UN ALTRO RISVEGLIO SENZA TE

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Otto di mattina, per quanto mi sforzassi non riuscivo a dormire più di cinque o sei ore a notte, ero perennemente stanco e con delle occhiaie da sembrare il protagonista di un film horror.
Neanche il tempo di alzarmi che bussarono alla porta.
A stento percepivo una voce maschile minacciarmi dall'altra parte della porta, la stessa maledetta voce che sentivo ogni mattina ripetutamente da mesi, che fungeva da sveglia indesiderata. Decisi di fare le orecchie da mercante quindi rimasi sdraiato sul letto, con il passare del tempo i postumi erano sempre più insopportabili ed ero inabilitato di fare qualsiasi cosa persino di alzarmi senza accasciarmi.
Era diventato mezzogiorno ed erano passati più di una decina di volte a bussare, così mi chiesi se quello che stavo facendo era corretto; dopotutto non ero mai stato una persona incivile né tantomeno un fuorilegge quindi decisi che era giunto il momento di andarmene. O meglio, il momento di fare su quei pochi vestiti ormai stracciati e fetenti che mi erano rimasti e di lasciarmi sfrattare dato che non pagavo l'affitto da mesi. E gli ansiolitici, gli antidepressivi e tutte le altre schifezze chimiche che ingerivo nell' arco della giornata per sentirmi meglio, perlomeno così promettevano, in realtà finivano per farmi stare ancora peggio. Forse ero io il problema che li mischiavo con gli alcolici quasi ogni dannata sera.
Preparai la valigia e mentre giravo per la mia stanza mi sembrò di rivederti. Già a te devo ogni mio capolavoro ed ogni mio successo, tu che mi hai ispirato per anni. 
L'opera che mi ha portato alla fama è proprio l'unica che ancora tengo esposta in camera, mi ricordo ancora il primissimo giorno in cui hai posato per me. Quel quadro è solo stato l'inizio di una lunga serie che mi ha permesso di iniziare la vita dei miei sogni, di ricevere per la prima volta l'attenzione di qualcuno.
Tu mi avevi spronato a esporre nelle piccole mostre di paese ed inaspettatamente qualcuno si era accorto di me. Quel qualcuno si rivelò un famoso gallerista, da lì un'onda di notorietà mi pervase.
La prima volta che ti ho vista sedevi da sola sulla riva veneziana ed io, ancora ragazzino, senza un attimo di esitazione ti proposi di posare per uno schizzo. Tu accettasti e fu proprio nello stupore che brillava nei tuoi occhi quando ti mostrai il mio disegno, che per la prima volta vidi che anche qualcun altro notava il mio talento.
Capì fin da subito che tu eri speciale, eri diversa da qualsiasi ragazza incontrata prima, eri la più bella che io avessi visto mai. Avevi gli occhi azzurri come il mare, occhi grandi in cui mi tuffavo ogni volta in cui ti guardavo; ma soprattutto erano occhi pieni di vita che coloravano come con mille pennellate ogni mia giornata.
Ma poi dovemmo confrontarci con la realtà: io ormai ero un giovane pittore in carriera, tu ancora una studentessa dalle mille ambizioni; io iniziai a viaggiare sempre di più e di conseguenza ad avere molto meno tempo da dedicarti. Iniziai ad ignorare le tue chiamate e a passare le nottate a sballarmi con svariate donne che volevano solo il mio denaro, queste donne non valevano nemmeno un briciolo di quanto valevi tu.
Quando tornai a Venezia venni a scoprire della tua relazione, e non ti nego che da quel momento la mia vita si trasformò in un incubo. Chiunque diceva che eravate affiatatissimi, innamorati follemente l'uno dell'altra; onestamente non ci ho mai creduto, o forse mi sono solo autoconvinto che tra di noi c'era stata un'intesa che era impossibile da sostituire così velocemente.
Io non ho più provato quella maledetta intesa con nessun'altra e non me ne vergogno. Mi vergogno soltanto di come ho rovinato la mia vita per te.
Forse l'ho rovinata perché quella vita la dovevo solo a te, qualsiasi quadro mi parlava di te, difatti mi considero pittore solo con te al mio fianco, Giulia.
Ora mi definisco solo un uomo disperato.

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