UNO SPIRAGLIO DI LUCE?

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Non ho più tempo per pensarti, per chiedermi dove sei, e specialmente se ora sei davvero felice, ora che ti sei ripulita da tutto il veleno con cui macchiavo la tua pura innocenza.
Non voglio credere che il problema sia stato solo io, non voglio nemmeno incolpare te; in fin dei conti eri una ragazza spensierata io inizialmente un artista di strada squattrinato ed affranto. Voglio solo ricordarti, o meglio ricordarci, come il periodo migliore della mia vita, come un momento di ascesa verso l'Empireo.
Ora che però sono tra i dannati e sto scontando tutte le mie pene l'unica cosa che mi resta da fare è lasciare questo fetente monolocale; così afferrai quel maledetto quadro e sgattaiolai via, optando per il retro così da non sentirmi totalmente umiliato dagli sguardi dei passanti. Nel mentre che camminavo alla ricerca di un giaciglio in cui accamparmi per la notte, ebbi un terribile giramento: non mangiavo da qualche giorno, sfruttavo quei pochi spiccioli rimasti per soddisfare le mie dipendenze, che altrimenti iniziavano a logorarmi il cervello.
La situazione però mi era sfuggita di mano e il mio fisico ne stava risentendo, mi guardai in tasca, cinquanta euro, era tutto ciò che mi rimaneva per potermi sfamare, iniziai a camminare in cerca di un pub che avesse qualche volto conosciuto così che potessi essere servito anche con solo qualche spicciolo.
Nel mentre ero già arrivato, ordinai il solito panino e mi fu offerta la birra da un amico di vecchia data, un mio ex collega che mi lasciò il volantino di una mostra libera, dove chiunque pagando una piccola cifra avrebbe potuto esporre i propri lavori.
Spesso mi capitava di pensare al mio lavoro, ma mentre prima venivo pervaso da una scossa di adrenalina, ora da parecchi anni mi provocava attacchi d'ansia e un grande malessere. Mentre tenevo quel volantino tra la mano tremante con l'altra ingoiavo una dose di Tavor.
Cominciarono le solite visioni ma questa volta decisi di dipingerle, di renderle utili, così capovolsi il volantino, era l'unico abbozzo di tela disponibile e iniziai a disegnare tutti quei volti spaventosi che comparivano nella mia testa da anni, solo questa sera riuscì a comprendere la gravità della mia condizione.
- Lei dev'essere un pittore, vero?
Alzai gli occhi dallo schizzo, mi era capitato di immaginarmi addirittura delle voci, invece era tutto reale: una giovane donna stava ammirando quello scarabocchio inquietante meravigliata.
Risposi: - Ero un pittore, sì, ero.
- Lei ha un vero talento, ma da questo schizzo, da questa linea tremante, percepisco anche che lei vive nel dolore. Io sono una psichiatra, nel caso si decidesse a chiedere aiuto anziché stordirsi di psicofarmaci dentro un pub, non esiti a contattarmi.
Non ebbi neppure il tempo di controbattere che si era come volatilizzata, sul tavolo aveva lasciato un biglietto da visita con l'indirizzo del suo studio. Era vero? Avevo davvero bisogno di aiuto? Chi mi vedeva pensava davvero fossi un alcolizzato in rovina, con il grande dono di saper disegnare?
Riflettendo mi ricordai che non avevo neppure un posto in cui dormire, o perlomeno in cui provare a farlo, così aspettai la chiusura del pub e successivamente andai a sdraiarmi su una scomoda panchina, rimuginando ancora sulle parole di quella misteriosa donna. Sinceramente non avrei mai pensato che mi sarebbe servito un dottore per fare ordine nella mia testa, credevo che un po' di alcolici mi avrebbero curato al meglio. Ora che però il mio fegato era ad un passo dalla cirrosi e che dalle notti insonni camminavo a stento, forse sì, il mio corpo stava gridando inconsciamente aiuto.
E chi mi dice che non sia un caso averti conosciuta? Chi mi dice che tu non sia venuta a salvarmi da questo vortice in cui ero caduto da anni, forse sei venuta a ricostruire ciò che non hai distrutto tu.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 26 ⏰

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