Shadee ignora le raccomandazioni di Chanti. Non conta fino a sette e si allena con suo padre tutte le mattine. Incassa colpi, affonda nella sabbia e ogni volta in cui si rialza giura a sé stesso che non sarà una delusione e renderà il re fiero di lui. Conquistare la sua stima e il suo amore è il motivo che gli dà la forza di uscire dal letto al sorgere del sole, anche se i muscoli e le articolazioni lo pregano di non farlo. Con Nandi al villaggio e Chanti lontana, spetta a Maissa improvvisarsi guaritrice e ricucire le ferite. Lo fa senza aiuti magici, con ago e filo, motivo per cui, in poco meno di due settimane, il corpo di Shadee diventa un affresco di lividi, suture e squarci. Suo padre ritiene che ogni taglio sia una medaglia d'onore. Kemala non concorda. È ospite stabile della torretta centrale e lo controlla di continuo appena crede di non essere vista. Non parla mai ma a volte, quando lo sente gemere o lo vede cadere, scatta sulle punte e si sigilla le labbra come se si stesse imponendo di tacere.
«Puoi dirmi cosa pensi» tenta Shadee una sera, dopo che Maissa ha finito di ricucirgli un taglio sull'avambraccio.
Kemala è venuta in cerca della sorella, lo fissa con la bocca piegata in una smorfia. Fa indugiare lo sguardo su un livido che gli gonfia lo zigomo. «Non pensavo fossi così stupido.»
Qualche giorno dopo Shadee va al campo di allenamento. Resiste per un'ora senza incassare colpi ma l'epilogo è il solito: finisce steso a terra, sotto il tiro del frustino che suo padre sfila dalla cintura per rimproverargli l'errore. Stringe i denti in attesa del colpo, ma sopra di sé percepisce solo una vibrazione d'aria.
Chenzira ha intercettato la vergata con Spillo Rosso. Si erge tra il suo allievo e il sovrano come uno scudo umano che non intende spostarsi. «Questo non è un modo sano per allenare. Questo è un massacro e io non resterò a guardare un secondo in più.»
Deve essere impazzito. Nessuno può criticare suo padre, tantomeno ostacolarlo, è come duellare contro un titano che indossa una maschera di impassibilità e acciaio e non si lascia scalfire da nulla, nemmeno dall'acqua che logora un poco alla volta, figurarsi dal fuoco di Chenzira.
«Sei un mio suddito, figlio di Liesna. Forse hai dimenticato la tua posizione?» La voce del re è un soffio che saprebbe ridurre al silenzio perfino l'uomo più coraggioso.
Ma non Chenzira. Il soldato punta i piedi nella sabbia e si rifiuta di abbassare il capo in segno di sottomissione. «La mia posizione è esattamente questa.»
«Chenzira...» Shadee lo supplica, mentre cerca in malo modo di tirarsi seduto. Non può permettere che finisca nel mirino di suo padre solo perché lui non ha ancora imparato a combattere. «Non serve.»
Il suo maestro gli risponde con un sorriso che è il ritratto della tranquillità. «Invece serve. Sono rimasto in disparte anche troppo a lungo.»
Il caldo di Sabbiafine deve avergli dato alla testa. Nessuno osa sfidare suo padre, è il sovrano dell'intera Bolla ed è abituato a debellare ogni rivolta con le misure forti, perché da sempre tutto in lui è sottomesso al rigore e alla disciplina.
Re Tavare accarezza l'elsa della sciabola. «Devo ricordarti che Bulbun ha violato le regole della casata e che continua a farlo quotidianamente? E devo ricordarti che solo per intercessione della regina l'ho risparmiato? Che solo grazie alla mia clemenza la sua testa non è finita su una picca assieme a quella della tua sgualdrina del deserto?»
Basta nominare Bulbun e Nandi perché il fuoco di Chenzira si spenga e una cascata di gelo si riversi su di lui, gli rubi la forza di ribattere. Shadee sente la gola stringersi in un laccio. «Chenzira, per favore.» Non vuole costringerlo a scegliere tra il suo allievo e la sua famiglia. «Va' al villaggio.»
«E restaci» conclude suo padre. «Restaci fino a quando non ti sarai schiarito la memoria. È mio figlio e spetta a me pensare a lui. La prossima volta che un Secondo lo attaccherà grazie ai miei insegnamenti saprà difendersi. I tuoi allenamenti da donnetta lo hanno solo rammollito.»
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Una storia di ali e spilli
FantasyLe Bolle di Rovi e Rugiada sono nemiche per un motivo che con il tempo si è scordato. Omicidi, furti e agguati hanno generato una spirale di odio che non è mai sfociata in una guerra aperta, sebbene il terrore di uno scontro sia alle porte. Nella Bo...