Jung Kook's POV:
Questa non ci voleva, dannazione. No, decisamente non ci voleva.
Guardo la fasciatura che mi avvolge il ginocchio, cerco di muovere la gamba ma non appena ci provo una fitta di dolore lancinante mi trapassa da parte a parte.
Avrei dovuto ascoltare quello che mi diceva il Sergente Istruttore. Ma no, io devo sempre fare lo splendido, devo sempre dimostrare a tutti di essere il migliore, il più forte, cazzo. Dannata mania di perfezionismo. Che mi sia di lezione, adesso sono fottuto.
Rottura dei legamenti mediale e laterale del ginocchio destro, e per non farci mancare nulla, una bella ferita della coscia suturata con diciassette punti. Merda. Ora mi toccherà restare fermo a letto non so quanto, e poi mi aspetteranno mesi e mesi di fisioterapia. Bel modo del cazzo per passare i mesi del servizio militare obbligatorio.
Non potrò stare insieme agli altri, non potrò allenarmi e non potrò stare vicino a Jimin, e questo mi fa stare male, odio stare da solo.
Guardo sconsolato il soffitto bianco immacolato della stanza della clinica militare, dove mi ritrovo da solo a letto, solo io, i miei pensieri e l'odore di disinfettante.
Mi mordo il labbro, un gesto istintivo alla ricerca del piercing con cui di solito gioco con la lingua quando sono nervoso, ma ovviamente non lo trovo, ma sento solo il labbro nudo sotto i denti.
Se potessi almeno scrivere agli Army, fare una live... mi mancano così tanto. Ma non mi è possibile fare nulla, senza il permesso dell'agenzia, e in questi mesi non ci è possibile comunicare con nessuno.
È questo che mi fa più male, la solitudine, non il ginocchio, anche se pure quello non scherza. Faccio una smorfia gemendo di dolore, con gli occhi lucidi, quando sento dei passi e delle voci avvicinarsi alla porta della stanza. Mi strofino gli occhi con la manica della felpa e cerco di ricompormi.
Sento bussare. "Avanti".
Entra il medico che mi ha visitato stanotte e che mi ha ricucito la coscia subito dopo l'incidente, e al suo fianco vedo un altro dottore che non conosco, tarchiato e con un paio di occhiali spessi come fondi di bottiglia e una giovane donna in camice sui 25 anni. È bionda e non è coreana, forse americana?
"Buongiorno" esclama il medico in uniforme e i colleghi al suo fianco gli fanno eco salutandomi e inclinando il capo in un inchino.
"Buongiorno" rispondo io, la voce arrochita dal dolore e dalle ore di silenzio.
"Come andiamo? Ha molto dolore?" mi domanda il medico indicando con lo sguardo il mio ginocchio.
Scuoto rapido il capo "No, è sopportabile" Mento.
Il medico solleva il lenzuolo all'improvviso scoprendo le mie gambe nude per esaminare il ginocchio fasciato e io d'istinto mi copro con le mani i boxer Calvin Klein, con le orecchie che mi vanno a fuoco, so che sono tutti dottori ma la cosa mi mette ugualmente in imbarazzo, soprattutto dato che c'è anche una donna fra i medici che fissano le mie gambe.
"Ha fatto un bell'infortunio, ma con un intervento chirurgico dovrebbe risolversi rapidamente e recuperare completamente l'uso della gamba".
Mi tiro su dal letto di colpo "Intervento?" il rapido movimento mi fa sobbalzare dal dolore.
"Nessuno mi aveva parlato di un intervento!"
"Non si agiti signor Jeon. È un intervento banale, vedrà che non ci saranno problemi."
"Certo che mi agito! E se ci fossero, invece, dei problemi? Potrei non riuscire più a camminare?" e mentalmente aggiungo a me stesso - E se non potessi più ballare?Se non potessi più esibirmi? - il solo pensiero mi manda in tilt.
Il medico sembra infastidito dalla mia veemenza ma non posso farci niente, si rende conto che c'è la mia carriera, tutta la mia cazzo di vita in ballo?
"Ripeto non si deve preoccupare, verrà operato dal miglior chirurgo ortopedico dalla Corea del sud." E così dicendo fa cenno al collega in camice bianco, che gli sta di fianco.Lui fa un inchino e si presenta.
