Apro gli occhi. È buio. Non sono nella mia camera. Il panico mi assale. Cerco di muovermi, ma non riesco. Sento le braccia e le gambe come se fossero paralizzate. Con la coda dell'occhio vedo qualcuno di fianco a me. Provo a toccarlo con la mano, ma i miei muscoli non rispondono ai comandi del cervello. Inizio a respirare velocemente, l'ansia sta salendo, prepotente e inaspettata come sempre. Vedo arrivare quella figura nera. È piccola e lontana, ma si avvicina, diventa sempre più grande. Respiro sempre più affannosamente, ho paura...
"Svegliati...Venere, svegliati." La mia mente sta facendo l'impossibile, voglio svegliarmi. La figura nera è sempre più vicina. Il terrore invade il mio corpo.
"SVEGLIATI, VENERE!"
"Che succede? Che hai fatto?" Thomas è sopra di me, è impaurito.
"Mi hai svegliato tu?" Gli chiedo con la voce mozza dal sonno ancora.
"Sì, respiravi così forte...ti muovevi, ti agitavi...non sapevo cosa fare..." io cerco di calmare il mio cuore. Avrò 180 battiti al minuto. Respiro e inspiro cercando di tornare a un ritmo regolare.
"Grazie..." gli dico afferrando la sua mano.
"Hai sognato qualcosa?" Mi domanda con tono pacato.
"No, beh...è complicato! Domani ti spiego. Posso dormire abbracciata a te?" Lui allarga le braccia e mi fa posto.
"Vieni qui." Mi stringe forte. Chiudo di nuovo gli occhi. Niente mostri. Niente paralisi. Niente panico.Quando mi sveglio è quasi mezzogiorno. Ci metto un po' a rendermi conto di non essere nel mio letto. Subito penso a Queen e invio un messaggio a Giusy per darle da mangiare. Ha una copia delle mie chiavi per le emergenze.
"Devi ancora cambiare la serratura!" Mi ricorda una vocina nella testa. Thomas dorme. Probabilmente oggi non lavora visto che è sabato, io invece devo attaccare alle 21.00. È così rilassato. Ha il ciuffo tutto spettinato ed è attorcigliato tra le lenzuola. Io sono ancora nuda. Apro l'armadio della camera da letto e trovo qualche abito da donna. Probabilmente sono di Serena e non ho intenzione di metterli. Nella cassettiera a fianco ci sono magliette da uomo. Ne prendo una tutta nera che mi arriva quasi alle ginocchia e uno di quei pantaloncini che gli uomini usano per giocare a calcetto. Ok, non sono proprio l'immagine più sexy del mondo, ma almeno posso girare per casa. Vado in bagno e mi sciacquo il viso. Non ho neanche i trucchi, né lo spazzolino da denti. Mi passo il dentifricio in bocca con il dito. Sono un miscuglio di pensieri. "Cosa stai facendoVenere?" Già, cosa sto facendo? Cosa ci faccio qui? Siamo passati dall'essere fidanzata con un coglione violento all'essere l'amante di un narcisista prepotente?Esco dal bagno invasa da questi fantastici pensieri e vedo uno specchio intero. Con un outfit discutibile, i capelli pettinati con le mani e scalza, sono veramente inguardabile."Certo che sei bella eh." Esclama Thomas con una voce assonnata. Dallo specchio vedo che ha gli occhi aperti e mi fissa ancora aggrovigliato tra le lenzuola.
"Vieni qua." Mi dice toccando il materasso con la mano.
"Ti ricordi il patto di ieri sera?" Gli domando sedendomi sul letto.
"Dai Venere mi sono appena svegliato..." mi implora e mette la faccia tra i cuscini. "Madonna, sento il tuo profumo." E sorride.
"Va bene allora continua a riposarti. Io chiamo un taxi." Dico prendendo il telefono. Lui si alza di scatto dal letto e mi toglie il telefono dalle mani.
"Ma quale taxi, ti riporto io a casa." E mentre lo dice sentiamo squillare una suoneria. Non è il mio cellulare però, è il suo! Lui fissa lo schermo titubante. Non sa cosa fare e immagino perché a chiamare sia lei.
"Puoi rispondere, sto in silenzio." Lo tranquillizzo. È molto in difficoltà, ma alla fine risponde. Non fa in tempo a mettere il cellulare all'orecchio che Serena inizia ad urlare come una pazza. Urla talmente forte che riesco a sentire le sue frasi anche senza vivavoce.
"Dove cazzo sei eh? Ancora con quella tossica?Adesso dormi anche in qualche topaia con lei?" Lui cerca di dire qualcosa ma Serena non lo lascia parlare."Se non torni immediatamente a casa racconto tutto a tuo padre! Come pensi che la prenderà? Sapere che il figlio si scopa una poveraccia! Ieri era sconvolto anche solo di doverla vedere alla festa." Adesso mi sto per incazzare. Prendo la mia borsetta e i tacchi. "Sali in macchina e vattene. Mi sono stancata di subire le tue continue mancanze di rispetto. Vuoi farti una scopata in giro ogni tanto? Accomodati caro, ma questo è troppo. Ti sei scordato chi sei?" Mi sta venendo da piangere, non posso piangere però! Lei ha ragione, ha ragione ad essere così arrabbiata, ha ragione a ricordargli la netta differenza tra me e lui, ha ragione a dirgli di smetterla.
"Ne parliamo a casa." E attacca. Mi guarda. Riesco a trattenere le lacrime, ma non riesco a nascondere di esserci rimasta molto male.
