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Simo's pov

Riccardo oggi ha detto che mi avrebbe fatto conoscere una nuova persona e sono felice dato che finalmente posso allargare la mia cerchia di amici dopo tanto tempo.

Intanto però mi ha lasciato qua da solo in studio (che in realtà è grande quanto uno sgabuzzino) da tipo 4 ore e sono anche stufo, spero arrivi subito, se no me ne vado senza pensarci due volte.

Oh, ecco.

-APRI SIMOO- urla Riccardo al citofono alquanto entusiasmato, ma non troppo, probabilmente non vuole farlo notare a questa nuova persona(?).

Mi confonde, Riccardo mostra sempre le sue emozioni, è un enigma, ma non ci faccio molto caso.

-subito- rispondo a Riccardo con tanta pacatezza e normalità, in modo tale da non farlo agitare ancor di più, perché so che lo è.

Aprendo la porta sento la voce di Riccardo rimbombare in tutto il palazzo.

-Io devo andare a fare delle commissioni, ci metterò poco, tu sali pure, 4 piano, poi gira a destra, ci sarà un ragazzo molto strano ad accoglierti, ma non preoccuparti, è uno di noi- riferisce Riccardo alla persona che ancora non conosco.

-Guarda che sento che stai parlando di meeee- rispondo per fargli capire che l'ho sentito nonostante siamo a 4 piani distanti, ma anche per fargli intuire che ero già sul ciglio della porta.

-MA MUTO CRETINO- mi risponde scherzosamente come fa sempre.

Per un attimo c'è stato silenzio, ma la parlantina non abbandona mai Riccardo, e io, di questa cosa, me ne sono un attimo dimenticato.

-Allora, senti braccio tamarro, io vado, ti ricordi almeno la strada per arrivare allo studio?- mh, braccio tamarro, sarà il soprannome, interessante.

-Si, tranquillo riki, vai pure- gli dice tranquillamente.

Per la prima volta, ho sentito la voce soave della persona che tra pochi secondi avrò davanti.

Penso di essermi innamorato del suono che la sue corde vocali producono appena apre bocca, insomma, è così profonda ma allo stesso tempo tanto dolce che potrebbe far cadere ai suoi piedi chiunque, compreso me, etero 100%.

Sento dei passi pesanti, molto pesanti, penso che stia salendo, finalmente, ma cosa si mette ai piedi? gli scarponcini per andare nella neve? pensava di andare in montagna?

Ma finalmente me lo trovo davanti, dopo anni che lo aspetto.

-Piacere Daniele, Daniel...chiamami dadda, cosi non ti confonderai- si presenta fin troppo ansioso questo dadda, o meglio, braccio tamarro, sembra troppo teso.
-Simone, piacere mio- a differenza sua, io, mi presento con il sorriso stampato in faccia, senza un minimo di vergogna o tensione.

Dadda...ragazzo di cui mi parla spesso riki, onestamente, me lo immaginavo diverso, tipo biondo, con gli occhiali, quindi un po' miope e soprattutto pensavo fosse almeno sulla cinquantina, tipo Massimo, invece no.

Dadda è un tipo molto sulle sue, con il chiodo che non si porta più da non so quanti decenni, i mocassini neri, e gli occhiali da sci, che porta sopra i capelli neri ricci, quel riccio fin troppo definito che attira l'attenzione di tutti quelli che gli stanno intorno.

Quegli occhiali da sci, quei maledetti occhiali da sci, mi hanno fatto capire che io sono strano, ma lui di più, e un minimo mi tira su di morale questa cosa, perché io sono con la maglia di Rosa Ricci, però gli occhiali sono belli, o almeno, su di lui lo sono.

Riccardo's pov

In realtà non ho delle commissioni da fare, Simone lo sa benissimo, faccio sempre così, ma dadda non lo sa, ma penso l'abbia intuito, o forse no, magari sì, mh, non lo so.

È ovvio che è stata solo una scusa per lasciare dadda da solo, lo capirebbe anche un criceto.

