Spinsi il pulsante rosso ed il carrello del bersaglio avvicinò la sagoma che avevo ridotto in mille pezzi, mentre la canna della mia Beretta ancora fumava.
"Ehi Miller, il capo ti ha convocata in ufficio". Così il collega mi destò dalla concentrazione ed accennai col capo. Riposi le cuffie, gli occhiali nello zaino e, per ultima, la mia fidata arma nella fondina.
Era inizio giugno, ma l'aria era umida e soffocante, il caldo era arrivato ed era accentuato dalla divisa. Sentii una goccia di sudore scendere al centro della schiena.
Mi recai dal capo, sapendo di ricevere un altro rimprovero per il mio comportamento.
L'ufficio era piccolo e dai colori grigi, sul muro dietro la scrivania erano affissi tutti i riconoscimenti ed alcune coppe troneggiavano su di una mensola, esposte per mostrare l'abilità nel golf.
"Agente Miller, per l'ennesima volta non hai ascoltato gli ordini ed hai agito di testa tua!", gridò il comandante Williams, mentre mi squadrava dalla testa ai piedi. Era un uomo piccoletto e calvo, non sopportava la mia irriverenza nei suoi confronti, soprattutto quando avevo ragione.
"Uhm, se non sbaglio ho ammanettato quel figlio di puttana che a voi altri è scappato per ben tre volte." Scandii le ultime parole. "Con tutto il rispetto, non incazzatevi se i problemi vi vengono risolti da un agente donna", risposi spostando il peso da un piede all'altro, incrociando le braccia al petto.
Il comandante, rosso in viso, si avvicinò e puntandomi il dito all'altezza del mento, dai suoi appena 165 cm, continuo furioso.
"Sei fuori Miller! Sarai trasferita e visto che sei così cazzuta, ti spediamo in Colombia!"
Ma che stava dicendo! Da Quantico alla Colombia!?
"Colonnello non può farmi questo! Proprio ora che stavo... stavamo per prendere tutta la banda dei Davis!"
Batteva le punte delle scarpe per il nervosismo, poi si ricompose, stirandosi con le mani la giacca verde militare dove aveva appuntate le dorate spille dei gradi.
"Siediti Miller", mi fece segno con la mano ed obbedii. "Il comandante Lopez mi ha chiesto di inviargli i miei migliori agenti... tu e Johnson sarete trasferiti momentaneamente ed affiancherete la squadra speciale", appresi con una punta di soddisfazione.
"Si può sapere almeno chi dobbiamo mettere dietro le sbarre?" chiesi.
"Avrete tutte le informazioni in loco. È una missione di livello sicurezza alto, per cui non sono in possesso di altri dettagli. Dopodomani prenderete l'aereo e raggiungerete la sede della DEA. Lì incontrerete Lopez ed i suoi agenti ai quali sarete affiancati e, mi raccomando Miller, non fare cazzate!", avvertì e mi congedò.
Uscii dal suo ufficio incavolata nera, stavo finalmente terminando quella operazione antidroga in tempo record e mi spedivano in Colombia e con quello stronzo maschilista. Ma prima o poi gli avrei fatto saltare i denti se solo si fosse azzardato a fare qualche altra battutina sul mio aspetto. Per il solo fatto di essere di bella presenza non precludeva la capacità di essere un'ottima agente.
Tornai a casa e, invece di riposarmi, mi svestii dell'uniforme nera ed indossai top e pantaloncini. Iniziai a sfogare la rabbia contro il sacco che penzolava dal soffitto del garage, colpendolo ripetutamente con i guantoni e con la musica a palla nelle cuffie. Mi allenavo ogni santa sera per mantenere i muscoli forti, anche per reggere ben 1,3 kg di arma.
D'un tratto il cellulare squillò, mostrando un messaggio da parte di Andrea. "Siamo tutti da Jenny, ti aspettiamo!".
Andrea era l'unica collega con la quale avevo legato un po' e, sapendo della mia partenza, sicuramente aveva organizzato qualcosa al bar dove ci fermavamo spesso dopo aver smontato dal turno.
Mi gettai sotto la doccia ed il profumo di cocco del bagnoschiuma mi inondò le narici, provocandomi un effetto rilassante.
Seppur un soldato, mi piaceva essere femminile al di fuori del lavoro. Misi un filo di trucco ed il mio immancabile rossetto. Lasciai la lunga chioma liscia libera dalla stretta dell'elastico che portavo per tutta la giornata.
Pescai nel grande armadio a muro una gonna nera, una camicia bianca e dei décolleté non troppo alti, visto che già di mio avevo le gambe lunghe. Afferrai la borsa, le chiavi del Range Rover ed uscii di casa.
Arrivata al locale trovai Andrea ed altri colleghi, compreso Jack, che mi salutarono calorosamente.
"Mi spiace che te ne vada", disse Andrea con aria stanca. Era ancora in divisa.
"Il tempo di acciuffare i narcotrafficanti e ritorno, non rinuncio al mio appartamento", feci con tono scherzoso, o quasi.
"Hey bambola, dunque, ci faremo questo bel viaggio insieme", interruppe Jack con espressione già brilla, alzando a mezz'aria la bottiglia di birra che teneva nella mano destra.
"Non illuderti", risposi infastidita.
Ci sedemmo sugli sgabelli intorno all'alto tavolo in legno scuro ed iniziammo a chiacchierare. L'atmosfera era amichevole, le luci soffuse e la leggera musica in sottofondo rendevano il tutto ancora più intimo.
Dopo qualche drink, decidemmo di rincasare, posto che la mattina seguente dovevamo sbrigare tutta la faccenda burocratica per il nostro arrivo in Colombia.
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AMOR LOCO
RomantizmKaren Miller, agente della DEA, viene temporaneamente trasferita in Colombia, dove incontra l'affascinante agente dagli occhi bruni. ATTENZIONE: linguaggio scurrile, linguaggio esplicito, scene di sesso esplicite. La storia è frutto di fantasia e il...