capitolo 2

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Mentre i primi raggi di sole fanno capolino attraverso le tende, mi svegliai con uno sbadiglio e allungai le braccia sopra la testa. Era sabato, tre giorni dopo "l'incidente", come decisi di chiamare da quel momento in poi quel bacio. Feci un respiro profondo e mi sedetti sul letto. Mentre i primi raggi di sole facevano capolino attraverso le tende, mi svegliai con uno sbadiglio e allungai le braccia sopra la testa. Era sabato, tre giorni dopo "l'incidente", come decisi di chiamare da quel momento in poi quel bacio. Feci un respiro profondo e mi sedetti sul letto.
L'ansia per quell'episodio tornò a farmi visita, come un'ombra che non riuscivo a scacciare. Come avevo potuto trovarmi in una situazione così imbarazzante? Gli sguardi, le risate, la sensazione di essere esposta a un pubblico giudicante. Eppure, c'era qualcosa di strano in tutto questo. Quel maledetto bacio... mi era piaciuto. La mia mente si ribellava a questa verità, come se avessi tradito me stessa. Non era solo un bacio; era il mio primo bacio. Un momento che avrei dovuto vivere in modo diverso, non in mezzo a sguardi curiosi e commenti sussurrati. Mi sentivo intrappolata tra la vergogna e la confusione, con un groppo nello stomaco. Odiavo che Ye-Jun avesse il potere di suscitare in me sentimenti così contrastanti. Era tutto così assurdo. Come poteva un gesto così semplice portare con sé una tempesta di emozioni? Ma non riuscivo a negare la scossa che mi aveva attraversato quando le sue labbra avevano sfiorato le mie. Era un miscuglio di emozioni, un'intensità che non avrei mai immaginato di provare. Con un sospiro, mi lasciai cadere sul cuscino, cercando di mettere a posto i pensieri disordinati nella mia mente. Dovevo affrontare la realtà: quel bacio era avvenuto e non potevo farci niente. Presi il telefono e scorsi le notifiche, erano per la maggior parte delle volte le solite email truffa che mi intasavano la email e le solite notifiche dei social che mi dimenticavo di disattivare. Scrollando ancora mi accorsi dei messaggi mandati dalle mie amiche dove mi chiesero come stessi. Decisi che le avrei ignorate per quel momento, le avrei risposto dopo. A causa di tutta quella ansia subita quel giorno, caddi ina una profonda crisi, passai tutta la notte ad avere attacchi di panico e questo anche la mattina seguente. Cercai di reprimere quelle emozioni: infatti decisi di rimanere a casa in quei giorni, senza andare a scuola, sperando che l'evitare l'ambiente scolastico e le persone avrebbe fatto dimenticare agli altri studenti l'accaduto e ristabilito la mia sanità mentale. Decisi di alzarmi e procedere con la mia solita routine e dopo un'ora mi sedetti sulla mia scrivania e iniziai a studiare e cercai di concentrarmi nello studio, cosa impossibile per me da ormai tre giorni. Passarono tre ore e mi accorsi che ormai erano le due del pomeriggio, mangiai qualcosa di fretta e mi preparai per andare fuori. Mi stavo mettendo le scarpe, quando sentii qualcuno entrare all'ingresso: era mia madre, era tornata dal lavoro prima di quanto mi immaginassi.

"Dove pensi di andare in queste condizioni Ivy? Non dirmi che stai andando a lavorare"
Chiese mia madre con fare rimproverante, vedendomi intenta ad uscire.

"Mamma, non ti preoccupare, sto meglio. E poi ho già detto alla signora Smith che sarei venuta oggi. Non posso metterla in difficoltà"

Risposi, allacciandomi le scarpe per poi alzarmi. La guardai. Mia madre, Danielle, era una donna semplice: sulla quarantina, capelli biondi che le arrivavano alle spalle, occhi marroni e di statura media.

"Ma sei stata male tutti questi giorni, cosa succede se poi ti ammali di nuovo?"

Bugia, dovevo avere un motivo valido per restare a casa tutti quei giorni e decisi di fingermi malata. Era stata un'impresa davvero dura, fingersi malata quando tua madre è un'infermiera non è una passeggiata. Ho passato tutta la nottata a guardare video tutorial su internet per avere i risultati migliori e ringrazai quella volta che decisi di partecipare al corso di teatro nella mia vecchia scuola quando mi venne in testa l'idea di diventare un'attrice anni fa, che ha reso la mia recitazione impeccabile.

"Mamma stai tranquilla, sto bene. Non posso lasciare Zoe da sola."

Nel mentre mi misi il mio cappotto. Zoe era una delle bambine a cui facevo da babysitter e anche una delle mie preferite. Era una bambina abbastanza tranquilla e pacata per avere cinque anni, era facile prendersi cura di lei.

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