Non vorrei mai influenzare la sua cerchia di amici, dato che appena entrato sicuramente si sarà già fatto una bellissima impressione della gente che lavora lì dentro, e sceglierà lui con chi andare d'accordo e con chi no, anche se starà a contatto ugualmente con tutti, ogni singolo giorno.

Intanto sono uscito davvero alla fine, mi sono trovato qualcosa da fare.

Ho prelevato, sono tornato un attimo a casa mia a vedere se mirtillo sta bene, visto che jas è a farsi le unghie, e poi, dopo questo giro immenso, sono tornato, appunto, in studio, sperando che dadda abbia già conosciuto tutti.

Ah no, devo fare ancora una cosa urgente, devo passare da mamma Stefania a portarle la maglia da cucire.

Dadda's pov

-Simone, piacere mio- dice con il sorriso stampato in faccia senza vergogna e tensione.

Simone, ahhhhh si, quel Simone che c'è già da anni nei video di riki.

Entrando nello studio, però, non posso non notare la parrucca viola della mia Violet sopra una specie di comodino mezzo scassato e un tavolo gigante bianco, che spesso c'è nei video di Riccardo quando registra con Simone.

Poi c'è anche un greenscreen, ovviamente sempre nella stessa stanza, che di solito utilizzano nei film, e modestamente, non so loro cosa se ne possano fare dato che non sanno neanche montare un video decentemente.

Nonostante avessi già visto questo posto in foto, è in video è totalmente diverso dal vivo, ho come l'impressione che ogni giorno cambi faccia a seconda dell'ordine che c'è.

Continuo ad esplorare non facendoci molto caso però.

Cambio stanza e trovo un uomo, sulla cinquantina con i capelli più o meno grigi, ma non del tutto, con la barba totalmente bianca e gli occhi talmente luminosi di quell'azzurro intenso che potrebbero accecarmi, peccato che porta gli occhiali.

-Piacere Massimo- dice facendo sembrare che lavora davvero poco qua, sicuramente avrà altri lavori a parte questo.
-dadda, piacere mio- annuisco mentre gli stringo la mano ansioso.

Vorrei proprio sapere che turni faccia questo Massimo, non mi sembra molto integrato, o almeno, così sembra.

Me ne stavo andando dopo aver saputo almeno chi sia, ma mi sono subito rigirato a guardarlo, volevo assolutamente chiedergli quanto tempo sta qua al giorno, o al mese.

-Senti Massimo, toglimi una curiosità- gli dico senza paura, anche se ne avevo molta.
-Dimmi pure- mi dice tranquillamente, beh sembra socievole.
-Quanto tempo lavori qua?- anche se non è formulata in modo proprio carino, gliel'ho chiesto lo stesso.
-A dire il vero ci siamo conosciuti per via del tour che stavano pensando di fare riki e simo, oggi sono qui per caso, a coprire i turni di un mio collega, Mickel, che diversamente da me, praticamente su 24 ore, ne passa 12 solo qua.- mi confessa tristemente, forse avrebbe voluto passarci più tempo e non coprire solamente dei turni? però chi è Mickel?
-Mickel?-
-Si, lo conoscerai più avanti- bene, sbloccherò nuovi personaggi.

Decido di non forzare la conversazione, così me ne vado e continuo ad esplorare il posto, sentendomi un po' fuori posto.

Cammino ancora un pochino in giro per lo studio, fino a quando non trovo una cosa strana, nascosta dietro un vaso di fiori finti gigante, sembra...boh, un vaso grande che però non ho mai visto, infatti non contiene i fiori, non so minimamente cosa sia, qua di cose strane se trovano tante, molte.

Decido di toccarla dolcemente, almeno per sentire il materiale di cui è fatto visto che esteticamente non è male.

-NO DADDA, non toccare, quello è mio e ci tengo molto- dice Simone con atteggiamento di sfida arrivando da dietro le mie spalle.

Posso capire che una persona può essere gelosa delle sue cose, ma non così tanto.

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