Durante la notte mi girai nel letto mille volte: l'odore del fango e della benzina erano rimasti nel mio naso e nella mia testa e mi davano un fastidio che non avevo mai conosciuto.
Solo il mattino, arrivata alla fermata dell'autobus, capii cos'era.
Il cuore mi batteva così forte che anche senza correre avevo già il fiatone. Mi guardavo intorno, come se Codie avesse dovuto apparire all'improvviso persino da dietro il palo della mia fermata. I muscoli delle gambe erano così tesi da farmi male, quasi pronti per scappare.
Ero spaventata e non volevo incontrare di nuovo quei tre.
Quando l'autobus arrivò, l'autista aprì le porte e mi guardò. Lo fissai anche io, ma i piedi non si muovevano. Lui mi fece cenno di salire, ma il pensiero che alla terza fermata ci sarebbe stato Codie, mi teneva le scarpe incollate al marciapiede. L'autista sbuffò e richiuse la portiera. L'autobus passò davanti ai miei occhi, lasciando una striscia di odore di gas, come quello del distributore. Presi quello dopo: sicura che in quel modo non avrei rivisto nessuno dei bulli.
Arrivai a scuola tardi apposta, per la terza ora. L'insegnante di matematica, il professor Bishara, mi fermò.
«Bennett, è già la seconda volta che arrivi in ritardo, alla terza dovrò scrivere a casa.»
Lo guardai muta. Ero tra l'incudine e il matterello. Si trattava di scegliere tra Codie e il secchione.
«Mi scusi, sarò puntuale.» Scappai dal suo sguardo.
Nel cambio dell'ora, in mezzo al corridoio, incrociai Sebastian, quello più basso dei tre e con i capelli castani che aveva minacciato me e Sean. Si fermò un po' stupito, poi arrivò vicino con un sorriso, come quello di Codie. Mi spinse contro gli armadietti e mi mandò col sedere per terra. Intorno, gli altri compagni scompariranno. Si abbassò e la sua faccia era sopra la mia «Cosa ci fai ancora qui?»
Mi schiacciai di più verso le lamiere fredde, le dita stringevano i libri così forte che le unghie mi facevano male, mi rimisi sulle gambe, anche se stavo tremando.
Non ti farò vedere che ho paura.
«Ci studio.» Risposi con sicurezza.
«Non per molto!» Mi spinse di nuovo per la spalla e se ne andò.
Intorno, i pochi che erano rimasti e avevano visto, mi fissarono scuotendo la testa. Raddrizzai le spalle e sistemai i capelli. «Beh, che c'è? Prima o poi si stancherà di gettarmi a terra, no?»
All'uscita avevo intravisto Codie e gli altri allenarsi e per fortuna arrivai a casa tranquilla.
Mi lasciarono stare per un paio di giorni, ma il venerdì alla stazione ad aspettare Codie c'erano anche Seb e Brad. Mi presero e mi portarono di nuovo a fare il 'bagno' alla stazione di benzina.Arrivai a scuola per l'ora di ginnastica, al campo di atletica all'aperto. Anche se la temperatura non era bassa, il maglione era attaccato alla pelle e io iniziavo a tremare.
Janine mi venne incontro di corsa. «Jun, non mi dire che quegli stronzi...»
Spostai dalla faccia i capelli appiccicati e tirai su col naso. «Sì. Almeno il signore del distributore aveva appena cambiato l'acqua del lavavetri.» Feci finta di ridere, per non farmi guardare con la sua faccia triste. Janine mi faceva sentire come un povero animale bastonato e ferito.
«Vieni, ti presto uno dei miei maglioni. Però dovresti chiedere aiuto.» Mi passò una mano sul braccio.
«EL non ha mai chiesto aiuto a nessuno.» risposi.
Juliet ci raggiunse «Ma tu non sei EL!» scosse la testa e le sue treccine rosa si mossero sulle spalle «Tu non hai una cavolo di maschera, e nemmeno vivi nell'anonimato! Chi ti dice che EL non abbia schiere di persone, magari servitori che lo aiutano tutti i giorni?» Sventolò le mani davanti al mio viso.
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Pink Sapphire
General Fiction«Anche i tuoi regali devono avere dei nomi complicati. Lo zaffiro però è blu. L'ho visto nei libri». «È uno zaffiro speciale. Si trova solo in India. Invece di essere blu, è rosa. Ma è comunque uno zaffiro». Casa Simmons nasconde un segreto e Juno s...