͓̽C͓̽a͓̽r͓̽t͓̽a͓̽ ͓̽d͓̽i͓̽ ͓̽z͓̽u͓̽c͓̽c͓̽h͓̽e͓̽r͓̽o͓̽

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POV JUNGKOOK

A teahyung in qualche modo piaceva stuzzicarmi, gli piaceva farmi notare che, in fondo, io non ero all'altezza della situazione,e di conseguenza, non ero la persona adatta per prendermi cura di jimin. qualche fondo di verità, ahimè, c'era.

''sii onesto con te stesso kook, in questi anni hai solo giocato con jimin, pensi che lui ti possa perdonare?'' mi domandò, infatti. Con un ghigno perentorio in faccia. Sapevo che non stesse dicendo queste parole per un scopo personale,era solo il migliore amico di jimin,era naturale una reazione cosi da parte sua.

Sconsolato, abbassai le spalle. Ma non mi persi d'animo. ''hyung... io credo che debba affrontare le mie paure,e jimin questo lo sa'' , affermai.

Taehyung si lasciò sfuggire un mezzo sorriso.

Quest'ultimo mi diede una pacca sulla spalla e con grandi falcate, andò via, lasciandomi di nuovo solo. Libero di vagare tra i miei pensieri e di dare sfogo alle miriadi di cose a cui pensare.

E se ripensavo alle sue cosce lisce, la testa mi girava di nuovo. Tornai con la mente a lui schiacciato sotto la mia bocca, alla sua dolce natura rarefatta. A come aveva mugugnato il mio nome quando c'era la mia lingua dentro di lui e di come aveva stretto i miei capelli con avidità. I suoi occhietti da volpe, le sue labbra caramellate, la sua lingua velenosa. Il mio cazzo all'apice della sua esistenza.

La cosa peggiore era stata che per un attimo,jimin lo avevo desiderato così tanto da lasciarglielo fare, da non trovare la forza di reagire . Non avrei dovuto, cazzo. Percorsi l'uscita della mia camera,avevo bisogno di vederlo, e di certo la chiacchierata con taehyung non era stata d'aiuto.

I miei plami delle mani aderirono alla superficie della porta in legno della camera di jimin,con riluttanza, senza bussare, mi feci spazio tra le 4 mura bianche, soffermandomi sulla sua figura inerme sul letto candido.

Ma se lo guardavo dormire, di nuovo, era come ripercorrere quei momenti e quei desideri.

Fu mentre rimuginavo sui miei peccati, che le sue palpebre si scossero di poco e in un attimo afferrai la maniglia per chiudere alle mie spalle la porta, lui si destò del tutto. Il suo sguardo vacillò intorno alla stanza, sconcertato, e poi arrivarono a me. I suoi occhietti si inumidirono all'istante, soffermandosi sulla mia figura inerme sullo stipite della porta.

''Ehi...'' Quando lo salutai, fece leva sui suoi polsi per poggiare la schiena alla testiera del letto.

L'ultima volta che ero stato tra quelle quattro mura eravamo reduci da un gioco sadico e questa volta era più o meno lo stesso, ma era come diverso. Sapere che il nostro rapporto si era quantomeno equilibrato, mi rendeva sereno e al tempo stesso consapevole che dovevo darmi una mossa, o avrei perso jimin per sempre.

La sua andatura si spinse in avanti,non me lo lasciai ripetere una seconda volta, con un passo deciso varcai la sua camera, mentre lui,alzatosi, iniziava a muoversi nella stanza guidato dall'abitudine. Allora poggiai la schiena contro la porta alle mie spalle e rimasi a guardarlo.

Aprì il suo armadio per frugarci dentro. ''Allora, hai intenzione di restare a guardare mentre mi spoglio?'' mi chiese, impertinente.

Così alzai gli occhi al cielo e mi voltai, puntando la porta in legno da cui ero entrato. Lui iniziò lentamente a togliersi i vestiti.

Ascoltai i suoi movimenti con tremenda attenzione. I pantaloni del pigiama che gli scendevano lungo le cosce e si aggrumavano attorno alle sue caviglie, il sopra che veniva sfilato via dalla testa e lanciato sul letto.

L'attrito tra le sue gambe e la stoffa di un paio di pantaloni aderenti, una camicetta a righe celesti seguita da un maglioncino blu.

''Okay, puoi voltarti''. Mi invitò, come se non avessi avuto modo di osservare con la coda dell'occhio la sua pelle nuda attraverso il riflesso dello specchio posto sulla parete alla mia destra. Sorrisi beffardo,mentre come in coda, i ricordi della sera prima si affolarono sulla mia mente.

''È successo qualcosa?'' disse, una volta giratosi dal riflesso dello specchio per darsi le ultime ritoccate ai capelli mossi, si soffermò dinnanzi a me,e non permisi ai miei pensieri impuri di interrompere la conversazione per imprigionare le mie labbra sulle sue.

Feci spallucce, la mia andatura vacillò mentre mi sedetti sul letto disfatto, inarcando il capo per vedere meglio la sua espressione ancora leggermente assonnata. Fu in quell'attimo che il biondino si avvicinò al mio corpo seduto,e con occhi puntati dritti sulle mie iridi,posizionò il suo basso ventre,particolarmente vicino al mio capo. Le mie mani vacillarono tra il suo giro vita,premendo flebilmente il tessuto della camicia per contornare il suo busto.

Mi lasciai perdere nei suoi occhi, risi di gusto,consapevole che lì c'era poco da pensare, io volevo stare accanto a park jimin,questa volta,definitivamente.

𝐁𝐎𝐑𝐍 𝐒𝐈𝐍𝐆𝐄𝐑Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora