Capitolo 4

102 4 3
                                    

Le ragazze seminude e con i laccetti degli slip pieni di banconote lasciarono spazio alle nuove. Mi misi in evidenza per mostrare la spilla e dopo qualche minuto fummo raggiunti da una ballerina/escort minuta che, con la scusa di parlare al barista, mi passò sottobanco un bigliettino e si allontanò.

"Non c'era molto da dire agente Pascal", dissi stringendo nel palmo il pezzo di carta.

"Andiamo". Mi prese per il braccio ed uscimmo da quel posto.

Durante il cammino lessi cosa c'era scritto: Puerto Plata, carga, 25 Junio, 8:00.

"Che vuol dire?!" chiesi arrabbiata.

"Quando non ci sono indirizzi si intende la frontiera", informò.

"Che cazzo significa!?", sbottai.

"Il carico passerà da lì a quell'ora, dovremo essere noi ad individuarlo", mi guardò con sguardo sottile.

"Dobbiamo chiedere l'autorizzazione per un posto di blocco?", chiesi.

"Me ne occupo io", eravamo arrivati al mio appartamento, "domani ti do tutti i dettagli".

"Ma agente! Non posso farle solo da accompagnatrice! Sono qui per agire, non per distrarre", riferii con tono sarcastico.

"Bene, allora domattina va in centrale e sbriga la faccenda!".

Nemmeno il tempo di scendere dal veicolo che si allontanò velocemente, lasciando le mie parole al vento.

--------------------

Ore 07:00 a.m.

Mi recai nell'ufficio del capo per ottenere l'autorizzazione a procedere una volta spiegato il tutto.

"Arriverà tra poco, è stato trattenuto all'ambasciata americana", mi informò la segretaria.

Non sapendo come occupare quei minuti, andai in archivio.

"Salve, devo raccogliere dei fascicoli per l'agente Pascal, sono l'agente Miller", dissi all'addetto preposto all'ingresso, mostrando il tesserino.

L'uomo mi aprì la porta con una scheda magnetica. "Appena ha finito, pigi quel pulsante e la porta si aprirà", mi indicò.

L'archivio era enorme. Facevo scorrere le dita sulle varie cartelline impolverate sugli scaffali. Notai ancora dossier su Escobar e compagnia bella. Era davvero emozionante.

Trovai il fascicolo dell'agente Pascal ed iniziai a sfogliarlo.

"José Pedro Balmaceda Pascal, nato a Santiago del Chile il 2 aprile del 1975. Ad appena qualche mese dalla nascita la famiglia si riparò in Danimarca".

Leggendo il dossier riscontrai la sua burrascosa infanzia. 

"Cresciuto in California e arruolato in polizia, entra a far parte della DEA a 30 anni."

Leggevo tutti i suoi trascorsi ed i malviventi che aveva arrestato. Era proprio un uomo in gamba.

Diedi un'occhiata anche al fascicolo sull'agente Wilson ed uscii dall'archivio.

"Miller che ci facevi qui?", mi fece prendere uno spavento. L'agente Pascal mi aveva sorpresa nell'uscire dalla stanza.

"Nulla, mi informo", sogghignai.

"Andiamo da Lopez, ci cerca", disse con sguardo incuriosito dal mio atteggiamento.

Entrammo nell'ufficio del capo, al quale, dopo aver riferito per grandi linee l'accaduto della sera prima, ci informò che avrebbe chiesto l'autorizzazione per andare al confine con Panama. Nel frattempo Pascal ebbe una telefonata.

AMOR LOCODove le storie prendono vita. Scoprilo ora