Il giorno seguente ebbi la mattinata libera, ma non riuscivo a non lavorare.
Mi portai i fascicoli ancora da leggere nell'appartamento ed iniziai a studiarli di primo mattino, appena sveglia.
Toc Toc
Sentii bussare alla porta, nessuno sapeva del nostro appartamento e, chi lo conosceva, non mi aveva avvisato dell'arrivo.
Ero ancora in déshabillé, presi la pistola dal comodino e la caricai lentamente per non far rumore. Con passo felpato raggiunsi l'ingresso e guardai dallo spioncino tenendo la pistola con entrambe le mani puntata verso il pavimento. Riconobbi i baffi scuri. Pascal.
Tolsi le mandate ed aprii la porta qualche centimetro, per non mostrarmi mezza nuda.
"Cazzo agente, mi ha fatto salire il cuore in gola", biascicai a denti stretti.
Si appoggiò allo stipite incrociando le braccia al petto. "Mi fai entrare?". Abbassò appena gli occhiali da sole sul naso.
"Ho la mattinata libera", lo informai.
"Non più", rispose.
Mi costrinse così ad aprire e rivelargli il mio poco adeguato abbigliamento. Indossavo una sottoveste in seta bianca a bretelline.
Entrò, si guardò per qualche secondo intorno e poi rivolse il suo sguardo su di me.
Alzò il mento ispido e mi osservò dalla testa ai piedi, lentamente, con i suoi profondi occhi scuri.
"Dunque? Cosa c'è di così urgente?", chiesi, passandogli accanto sfrontata a sfiorargli la mano con il fianco. Mi misi a sedere sul divano con una tazza di caffè fumante.
Si inumidì le labbra. "Domattina alle tre dobbiamo partire, ti passo a prendere qui", informò.
Mi guardava insistente, con le labbra socchiuse. Poi lo sguardo scese sul mio seno libero da qualsiasi costrizione. La sua presenza non mi era indifferente e se ne accorse anche lui dalla reazione dei miei capezzoli.
"Se è tutto, preferirei andarmi a vestire, se non le dispiace".
Si avvicinò e mi toccò la guancia, ove si notava appena la macchia giallastra del livido. La sua mano era calda.
"Ti fa ancora male?" accarezzò leggero con l'indice.
"No, sto bene", gli sorrisi.
Era all'in piedi sulla mia sinistra, alla fine del divano, e non potetti non notare il rigonfiamento dietro la patta dei pantaloni che avevo proprio all'altezza degli occhi.
Non potevo farlo, era un mio superiore. Non potevo.
Mi alzai, ero scalza e la moquette mi infastidiva sotto la pianta dei piedi. Eravamo vicini, troppo vicini.
Poggiai la tazza col caffè sul bancone dietro di lui e potetti percepire appena la sua eccitazione a sfiorarmi la coscia. Un'ondata di calore pervase il mio corpo.
Raccolsi i capelli in una coda alta, guardandolo dritto negli occhi che erano all'altezza dei miei, evidenziando inevitabilmente il seno. D'istinto fissai le sue labbra leggermente nascoste dai baffi e mi chiesi che sapore potessero avere.
Non avrei fatto di certo il primo passo.
"Bene, mi dia qualche minuto", sparii nella camera da letto.
"Eccomi", ritornai in cucina vestita adeguatamente. Il meteo in quella zona era alquanto bizzarro, dovetti indossare il giubbino di jeans. Si alternavano giornate afose a giornate fresche.
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AMOR LOCO
RomanceKaren Miller, agente della DEA, viene temporaneamente trasferita in Colombia, dove incontra l'affascinante agente dagli occhi bruni. ATTENZIONE: linguaggio scurrile, linguaggio esplicito, scene di sesso esplicite. La storia è frutto di fantasia e il...