidi gli occhi. Tornarono quel rosso sangue che odiavo e apprezzavo assieme. Li odiavo perché non mi permettevano di vedere quei lapislazzuli, ma li adoravo perché la rendevano sè stessa.

Po spezzò le catene e si tolse il collare, infine si trasformò completamente.

Per poco non ebbi un infarto. Infatti il suo pelo, non era più bianco. Ma di un nero carbone, così scuro che sembrava un velo che presagiva la morte.

Metteva paura davvero. Gli occhi rossi spiccavano come i rubini dalla quale prendeva il nome. Occhi di sangue e pelo di tenebre.

A quanto pareva, l'ascesa della regina era solamente appena iniziata.

The Pendant of Werewolf's QueenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora