La nuova casa non era male, insomma, il muro della cucina aveva qualche crepa e la stoffa del divano in sala era un po' strappata ma per il resto mi piaceva.
Appoggiai il borsone in camera e mi guardai attorno. Il letto era matrimoniale, come piaceva a me.
C'era anche un terrazzo e questo mi fece sorridere, ho sempre sognato di averne uno fuori dalla mia stanza.Aprii la finestra e le vecchie tende impolverate svolazzarono e la polvere mi finì dritta nel naso facendomi starnutire.
"Forse sarà il caso di fare qualche lavoro" mormorai prendendo un fazzoletto.
Presi le altre valigie e cominciai a svuotare i vestiti e gli oggetti personali. Avevo persino un bagno tutto mio.
Finito di mettere a posto staccai immediatamente quelle tende vecchie di non so quanto e detti una pulita con lo straccio alla sporcizia sui mobili.
Non avrei sopportato di dormire in mezzo a tutta quella polvere.
"Tesoro vieni di sotto un attimo" urlò mia madre.
Scesi le scale e mi ritrovai davanti una ragazza più o meno della mia età.
Aveva capelli lunghi e arancioni ed occhi castani chiari."Ciao, passavo di qua e ho visto che c'era una ragazza della mia età che si era appena trasferita" Rise "E quindi volevo fare amicizia"
Le sorrisi. "Piacere sono Amber" le porsi la mano.
"Dare la mano è una cosa da vecchi noiosi" rise e mi abbracciò "Io sono Sarah, piacere mio"
Ricambiai titubante ridacchiando."Vieni a fare un giro?" mi chiese lei.
In realtà ero un po' stanca dopo il lungo viaggio in macchina, e forse avrei dovuto aiutare mia madre.
La guardai in cerca di una risposta e lei mi lesse nel pensiero.
"Tranquilla tesoro, mi arrangio, tra poco arriverà il pittore" si appoggiò alla porta sorridendomi."Okay a dopo mamma" chiusi la porta.
Camminammo un po' fino ad arrivare ad un parco. Mi sedetti subito sulla panchina, mi facevano male le gambe, non ero una tipa molto atletica.
"Già stanca?" mi guardo lei sorridendo.
"Un po'" sorrisi debolmente.Si sedette accanto a me.
"Allora, come mai ti sei trasferita a Londra?" chiese lei. Tipica domanda.
"Vari motivi.." guardai fisso avanti a me "I miei genitori si sono separati e mio padre è rimasto a vivere a Liverpool con mio fratello Jon" feci una linea dritta con le labbra.Mi girai a guardarla e notai che mi stava fissando.
"E poi mia madre aveva perso il lavoro""Mi dispiace..si è sistemato qualcosa?" chiese lei.
"Sì, adesso ha trovato una buona occupazione e anche la casa non è male, anche se ci vuole una sistemata" cominciai a pizzicarmi una pellicina "Ma già mi manca la mia città con tutti i miei amici e parenti" guardai in basso.Lei strofinò una mano sulla mia schiena.
"Londra è una bella città, ti troverai bene" disse lei "E poi sono sicura che li rivedrai presto, non siete poi così lontani.." sorrise.Tirai su col naso sistemandomi meglio la sciarpa. Ormai era ottobre e le foglie si staccavano dagli alberi raccogliendosi in un grande tappeto arancione sul prato del parco.
"Raccontami qualcosa di te" le dissi.
Si tirò indietro una ciocca di capelli e cominciò a parlare. "Io sono nata a Londra e ho sempre vissuto qua. Ho una sorella più grande di due anni che si è trasferita a Manchester. La vedo pochissimo, soltanto a Natale e a Pasqua." sorrise amaramente."Ma meglio così, non la sopportavo, mi trattava sempre male da piccola perchè cercava attenzione dai miei" si grattò il palmo della mano.
"Per il resto, ho molti amici e frequento l'ultimo anno di liceo" mi guardò "Tu?"
"Anche io" sorrisi "Incomincio domani"
"Te li farò conoscere allora" Battè le mani come una bambina e io risi.Rimanemmo ancora un po' a parlare di cosa si fa di solito a Londra e delle varie feste che organizzano i ragazzi nel week end.
Sarà carino vivere qui, credo.Controllai l'ora sul cellulare e dato che si stava facendo buio decisi di tornare a casa. "È meglio che vada, mia madre si starà preoccupando" le dissi alzandomi.
"Okay Amber, scusa se non posso accompagnarti ma devo andare a in pizzeria con i miei, mi stanno aspettando lì. Domani passo a suonarti" sorrise.
"Va bene, ciao a domani" mi girai e cominciai a camminare sotto la luce dei lampioni.
In quel momento pensai che non avevo nemmeno ringraziato Sarah. Insomma, se non mi avesse suonato a quella porta e spiegato tutto quanto l'indomani sarei entrata complentamente nel panico all'idea di andare in quella scuola dove non conoscevo nessuno. Per fortuna c'era lei. Sorrisi sentendomi immediatamente più tranquilla.
Immersa nei miei pensieri non mi resi conto che una persona stava venendo verso di me a passo svelto.
Ci scontrammo con la spalla. L'impatto fu abbastanza violento e questo mi fece sussultare.Lo sconosciuto si girò. Era un ragazzo, aveva una massa di capelli ricci e occhi chiari che brillavano alla luce fioca dei lampioni.
Notai che nonostante facesse freddo era in maniche corte e rabbrividii solo a guardarlo.
Dalla scollatura si intravedevano due tatuaggi uguali ai lati del suo petto, sembravano due rondini.Fece un respiro secco, come scocciato.
Non ebbi nemmeno il tempo di dirgli qualcosa che si girò e cominciò a camminare ancora più velocemente tirandosi i capelli all'indietro.Rimasi qualche secondo a guardalo allontanarsi prima di girarmi e tornare sui miei passi.
Stronzo.Spalancai la porta di casa e l'odore di vernice mi entrò nelle narici facendomi storgere il naso.
"Ciao mamma" urlai.
Nessuna risposta."Mamma?" Entrai in cucina e trovai un biglietto sul tavolo.
"Scusa tesoro oggi ho il turno di notte in ospedale e mi sono dimenticata di dirtelo, ci vediamo domani mattina. In frigo c'è qualcosa da mangiare. Un bacio"
Aprii il frigo e presi uno yogurt alla vaniglia.
Levai le scarpe e mi incamminai su per le scale, ma sentii un miagolo.Mi avvicinai alla porta di casa e la aprii.
"Ciao Lily" sorrisi.La gatta si strusciò contro le mie gambe. Chiusi la porta a chiave e salii le scale mentre mi seguiva.
Mi buttai sul letto. Per fortuna che mamma aveva cambiato le lenzuola.
Lily si acoccolò accanto a me e io accesi la TV.Dopo pochi minuti però la stanchezza cominciò a farsi sentire e così decisi di dormire.
Domani avrei ricominciato la scuola.
Feci un grosso respiro prima di addormentarti mentre una piccola dose di ansia mi pesava sul petto.