𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐪𝐮𝐚𝐭𝐭𝐫𝐨:

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Questo è il patto;
Se mi accendi, brucia con me.


Stirai con le mani l'abito che avevo indossato e andai a specchiarmi, osservando la mia immagine riflessa. Il trucco era semplice, ma impeccabile, come piaceva a me.

Mi sentì così diversa nel vedere la mia immagine così curata.

Forse avrei dovuto ricominciare a valorizzarmi di più, riprendendo in mano la mia vita, anche sotto questo punto di vista visto che, ultimamente, non ci avevo speso chissà quanto tempo.

D'un tratto il mio cellulare cominciò a squillare, catturando la mia attenzione. Uscì dal bagno e raggiunsi la camera da letto a passo svelto, prendendo il cellulare, poggiato sul comodino.

«Ma tu non dovresti lavorare invece di fare telefonate?» chiesi divertita, «Faccio una piccola pausa» chiarì Matteo, dall'altra parte, «C'è molta gente?» gli chiesi, mentre mi sedevo sul materasso, allungando il braccio, afferrando le scarpe, lì vicino.

«Stasera c'è la serata karaoke, è ovvio che ci sia molta gente» rispose divertito, «Serata karaoke? Forse allora non dovrei venire...» commentai divertita, facendolo ridere, «Non ti azzardare a cambiare idea!» replicò contrariato, riprendendomi, «Tranquillo, stavo scherzando!» chiarì, rassicurandolo.

«Quando viene a prenderti Can?» mi chiese poi, alzai il viso guardando l'ora sull'orologio appeso alla parete.

«In pratica.. Fra dieci minuti...» risposi, mentre con difficoltà, cercavo di allacciare le scarpe, sospirai e tenni il cellulare fra la spalla e la guancia, cercando di non farlo cadere.

«E' stato carino volerti invitare a uscire con lui» commentò, «Diciamo che non è andata esattamente così» replicai, contrariata, «Mi ha vista giù di morale e, ha pensato che uscire mi avrebbe fatto bene» chiarì, per poi alzarmi, «Comunque è stato carino!» incalzò Matteo e quasi sorrisi a quelle parole.

«Si, va bene, è stato carino» confermai annuendo, «Allora ci vediamo fra un pò?» chiese con tono felice, «Certo, saremo lì fra un pò!» gli risposi quando d'un tratto, il campanello della porta di casa, suonò.

«Adesso ti saluto, Can è qui!» gli dissi, mentre afferravo la collana dal mobile e a passo svelto, uscivo dalla mia camera.

«Ci vediamo dopo!» mi salutò Matteo, poggiai il cellulare sul mobile nel corridoio e, frettolosamente cercai di indossare la collana, raggiungendo poi l'ingresso.

«Can...» lo richiamai, non appena me lo ritrovai davanti, mentre ancora cercavo di chiudere la collana, la quale però, per via dei capelli sciolti, non voleva proprio saperne.

«Ce la fai?» mi chiese aggrottando la fronte, seppur con un sorrisino, «Io... Non lo so. Credo si sia impigliata...» risposi scocciata, lui fece un passo avanti, sovrastandomi con la sua altezza, «Lascia, ci penso io» affermò come fosse un ordine, abbassai le mani e mi voltai, lasciandolo fare, tanto avrebbe sicuramente insistito.

Con delicatezza, mi spostò i capelli sulla spalla sinistra, cercando di districare la collana, facendo attenzione a non tirare alcune ciocche ancora impigliate nel gancio.

Il suo profumo mi invase completamente e, per un istante, per qualche strana ragione, mi sentì quasi confusa.

«Sai, credevo mi avresti dato buca alla fine» commentò divertito, aggrottai la fronte, «E perchè mai avrei dovuto farlo?» chiesi confusa, «Eri davvero giù di morale oggi, credevo cambiassi idea» rispose Can, «E invece, a differenza di quanto pensavi, sono qui!» risposi, alzando le mani per aria, lui rise, «Qui ho fatto...» disse poi, indietreggiando.

Hidden Hearts || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora