prologo

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«O nini, che è sto broncio?»  mi riprende Angela mentre mi accompagna verso la casa dove farò il colloquio. 

«Io non ho il broncio» rispondo con le labbra serrate, stringo i pugni tenendo il volante fino a far diventare bianche le nocche.

«Se vuoi lo chiedo in un altro modo, perché hai il muso lungo?» cerca di nascondere un sorriso vedendomi sbuffare.

Sin da piccola ho sempre sofferto di ansia da prestazione, ho pensato che durante gli anni sarebbe sparita o almeno affievolita ma é stato tutto il contrario. 

A questo si è unita la mia ansia sociale e la claustrofobia.

insomma non mi faccio mancare nulla!!

«E se fosse un uomo scorbutico e la bambina una mini serial killer?» chiedo facendomi venire così tante paranoie che quasi sbaglio strada. Quando Angela si è presentata sotto casa mia cioè di fronte alla sua bussando come se ci fosse un imminente pericolo in vista mi sono spaventata da morire, mi ha fatto vedere l’annuncio e mi ha letteralmente obbligata a candidarmi. Sin dalla prima occhiata l’ho trovata molto strana questa proposta di lavoro, nel senso, chi sano di mente pagherebbe 1800 euro al mese per cucinare pasticcini a una bambina di cinque anni in casa sua? Un serial killer ovvio!!

«Se ha una bambina di cinque anni molto probabilmente sarà un bel giovanotto» commenta Angela alla mia sinistra. 

«E smettila di assillare la tua povera mente con queste assurdità, tanto so già come andrà a finire» continua rivolgendomi uno strano sorriso segno di chi la dice lunga. Aggrotto la fronte guardandola di traverso.

«Sei diventata una veggente e non mi hai detto nulla?» la prendo in giro  con un ghigno stampato in faccia. la tensione sembra diminuire per fortuna ma appena vedo il cartello bianco con la scritta MONTEGUIDI il cuore mi sale dritto in gola. 

«No cara mia, ma ti conosco abbastanza da sapere che prima di ogni appuntamento ti fai prendere dal panico inutilmente. Il bello è che una volta finito tutto l'ambaradan ridi di te stessa pensando a quanto sciocca sei stata a stressarti così tanto fino a farti cadere quei pochi capelli che ti sono rimasti» risponde accarezzando la mia lunga chioma nera o come dice lei il nido di uccelli che ho in testa. 

Ha ragione, mi sono rimasti pochi capelli in testa e le pasticche che mi prescrive la dottoressa non funzionano neanche un po’. Ricordo con nostalgia i miei ricci definiti che mi arrivavano fino al sedere, mi svegliavo sempre un paio d’ore in anticipo per curarli a dovere, ero quasi ossessionata. 

«Ho un brutto presentimento Angelì, credimi quando ti dico che non andrà a finire bene. E poi i miei  capelli sono bellissimi e setosi, semplicemente non me ne curo come in passato.» replico spiccata, cercando di autoconvincermi.

«E per fortuna!! ancora ricordo quando sei entrata in casa mia di soppiatto alle cinque di mattina solo per prendere un barattolo di miele.» mi indica col suo lungo bastone nero quasi colpendomi l’occhio.

«Angelì» ringhio avvicinandomi alla portiera «Dovevo fare un impacco ai capelli con miele e yogurt. sei tu che mi hai dato le chiavi di casa per ogni evenienza» aggiungo cercando di nascondere un sorriso di fronte alla sua faccia sbigottita.

«Ti avevo detto che potevi entrare per una questione di vita o di morte, ma entrare alle prime luci dell’alba a casa di un'anziana malata per prendere del miele non mi sembra così importante» roteo gli occhi all’indietro muovendo la testa a destra e a sinistra.

«Probabilmente io e te abbiamo una diversa considerazione sulla frase questione di vita o di morte» 

«Sicuramente» ribatte in fretta, ci guardiamo per un secondo e ci lasciamo travolgere dalle nostre risate. 

Se non ci fossi tu Angelì, come farei!

«Ma sei sicura che sia questa la casa?» chiede Angela alla mia sinistra squadrando con aria sognante l’abitacolo dinanzi a noi. 

«L’indirizzo è questo» confermo controllando il telefono iniziando a sentire il disagio padroneggiare. 

«Nell’email che ti ha mandato avevo capito che vivesse da solo con la bambina, ma questa casa è in grado di ospitare come minimo dieci persone» si avvicina ad una pianta e la guarda estasiata. 

«Si prendono cura delle piante, hanno il mio consenso» aggiunge iniziando ad annusare ogni tipo di pianta che ci circonda.

«Consenso per cosa?» domando inarcando il sopracciglio, lei scuote la testa con un sorriso a trentadue denti e mi fa segno di suonare il campanello indicando la porta.

«Suona tu, mi vergogno» ammetto mangiandomi le pellicine delle unghie, cosa che faccio quando sono sotto stress. 

«Ayla» mi ammonisce ora con sguardo serio. 

«È tutto troppo strano, non me la sento.» piagnucolo come una bambina. 

«Ayla» ripete avvicinandosi «Lo vedi questo?» indica il bastone nero che porta sempre con sè. 

«Fino a prova contraria quella quasi cieca sei tu!» la prendo in giro ridendo. Continua ad avanzare appicicandomi al muro. 

«Fai poco la simpatica, se non suoni entro tre secondi te lo ficco su per il c..» 

«Ayla guler?» una voce forte e autoritaria si sovrappone alla  minaccia di Angela, ci giriamo contemporaneamente e quello che vediamo lascia senza parole addirittura l’anziana davanti a me che mi tiene ancora puntato il bastone contro. Due occhi marroni assottigliati puntano alla nostra direzione, spalle possenti, folti capelli neri, barba ben curata e vestito con un camicia bianca che mette in risalto i suoi muscoli.

Per l’amor del cielo, un minimo movimento rischierebbe di far saltare qualche bottone! 

Avanzo lentamente verso l’uomo e annuisco continuando ad ammirarlo.

«Mi fa piacere che sia venuta in anticipo.» mi scruta attentamente a partire dalla testa ai piedi come se mi facesse un'analisi, poi la sua attenzione si sposta verso Angela, che se non la conoscessi bene direi che stia arrossendo.

 «Buongiorno, vi prego di seguirmi» si avvia dentro la casa lasciando una scia di profumo così intenso da farmi venire subito il mal di testa. Il silenzio di Angela mi preoccupa, mi volto di scatto e la vedo appoggiata al muro mentre rigira il bastone tra le mani con lo sguardo sulla porta bianca. 

«Nini, posso dire una cosa?» abbassa il tono di voce per non farci sentire, mi avvicino incuriosita.

«Hai proprio avuto una botta di culo, ha tutto il mio fottuto consenso» e si avvia a passo svelto all’interno lasciandomi letteralmente a bocca aperta.

Ciao a tutti, spero vi piaccia il prologo.
Alcuni personaggi di questa storia sono reali come alcuni fatti accaduti,
per me è molto importante perchè è dedicato ad una persona speciale!!
Ditemi la vostre opinione che sia negativa o positiva sarà sempre ben accetta!!

Disastro in casa MikaelsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora