49. Nella mia bocca parole che non si dicono

192 14 13
                                    

Marco POV

"Ciao biondino."

"Ciao Marco, ho pensato di chiamarti, ma non volevo disturbarti."

"Non disturbi, sono arrivato a casa poco fa. Come stai? Che hai fatto oggi?"

Mi misi seduto sulla sedia del terrazzo, faceva caldo anche se era tardi e l'aria era fresca. Dopo una giornata del genere, come potevo sentire freddo, anche se ci fosse stato.

Mi accorsi in quel momento che avevo baciato due uomini diversi nel giro di poche ore, ed era la prima volta in vita mia che facevo una cosa simile. Non ero mai stato uno dalle idee confuse, avevo sempre chiaro cosa volessi e ora che non ne sapevo nulla, che dentro di me non c'era nulla di definito e concreto, mi faceva quasi strano pensare di essere riuscito in una cosa simile. Forse se lo avessi raccontato ai miei amici, neanche ci avrebbero creduto.

"Pomeriggio ho lavorato ad un progetto che avevo in sospeso. Stasera invece sono uscito con un amico che non vedevo da un po'."

"Un amico?"

Lo sentii ridacchiare. "Sei geloso? No perché eri tu quello a stretto contatto con il tuo ex per tutto il giorno."

"Certo che sono geloso. Non dovrei esserlo?" Sospirai, ignorando la frecciatina su Alessandro.

"No, non dovresti. Io ho occhi solo per te."

Mi ritrovai a sorridere, come un ebete, ma poi il mio sguardo tornò completamente serio e a tratti teso, dovevo dirgli cosa era successo e dovevo farlo subito. "Ascolta io devo dirti cosa è successo oggi."

"Siete andati a letto?" Chiese con un tono di voce impastato, sbiascicando appena.

"No, ma avrei voluto. É stato lui a fermarmi. Voglio essere sempre sincero con te. É un periodo complicato e confuso e non voglio ferirti."

"Non vuoi più vedermi?"

"Io vorrei che mi raggiungessi a Roma, come avevamo deciso."

"Allora va bene così Marco."

Sorrisi ancora, come poteva sopportare quella situazione assurda? Forse da una parte avrei voluto che lui si stancasse, in modo da sentirmi messo alle strette e avessi dovuto prendere inevitabilmente una decisione, che comunque ora non ero pronto a prendere.

"Allora ci vediamo settimana prossima. Poi ti mando i dettagli."

-

Ronciglione - 24 Luglio 2024

"Marco, allora come vanno le cose a Milano?"

Avevo passato tre settimane intense, mi ero dedicato alla mia famiglia, a me stesso; prendendomi cura dei campi e dei cavalli di papà. Alla fine Andrea aveva dovuto rimandare il viaggio con me di un paio di settimane per degli imprevisti lavorativi e io ne ero quasi stato felice, in modo da poter finalmente passare del tempo solo per me, a pensare e riflettere. Gli avevo chiesto di lasciarmi un po' di tempo senza sentirci e avevo colto ogni momento per leggermi dentro e per capire in che direzione andare, senza però cavarne molto.

Non avevo ancora parlato con mia cugina, avevo sempre trovato delle scuse, ma sapevo che lei poteva leggermi dentro e che aveva solo aspettato il momento giusto, che sembrava essere arrivato, visto che i bambini erano con Giovanni - mio bassista e cognato - e lei mi guardava con sguardo inquisitore. Non potevo sfuggire da questa cosa e probabilmente anche un po' ero certo che mi facesse bene parlarne.

"Un casino?"

Scoppiammo a ridere.

"Ale come sta?"

Marco Mengoni & Mahmood - Shades of the MoonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora