Era una di quelle sere leggere, fresche, dove la notte non sembra essere fatta per dormire e la rotonda e dolce luna piena riesce a illuminare di gran volta più del sole, una di quelle sere speciali che riescono a vivere solamente gli adolescenti, dove tutto il mondo fuori dorme e dentro la tua stanza sembra finalmente regnare una silenziosa tranquillità. La lampada sul comodino di Jimin era accesa ormai da un bel pezzo, la luce soffusa illuminava le sue lenzuola bianche stropicciate e la sua scrivania in disordine, un disordine che per Jimin era sempre stato familiare e quasi confortante.
Il disordine era qualcosa che faceva parte di lui, che rendeva la sua stanza vissuta e unica nel suo genere, il disordine lo cullava e lo faceva sentire parte di qualcosa. La sua camera non era di certo una discarica ma Jimin preferiva di gran lunga vedere i suoi oggetti personali un po' sparsi ovunque che averli sistemati e ordinati in uno dei suoi scaffali in un modo a dir poco maniacale, preferiva custodirli da qualche parte e trovarli solo quando ne aveva più voglia.
Tra i suoi palmi faceva ruotare meccanicamente un pacchetto di malboro rossa, chiusa ermeticamente, dando spazio ai suoi più sinceri e profondi sentimenti.
E quella notte, proprio come le sigarette di quei pacchetti ancora chiusi, Jimin si sentiva prigioniero del suo stesso corpo. Sì, perchè a volte una persona può sentirsi prigioniera di se stessa ed è come essere chiusi in una gabbia fatta di ossa e di pelle, quando senti dentro il petto qualcosa di pesante che implora di uscire ma che resta in trappola, una trappola creata da te stesso e dalle tue sciocche paure da ragazzino timido e insicuro.
Ripercorse con la mente ogni sentiero sbagliato,ogni caduta ma soprattutto ogni bacio con jungkook. Non era il bacio che aveva immaginato da bambino, non aspettava sulle labbra il sapore acre di così tante lacrime. Jimin aveva sempre creduto che l'amore arrivasse con lo stesso calore di maggio, un raggio di sole sulla pelle ancora pallida, la freschezza della schiuma del mare che sbatte sulle dita dei piedi scottanti. Non si aspettava di certo di attraversare un freddo gennaio, con del fastidioso freddo sulle estremità delle mani., Dei sentimenti così forti che non si sciolgono nemmeno se messi esposti al sole. L'amore che Jimin stava sentendo sulle sue labbra era un amore masochista che detestava con ogni sua molecola ma di cui non poteva farne a meno. Gli accarezzava i capelli, gli baciavacon ardore le labbra, gli sussurrava parole mai ascoltate, il linguaggio delle mani di Jeon Jungkook era indecifrabile: gentile ma doloroso. Lo torturava di baci e lo faceva supplicare "ancora,ancora, ancora"
Strabuzzò gli occhi,tastando con lentezza la sua coscia, le sue mani si intrecciarono ad una lenta ed estenuante danza contro la sua pelle morbida e liscia, percorse la strada per arrivare al punto di estremo dolore, la marcatura, la firma di Jeon Jungkook.
Rovente.
Quel piccolo segno era così, proprio come lui.
Adagiò il suo corpo magro al di sopra delle coperte disfatte, girò la sua schiena, mettendosi in forma fetale. Odiava i sentimenti che provava, odiava come grazie a quell'amore tossico, le sue pillole non lo cercavano più, non c'èra nessuna terza voce maschile a tormentare le notti di jimin, era come svanita, la volontà di farsi del male,perché tanto per quello ci sarebbbe sempre stato Jeon jungkook.
Il suo telefono iniziò a vibrare, la luce diffusa dello schermo illuminò il suo riflesso, unica luce ad occompagnare i raggi lunari soffuse dalle finestre. Accompagnò il suo telefono all'orecchio rimanendo in silenzio, fu una voce profonda a riportarlo alla realtà.
"piccoletto,posso entrare?'' schiari' la sua voce., quella voce non aveva di certo bisogno di presentazioni. Incespicò sulle sue stesse parole, sollevandosi tramite i palmi delle mani,adagiando il suo corpo sulla tastiera del letto. Era notte fonda, riuscì semplicemente ad udire la fine della chiamata ed una porta aprirsi,la figura di jungkook si lasciò traperlare dalle ungenti scie di luce lunare.
Accompagnò il suo volto ad incontrare quello di jungkook,e con docili lacrime,bagno' il suo viso. La figura di jungkook si mosse istintivamente, adagiò le sue calde mani sul freddo volto di jimin, e con occhi discreti, premette i pollici per togliere quelle lacrime salate. Accompagnò le sue labbra sulla guancia destra, baciandola con estrema delicatezza .
Le iridi di jimin a quel punto vacillarono su quelle di jungkook, a sua volta sedutosi nel letto ornato dalla tristezza del suo biondino. Jimin tastò il labbro inferiore del corvino, prima di imprigionarlo nel bacio più profondo che potesse dare in vita sua.
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Oggi capitolo più lungo rispetto agli altri, mi sono presa decisamente più tempo rispetto a quello di ieri, che tempestivamente ho deciso di eliminare perché non mi sono sentita in dovere di proporvi un capitolo gettato dalla fretta. Mi spiace questi cambi di dettatura tra un capitolo ed un altro, dipende decisamente dal mio umore, per cui perdonate eventuali capitoli privi di "buona lettura". Dettò cio spero vivamente che la storia vi possa piacere, questo è decisamente il mio capitolo preferito🙃🙃
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𝐁𝐎𝐑𝐍 𝐒𝐈𝐍𝐆𝐄𝐑
Fanfic⚠️ contenuti maturi ⚠️ '' Non avresti dovuto importunarmi così tanto, mi confondi solo jungkook-ah '' Jungkook era arrivato tardi, arrivava sempre in ritardo. P.Jm x J. Jk -au -smut