"Sono Park Jung Wang. Primario e professore di ortopedia al Seoul National University Hospital. Questa è la mia assistente, la specializzanda Johnson, è la migliore del suo corso e assisterà all'intervento". Al che la ragazza fa un piccolo cenno con la testa, un po' impacciata, e si presenta come Anna Johnson.
Quindi la mia vita è in mano a questo Professor Park occhialuto qualcosa e alla ragazzina alle prime armi che gli fa da assistente? Non mi sento per niente rassicurato.
Ma non voglio sembrare un bambino capriccioso, perciò annuisco cercando di riconquistare la calma.
"Ora la lasciamo riposare." Dice sbrigativamente il professor quattrocchi . "Fra poco dovrà prepararsi per l'intervento. Dottoressa Johnson per favore faccia un prelievo al paziente in modo che possiamo controllarne i valori prima dell'operazione. E controlli che la ferita sia pulita e i punti in ordine".
La ragazza annuisce e i due dottori se ne vanno salutandomi frettolosamente.
Non appena escono sbuffo rumorosamente e mi copro il volto con le mani gettando la testa all'indietro "Aish!" . Che situazione di merda.
"Signor Jeon devo prenderle una vena" una voce gentile ma ferma mi fa destare dai miei pensieri. Mi ero quasi dimenticato che la ragazza bionda fosse ancora lì.
Tolgo le mani dal viso e la guardo, mentre sta tirando verso il letto un carrellino con tutto il necessario per le medicazioni.
" Mi dia il braccio". Sollevo la manica della felpa ma questa è troppo stretta e il mio braccio è troppo grosso. Vedendomi in difficoltà la ragazza mi suggerisce " è meglio se la leva" e d'istinto la guardo in volto "cosa?" . Lei non mi guarda, è impegnata a sistemare le provette e il necessario per il prelievo. " levi la felpa per favore". Obbedisco, sfilandomi la felpa e guardando con la coda dell'occhio la ragazza che mi sta beatamente ignorando per sistemare il carrellino delle medicazioni.Quasi quasi mi viene da ridere. Non mi capita così spesso di essere completamente ignorato da una donna. A dirla tutta, sono abituato a ben altro. Solitamente basta che io faccia un sorriso o mostri un pezzetto di addominali, che le ragazze quasi svengono ai miei piedi. Invece ora sono qui, praticamente nudo, ad eccezione dei miei boxer aderenti viola Calvin Klein e questa ragazza non mi sta degnando nemmeno di uno sguardo. Ridacchio sommessante fra me e me.E' proprio una situazione assurda, cazzo.
Lei si siede su uno sgabellino con le ruote girevoli e si avvicina al mio letto con un movimento fluido. Sembra molto sicura di sé, come se fosse nel suo elemento, a differenza di prima quando era stata presentata dai suoi colleghi più anziani. Si mette i guanti in lattice sempre senza guardarmi e mi afferra con noncuranza il braccio tatuato, portandolo sul suo grembo. Sento attraverso la stoffa verde dei pantaloni dell'uniforme da medico il calore delle sue coscie sulla pelle del mio avambraccio e d'istinto trattengo il fiato. Merda, si vede che è da tanto che non tocco una donna! Lei inizia a guardarmi le vene e io la osservo incuriosito. Ha dei tratti somatici molto belli, il naso piccolo e la bocca a cuore, i capelli legati in una coda semplice sono biondo cenere. È così vicina che posso sentire il suo profumo, è fresco e sa di pulito, la annuserei per ore.
Mi stringe il laccio emostatico intorno al mio bicipite e con le dita delicate mi palpa le vene nell'incavo del braccio. Non so perché ma quel contatto leggero mi fa venire la pelle d'oca."Bei tatuaggi." Esclama con voce ammorbidita, accennando un lieve sorriso e finalmente mi guarda alzando gli occhi.E che occhi. Non saprei descriverne il colore perché non è né azzurro né verde ma una sfumatura fra i due. Mi rendo conto che non sto respirando. Porca troia, ma che diavolo mi succede?
"E questi? Che strana scritta!" dice indicando il tatuaggio con la scritta ARMY sulle mie dita. "Cosa significa ARMY?"
La guardo un po' stranito. "Beh, sono i fan dei BTS"... rispondo quasi ridacchiando divertito.
