I pomeriggi passati insieme erano stati pieni di nuvoloni carichi di pioggia e di un dolce silenzio. Quel genere di silenzio in cui tutti i pensieri tacciono, che non sbiadisce le parole ma bensì i rumori: quelli violenti, quelli che s'insinuano dentro la carne e ti fanno venir voglia di scappare via il più lontano possibile. L'orologio si fermava e la paura non gli strisciava più addosso perché Seokjin parlava, parlava, parlava, e si fermava soltanto per bere qualcosa che non fosse caffè e per accettarsi che negli occhi del suo dongsaeng non ci fosse una briciola di noia. E le sue parole portavano via quelle di jimin, quelle vischiose, quelle nere come la pece, quelle che facevano irrigidire la pelle al solo sentire una frase intrisa di estrema negatività.Jimin si limitava ad ascoltarlo e a osservare, lentamente, la bella curva delle sue labbra che mano a mano spariva per dare spazio a delle lacrime di cristallo che forzava a trattenere in gola. Jin alzava gli occhi verso il tetto, affondava le unghie sul palmo della sua mano e voltandosi verso Jimin fingeva un sorriso.
La paura di apparire fragile dinanzi ai suoi occhi freddi di astinenza era logorante, non poteva, anzi non voleva essere la causa di una ricaduta dettata da parole gettate male. Ma questo atteggiamento non passava inosservato, la recita di Jin era evidente anche agli occhi di un povero cieco, e allora il più piccolo scrutava il suo viso affinché il dolore potesse fuoriuscire dalle sue palpebre. Non voleva diventasse pioggia, aghi sottili e affilati contro le sue guance definite.
Ed era proprio durante quei momenti in cui passavano i pomeriggi a parlare, parlare e parlare, per evitare che jimin potesse anche restare solo 5 minuti, che in lui nasceva la consapevolezza che niente poteva tornare più come i vecchi tempi. I loro occhi scrutavano ogni dettaglio che compiva durante il giorno, e Jimin sentiva una forza primordiale penetrargli nelle ossa, lo stomaco che improvvisamente si faceva stretto e una nausea che lo spingeva ad avvicinarsi sempre un po' di più a restare in silenzio,e non riuscire più ad udire nient'altro che il fruscio degli alberi fuori le finestre .
"hai dello zucchero a velo sull'angolo della bocca"
Il corpo rigido di jimin venne percorso da tremori per via di quella voce, porto' immediatamente una mano a tastare l'angolo della bocca, la sua mano azzerò le sue volontà, rimase immobile al tocco leggero del più piccolo, che con estrema disinvoltura, fece celare la stanza in un imbarazzante silenzio. Le sue gote si arrosarrono, diedero sfogo contro la pelle di un eccessivo pallore. Il sorriso di jungkook trasalì sulle sue labbra,e con occhi vincenti, scrutò l'ammasso di ragazzi che diedero l'ennesimo schiamazzo divertito. Le iridi di jimin vacillarono, premette una mano sul petto rigido, ascoltando per la prima volta, da giorni, il suo cuore sbattere prorompente contro il suo torace.
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La mattina seguente Jimin si rese conto che, malgrado i sensi di colpa continuavano a corrodergli lo stomaco , tutto lì fuori era rimasto come prima. L'ingresso della Big Hit entertainment con le scale ricoperte di cicche e di foglie gialle, la puzza di latte liofilizzato della macchinetta e gli sguardi di tutti puntati sul petto come delle pistole cariche di giudizio: c'erano fin troppe finestre ma nessun modo per evadere da quel posto. Ad ogni passo il panico gli attanagliava sempre più l'anima, voleva trasformarsi in un oggetto inanimato ed evitare così di sentire la bile salirgli sulla gola .
Fu doloroso percorrere il lungo corridoio dell'agenzia per arrivare davanti alla sala riunioni e appena varcata la soglia di quella porta ritrovarselo davanti gli occhi: seduto in un angolo della stanza con la mano davanti a coprirgli metà volto e le spalle sporgenti coperte da un maglione color vinaccia. Ci volle tutta la volontà del mondo per percorrere la strada per raggiungerlo, con occhi spenti e vacillanti, adagiò il suo esile corpo contro la poltrona nera,e ripercorse tutta la sala con lo sguardo, inebriandosi dalla puzza di polvere che versava quell'imponente tavolo d'ufficio. La sua pelle scarna, il suo eccessivo pallore, la dimagrezza disarmante del suo hyung fece rabbrividire jungkook,che con occhi disarmanti puntarono fisso le scapole designate del biondino, ormai di quel biondo era rimasto ben poco, con le settimane si era ingrigito, come il viso del suo amato.
Nascose le sue mani tra le sue gambe per nascondere il suo evidente tremore, e con occhi scrutatori, fissarono gli occhi impauriti di bang si hyuk. Le parole non riuscirono ad uscire dalle sue labbra visibilmente secche ,e con passo timoroso, si avvicinò al posto dell'esile corpo privo di emozioni.
"jimin..mio caro" parve prendersi più tempo del dovuto per emettere quelle due parole,eppure non riusciva a trovare le parole giuste per cio che stava assistendo.
"jimin...devi essere curato"
Parve dire quelle parole più per consapevolezza propria, che all'interessato. Il suono incessante del nulla che si sottoponeva alle reazioni disturbanti dei ceo, il respiro affannato di jimin,e gli occhi estremamente preoccupanti di bang si hyuk furono le gocce che fecero traboccare per jeon jungkook, voleva scappare da tutta quella situazione, voleva fuggire per l'ennesima volta.
Una mano scarna e priva di grasso, dettagliata dalle vernature grigiastre e dalla particolarità di essere contoranta da un flebile strato di pelle, si fece spazio sull'avambraccio tremante del suo amato, e con occhi rassicuranti, le sue labbra si contornarono da un triste ma consapevole sorriso di circostanza, rassicurando un Jeon jungkook, che mai prima d'ora si era reso conto che jimin,aveva bisogno di cure specifiche, e non solo del suo amore.
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Se notate un cambio di battitura meno allegra e più cupa, è sicuramente dettagliato dal fatto che jimin è in astinenza, per cui sto cercando di trovare le parole giuste per descrivere al meglio il suo umore e tutto ciò che gli circonda.
-lela
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𝐁𝐎𝐑𝐍 𝐒𝐈𝐍𝐆𝐄𝐑
Fanfic⚠️ contenuti maturi ⚠️ '' Non avresti dovuto importunarmi così tanto, mi confondi solo jungkook-ah '' Jungkook era arrivato tardi, arrivava sempre in ritardo. P.Jm x J. Jk -au -smut