"Non devi ascoltarla. Io non penso niente di tutto quello che..."
"Thomas...lei ha ragione. Ma cosa pensiamo di fare? Adesso dormiamo anche insieme? La tua vita è troppo diversa dalla mia. Io sono un caos totale e tu sei fidanzato. Non possiamo continuare a fare finta che non sia vero niente." Lui scuote la testa.
"Non mi interessa che la tua vita è un caos e non mi interessa che sono fidanzato. Non voglio più stare con lei. Mi serve solo un po' di tempo per affrontare la cosa."
"Io non ho tempo, Thomas. Sono stata quattro anni chiusa in una bolla ad aspettare che il mio uomo cambiasse. Alla fine sono solo cambiata io." Affermo con un velo di malinconia. "Ma ci hai visti? Non durerebbe neanche un mese tra noi. Litighiamo già adesso per ogni cosa. Siamo troppo diversi."
"Litighiamo per ogni cosa perché tu mi fai muro."
"Ti faccio muro perché hai una donna a casa che ti aspetta," rispondo a tono.
"E che dovrei fare? Lasciarla così? Senza neanche sapere se tu ci sarai? Prendere una delle decisioni più importanti della mia vita al buio?"
"Io non ti sto chiedendo proprio niente, fai sempre tutto te."
"Perché io lo voglio fare, Venere, ma tu non riesci a darmi sicurezza neanche per 12 ore di fila. Un minuto siamo in paradiso e il minuto dopo mi scaraventi all'inferno. Cambi idea in continuazione, non riesco agestirti, non riesco a capirti, non riesco..." Lo interrompo perché il suo tono di voce si sta alzando prepotentemente."...non c'è niente da capire e da gestire. Abbiamo sbagliato! Io sono fatta così, tendo a trascinare chiunque nella mia vita incasinata senza pensare alle conseguenze. Non possiamo continuare a vederci e io non voglio aspettare che tu ti svegli una mattina e ti rendi conto di non essere felice."
"Lo vedi? Anche adesso lo stai facendo! Mi basterebbe che me lo chiedessi!"
"Cosa? Che devo chiederti?" Adesso sono io a gridare.
"Di lasciarla, Venere, mi basterebbe sapere che lo vuoi anche tu."
"Io non so cosa voglio..." lui si rabbuia. "Ci conosciamo da quanto? Due settimane? Ci siamo visti tre o quattro volte e guardaci? O litighiamo o scopiamo."
"Perché tu vuoi fare così. Se decidi che dobbiamo litigare, litighiamo, se decidi che dobbiamo scopare, scopiamo. Io non prendo mai decisioni, devo solo sottostare ai tuoi continui sbalzi d'umore." È la seconda volta che lo rimarca.
"Ma te lo sai perché? Mi hai mai chiesto qualcosa? Ti sei domandato stanotte perché ero nel panico? Non sai nulla di me e sei sempre pronto a giudicare... bevi troppo, ti droghi, sei bipolare! Sai solo insultarmi ma mai, mai ti sei interessato a capirmi!" Dico avviandomi alla porta.
"Non mi dai modo. Ho sempre paura di fare la domanda sbagliata. Non ti rendi conto di stare in continuazione sulla difensiva anche quando non serve." Afferma lui prendendomi un braccio e stringendo. Quel gesto, quel maledetto gesto che ero costretta a subire ogni santo giorno. Stretta tra le braccia, nell'impossibilità di decidere quando andarmene.
"NON MI TOCCARE!" Grido. Lui resta impietrito... il mio respiro si fa più corto. Sto per avere un attacco di panico, ma col tempo ho imparato come gestirlo. "...non mi devi toccare, Thomas!" Ribadisco cercando di respirare più lentamente. Lui toglie subito la mano dal mio braccio e mi guarda sconcertato.
"Ok, scusa! Non volevo agitarti..."
"Non è colpa tua. Sono io che non vado bene." Esco velocemente dalla porta della camera da letto. Lo lascio lì, smarrito. Prendo il cellulare e chiamo un taxi. Faccio le scale della villa più velocemente possibile. Saluto una cameriera, o una colf, non so chi sia, e esco. Percorro a piedi il viale alberato che la sera prima avevo percorso in macchina con Emilio. Sento la ghiaia sotto i piedi scalzi. Ci metto cinque minuti ad arrivare davanti al cancello e accendo una sigaretta. Dopo qualche istante, mi raggiunge.
"Fatti riaccompagnare a casa, per favore. Sei mezzanuda e scalza e..."
"Thomas, sono stata scalza e mezza nuda in posti che non immagini nemmeno nei tuoi pensieri più oscuri! Sei stato gentile e carino, ma non possiamo più vederci." Esclamo secca. Lui non sembra convinto affatto. Lo vedo che vorrebbe provare a convincermi, a parlare. Restiamo in silenzio per un po' e arriva il mio taxi. Mi apre il cancello con un telecomando e entro in macchina. È stato bello, molto bello. Una specie di sogno vissuto così intensamente che a tratti ho pensato potesse diventare realtà. Dal finestrino lo vedo diventare sempre più piccolo, allontanandosi.
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IL BATTITO DEL NOSTRO CUORE
ChickLitVenere, giovane studentessa universitaria a Roma, nasconde dietro la sua vita apparentemente perfetta una lotta segreta contro la dipendenza da cocaina. Un giorno, il suo cuore, ferito da un ex particolarmente aggressivo, si scontra con quello di Th...