"BTS?Sono quel gruppo di cantanti Kpop vero?Sei un loro fan anche tu?" dice lei infilandomi l'ago nella vena. Sobbalzo ma più per lo stupore che per il dolore. Davvero questa ragazza non ha idea di chi io sia?Non scherziamo.
"Ho quasi finito" dice con voce dolce, ma io la fisso sbalordito. Come fa a non sapere chi io sia?
Mi slaccia di colpo il laccio emostatico e ritrae l'ago dalla mia pelle, e mi passa un batuffolo impregnato di disinfettante nel punto dove ha eseguito il prelievo.
"Fatto!" esclama sistemando le provette di sangue in una borsa frigo.
Mi passo una mano fra i miei capelli rasati cortissimi e cerco di risolvere il rebus. Può essere che non mi abbia riconosciuto per i capelli rasati? O perche non porto i piercing e gli orecchini?
"Ora diamo un occhiata alla ferita, ok signor Jeon?"
Ha un accento particolare, ma parla molto bene Coreano. Forse non mi riconosce perché è straniera? "Signor Jeon?" mi richiama alla realtà, e io mi volto distrattamente verso di lei "Si?" Lei sorride. "Le ho chiesto di controllare la ferita". Arrosisco di colpo. "La ferita?" . Senza rispondermi lei avvicina le mani che ancora calzano i guanti di lattice al mio inguine e d'istinto mi retraggo, rosso in volto. "Su, non faccia il bambino, non le farò del male!" sorride lei. Ok, non ha capito che non era per la paura del dolore che sono saltato via. "scusi, mi ha preso alla sprovvista..." cerco di rilassarmi , anche se posso sentire il mio cuore battere all'impazzata e ho il terrore che possa sentirlo anche lei nel silenzio della stanza vuota. Avvicina le mani al mio inguine e mi toglie delicatamente il cerotto che ricopre la ferita, poi la esamina attentamente, e io mi sento uno stupido per essere così agitato .
"Non è male..." mormora lei e io d'istinto penso - Hey non è male per niente bambola!- ma subito realizzo che lei ovviamente si stava riferendo alla ferita... mi sento un idiota! "Non c'è segno di infezione , ma teniamo la medicazione asciutta , cambiandola mattina e sera ok?" Mi rimette il cerotto e si mette a scrivere su un piccolo taccuino che tira fuori dalla taschina del camice sul petto. Jung Kook, smettila di guardare quella tasca e soprattutto quello che c'è dietro...merda sono davvero in crisi di astinenza!
"Molto bene" aggiunge lei. "Verrò ancora domani mattina per la medicazione, poi la prepariamo per l'intervento.
"Mi medicherà sempre lei?" domando, un po' troppo impetuosamente. Lei solleva un sopraciglio e mi guarda curiosa "Sì, perché?"
Io distolgo lo sguardo cercando di fare lo spavaldo. "Così, pensavo che ci pensassero le infermiere..."
"A noi specializzandi fanno fare di tutto, anche le medicazioni, ma se preferisce essere medicato da un infermiera..."
"No!" esclamo, con enfasi, e subito mi pento "Voglio dire, non è necessario, mi sta bene che mi medichi lei dottoressa..."Lei mi interrompe guardandomi con quegli occhi chiari che mi stendono.
"So che in Corea siete molto formali, ma fa niente se ci diamo del tu? Abbiamo praticamente la stessa età..." la guardo spiazzato.
"Ehm, si... certo. So che in occidente siete molto più informali, a proposito da dove vieni? Come mai ti ritrovi in Corea del Sud?"
Lei mi sorride . "vengo dalla California, i miei genitori adottivi sono Coreani emigrati in america negli anni 70, mio padre è primario All'università di Los Angeles, ho deciso io di fare la specialità a Seul" La sua voce è così dolce che starei ore ad ascoltarla. Questa ragazza mi ipnotizza. "Ora devo andare però, ho il turno in clinica". Annuisco e la saluto " Buon turno allora, ciao Anna." Lei mi sorride , "ciao Jung Kook".
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Jung Kook 내 사랑 💕
FanfictionJung Kook è al servizio militare. In un incidente si infortuna il ginocchio , ma non sa che quello che sembra essere una sfortuna si rivela l'occasione per trovare il suo primo vero amore. Lei è Anna, americana e specializzanda in ortopedia all'u...