NON QUI

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"I'll never leave" ...
"Never mind"

Margherita richiude il taccuino. Si stringe nel suo cappotto. Guarda davanti a sé. Matteo. Istintivamente ripone il taccuino nella tasca sinistra. Fa un passo nella sua direzione. Lui la ferma con un gesto. Le prende la mano. "Non qui". Sussurra, facendola risalire in macchina. Posa la valigia nel cofano. Sale anche lui. Lascia fuoriuscire un sospiro dalle sue labbra. "Che succede?". Margherita è confusa. Matteo non si è mai comportato in quel modo. La osserva per qualche secondo con la testa poggiata sul sedile. Poi riporta il suo sguardo davanti a sé. "Vuoi guidare tu?". "Non cambiare argomento, Matteo". "Te lo dico non appena arriviamo a casa mia, promesso". Matteo poggia la sua mano su quella di Margherita, rivolgendole un sorriso. "Andiamo?". Aggiunge subito dopo, interrompendo il loro contatto. "Andiamo". Silenzio. Respiri. Sguardi. Casa. Sportello. Passi. Porta. "Dobbiamo parlare, Marghe". Sputa fuori non appena si richiude la porta alle spalle, come se quelle parole aspettassero di uscire dalle sue labbra da troppo tempo. "Siediti". La invita indicandole il divano. Margherita fa come le ha appena detto. Matteo si passa una mano fra i capelli. Rimane in piedi a pochi passi da Margherita. Fa un breve respiro. "Io non voglio...non voglio che tu pensi che io preferisca non farmi vedere con te, non è così, avrei dovuto parlartene prima ma è come se dimenticassi chi sono quando sono con te". Margherita non riesce a prestare attenzione alle sue parole. La sua testa gira. Nonostante sia seduta, ha la sensazione di cadere. Ha la sensazione di sprofondare nel mare di parole scritte in quello stupido taccuino, nei pensieri che l'avevano tormentata prima dell'arrivo di Matteo. "Ho bisogno di saperlo, Margherita, ho bisogno di saperlo da te prima di continuare, prima di dirti qualsiasi cosa. Provi qualcosa per me?". Margherita si sorregge con una mano al divano. Lo guarda. Cerca la risposta nei suoi occhi. Vuole vedere soltanto la sua verità. Nulla. Matteo è spaventato. Matteo è confuso. Matteo è nervoso. Matteo non sorride. Margherita lo sapeva. Lo sapeva fin dall'inizio. Sapeva che avrebbe rovinato la luce dei suoi occhi. Sapeva che il vuoto dei suoi occhi non poteva essere compensato dalla luce di quelli di Matteo. Cosa fa ancora lì allora? "Non voglio farti del male". "L'amore non può fare del male". "Io posso farti del male". "Perché continui a non avere fiducia in noi?". "Perché io mi conosco, Matteo". "Anche io ti conosco, Margherita". "Matteo, tu conosci soltanto quello che ti lascio vedere". Matteo fa un sorrisetto nervoso, annuendo con il capo. "Come immaginavo". "Cosa?". "Tu non hai intenzione di andare avanti, io e te probabilmente non saremmo mai nulla, nulla di vero, nulla di reale". Il tono di voce di Matteo stritola il cuore di Margherita. Carta che si accartoccia. Carta che si strappa. "Matteo tu non puoi ripararmi, io non voglio essere riparata, io non voglio il tuo aiuto". "Non ho cercato di fare nulla di tutto questo, tu mi piaci, mi piaci così come sei". "Io non funziono, Matteo e se io non lo faccio, noi non possiamo farlo. Voglio evitarti qualcosa che so che inevitabilmente accadrà ma tu sembri non capirlo". "Ne abbiamo già parlato, Margherita, non mi importa, non importa, io voglio provarci comunque". "Deve importarti, Matteo". "Non puoi convincermi così come hai fatto con te stessa. Non puoi convincermi a vedere ciò che non sei". Matteo socchiude gli occhi. Si passa una mano sul viso. Vorrebbe ritirare ognuna delle sue ultime parole. Margherita si alza. Lo supera. "Dove vai, Marghe?". Margherita non risponde. Si avvicina alla porta. Pensa di andarsene. Non hanno nulla da dirsi. È questo ciò che crede. Margherita non potrà mai dargli ciò che si aspetta. Si ferma. Matteo si volta a guardarla. "Non era questo quello di cui volevo parlarti, non esattamente". I loro sguardi si incontrano. "Io volevo soltanto che sapessi cosa volesse dire uscire con un calciatore come me, in modo che ti sentissi perfettamente a tuo agio e che nulla potesse spaventarti o turbarti, ma non è un problema per te, avevi già scartato questa possibilità ancor prima che tornassi". "Non è così, Matteo e lo sai anche tu". "Per una volta vorrei non saperlo". "Vedi, lo sto già facendo, sto rovinando tutto". "Non puoi rovinare qualcosa che non esiste, Marghe. Non puoi farlo". Qualcosa che non esiste. Non esiste alcun "noi" . Non esiste nessuna "Margherita". Anche le parole di Matteo sembrano ammetterlo. "Non va bene, Matteo, lo capisci? Non va bene che io stia bene solo quando sto con te, non va bene che la mia felicità dipenda da te, non va bene per me e non va bene per te". "Io...". "È meglio se rimaniamo dei semplici amici". Conclude prima che Matteo possa ricordarle un'altra delle mille ragioni per cui si stia sbagliando. "Non capisco, ti ho baciato, hai avuto un attacco di panico, ti ho detto che non ti avrei baciato un'altra volta, tu mi hai risposto che non era stato uno sbaglio perché lo volevi anche tu, mi hai baciato e adesso questo, è quello che vuoi davvero, Margherita?". "Non lo so, Matteo, non so se è quello che voglio, so che è la scelta giusta per entrambi". "Non pensare per entrambi, per una volta pensa solo per te stessa". "Dammi una ragione, una sola ragione per cui dovrei cambiare idea". Matteo le si avvicina lentamente. Nel silenzio. Nel dubbio. Nell'incertezza. Non appena è a pochi passi da lei, si ferma. La guarda negli occhi. Non la sfiora, non la tocca, non dice nulla. Occhi negli occhi. "Questo non è abbastanza?".

Sorrisi||Matteo PessinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora