Per tre giorni interi sono stato con il telefono a portata di mano con la suoneria al massimo, sperando che arrivasse la chiamata di convocazione o una mail di risposta. Ero teso come una corda di violino. La notte dormivo con il telefono poggiato sul letto, talmente era la paura di non rispondere in tempo o che potessi non sentire la notifica. Io, che sono l'uomo più anti social del mondo, giravo sempre con il cellulare in mano, ovunque andassi e qualsiasi cosa facessi.
Oggi è il quarto giorno. Mi sono appena alzato, guardo il telefono ma ancora niente. Dentro di me si alternano momenti in cui dico "dai sono passati solo pochi giorni, dopo aver visto la mia candidatura mi chiameranno sicuramente, almeno per il provino.", a momenti in cui "avranno già visto la mia candidatura e non sarò risultato all'altezza". Fortunatamente oggi è domenica e mi sono svegliato con calma dopo essermi riposato per bene, e aver recuperato le fatiche della settimana. Controllo l'ora e sono le dieci in punto, di solito mi sveglio intorno a mezzogiorno, ma già che ci sono approfitto per farmi un giro in paese, per distrarmi un pò. Sempre con il telefono a portata di mano mi faccio finalmente la doccia, dato che possiamo farla una volta alla settimana, approfitto di questo momento dato che dovrò uscire. Dopo essermi docciato torno in stanza per vestirmi, oggi scelgo camicia di lino blu, pantalone sartoriale, di colore bianco, di mio padre e sotto un paio di mocassini neri. Ualà, in trenta minuti sono pronto. Scendo al piano di sotto per la colazione e trovo tutti e tre seduti a tavola.
<<Buongiorno.>> Dico mentre mi siedo a tavola e verso il latte nella tazza.
C'è un aria strana nell'aria, troppo silenzio. <<Che c'è?>> Chiedo mentre inzuppo i biscotti nel latte.
Mio padre mi osserva con uno sguardo che sembra di sfida. Successivamente guardo mia madre e mia sorella, e da lì il mio presentimento diventa realtà, c'è qualcosa che non va, decisamente.
<<Tu forse non hai ancora capito come funziona il mondo, Tobias.>> Dice mio padre dopo aver sospirato ed aver scosso ripetutamente la testa.
Lo guardo timoroso.
<<Tua madre mi ha detto di questo "casting".>> Ridacchia ironicamente dopo aver pronunciato quella parola. <<Ti ho già ripetuto decine e decine di volte che tu dovrai essere il mio successore quando io sarò troppo vecchio per mandare avanti questa cazzo di famiglia!>> Urla. <<Che lavoro è? l'attore, l'attore...>> Continua a ridere ironicamente, mettendosi la mano destra sulla fronte. <<Ma io mi domando e dico, non ti ho insegnato nulla? Che uomo sei? non vuoi assumerti le tue responsabilità e continui con questa cazzata dell'attore. Pensi che ti sfamerà quel mestiere, eh? Sai quanto schifo c'è dietro l'industria del cinema?>> Mi guarda fisso negli occhi, sbarrando i suoi, che da azzurro sono diventati rossi.<<Non voglio mai più sentire queste cazzate.>> Si alza da tavola e se ne va via sbattendo la porta.Sono pietrificato, con gli occhi lucidi e la mascella serrata, cercando di non piangere. Guardo dritto davanti a me nel vuoto pensando a tutto quello che aveva detto e immaginando la vita triste e deprimente che mi aspettava, già scritta da lui. Cosa mi ha messo al mondo a fare? Se voleva un burattino poteva andare a comprarselo. Mi sento in gabbia, come se non avessi via d'uscita. Mia sorella mi guarda con uno sguardo mortificato. Tende la sua mano verso la mia per accarezzarmi ma non appena mi tocca, mi alzo di scatto e vado via, sbattendo anch'io la porta.
Mi incammino verso la strada che porta al paese con passo svelto e nervoso. Mi sbottono la camicia dalla rabbia, avrei voglia di strapparmi tutti i vestiti di dosso. Il mio sistema nervoso sta per esplodere, sono talmente furioso che se qualcuno osasse rivolgermi la parola potrei incendiarlo solo guardandolo. Mi tiro i capelli all'indietro con forza mentre le lacrime cadono incessanti sulla strada. Ho le parole di mio padre che mi rimbombano nella testa come se fossero il ritornello di una hit estiva mentre io non faccio altro che camminare più velocemente e nervosamente. Momentaneamente mi sfogo gridando a sprazzi. Ho troppa rabbia repressa in corpo e sento il bisogno di farla fuoriuscire, tutta. Se solo avessi davanti quel pezzo di merda...lo farei secco una volta per tutte. Lo odio con tutto me stesso. Mi fa sentire una nullità, quando lui si merita solamente una vita di sensi di colpa e indifferenza. Arriverà il giorno in cui tutto questo finirà...arriverà, ne sono certo.
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BECAUSE OF LOVE
RomansaTobias, un giovane ragazzo di 24 anni cresciuto a Broadway, in una famiglia di contadini, ha da sempre coltivato il sogno ardente di diventare un attore professionista. Tuttavia, il suo sogno si scontra con le rigide aspettative di suo padre, Walter...