Alle ragazze che ho conosciuto.
Agli Ziam e a chi ci crede.
Ai Larry e ai Nosh.
Agli One Direction che riempiono le mie playlist di emozioni sparate a random.
Al caffè che mi impedisce di crollare.
E infine, tutto questo va ai miei fottutissimi vent'anni.
Anche se non lo dava a vedere, Liam Payne era stanco.
I suoi lineamenti dolci e sottili, che solitamente erano rilassati e distesi in un'espressione serena, quel freddo venerdì pomeriggio di marzo erano corrucciati e tesi in un'espressione accigliata e contrariata. Era steso sul divano, le gambe rannicchiate quasi sul petto e teneva libro di psicologia aperto sul suo grembo magro, l'evidenziatore quasi consumato era immobile tra le due facciate; il quaderno degli appunti era scarabocchiato e nei fogli imbrattati della sua calligrafia disordinata spiccavano per lo più parole senza senso, ripassate decine e decine di volte come se avessero un senso che in quel momento di poca concentrazione non riusciva a cogliere.
Era stanco e avrebbe tanto voluto dormire.
Studiare e lavorare per mantenersi non era facile, soprattutto se veniva continuamente incastrato dai suoi colleghi a fare i turni serali. Quando aveva tempo, studiava ossessivamente e la mattina assisteva alle lezioni con il rischio di addormentarsi sulle braccia incrociate appoggiate sopra al banco di legno duro, il professore che parlava delle teorie di Erikson e Skinner in sottofondo.
Vivere solo in un quartiere malfamato di Londra non era il massimo per un ragazzo di quasi vent'anni, ma la sua indipendenza ripagava notevolmente le manchevolezze di quell'appartamento spoglio e con pochi mobili in cui passava principalmente le ore del pomeriggio. I suoi genitori vivevano ancora a Wolverhampton, città in cui era nato e cresciuto. Ogni tanto ne sentiva la nostalgia nonostante i momenti difficili della sua adolescenza, ma era una sensazione che durava pochi minuti, principalmente quando doveva lavare i piatti o riordinare la sua stanza. Lui e sua madre si telefonavano solamente una volta a settimana; principalmente era lei a volerlo sentire, per essere certa che nessun pazzo gli avesse impiantato un coltello tra le scapole nel vicolo vicino, poi niente più chiamate o messaggi per i sei giorni successivi. Liam non aveva tempo, tra lavoro e università riusciva a malapena a respirare.
Il bar in cui lavorava era certamente molto esclusivo, dove l'alcol e - molto spesso - la droga abbondavano tra i tavoli; ilFunky Buddha gli era sempre piaciuto, sin da quand'era appena diciassettenne e scappava di casa per imbucarsi ai compleanni. Buona parte dei suoi amici di Wolverhampton erano sempre stati estremamente indiscreti, dei pazzi sconsiderati e noncuranti delle proprie azioni, e Liam era altrettanto stupido e irragionevole: li seguiva a ruota per poi trovarsi sopraffatto dal rischio, immischiandosi in affari che non lo riguardavano e trovandosi poi in tasca qualche bustina di tabacco misto a maria o ubriaco a qualche festa. Tornava a casa solo il giorno seguente con il primo treno della mattina, completamente sbronzo, spesso non si reggeva nemmeno in piedi per la stanchezza e i dolori. I suoi genitori non erano mai stati un grosso problema perchè Liam se la cavava sempre con una settimana di punizione, poi tornava a fare l'idiota tra alcol e droghe leggere. Il vantaggio di essere l'unico figlio maschio era proprio quello: l'incapacità di sua madre di imporgli barriere che in realtà lo avrebbero soltanto aiutato.
Aveva continuato a combinare danni per quasi un anno. Certe volte si limitava ai piccoli furti, altre metteva in pericolo la sua incolumità con l'indifferenza di chi in realtà non da importanza alla propria esistenza; poi il fidanzato di sua sorella - nonché suo migliore amico - perse la vita in una di quelle sere estive dove correre con la moto senza casco sembra una buona idea, nonostante l'asfalto bagnato di pioggia e l'umidità che appesantiva l'aria. Liam aveva visto l'incidente di Craig da vicino, , tanto da rischiare lui stesso di rimanerne vittima. Stavano gareggiando insieme quella notte e lui era nell'altra moto; una curva presa male, l'alcol e il fumo a inibire le loro menti aveva determinato il suo destino ancor prima della rovinosa e macabra caduta a terra.
STAI LEGGENDO
Never let me go|| OS Ziam Mayne
FanfictionQuesta fanfiction non è mia; la gentilissima _brancamenta su efp mi ha concesso di pubblicarla qui in modo che tutti potranno leggere le sue fanfiction anche qui, per cui tutti i crediti vanno a lei e soltanto a lei. Questa ff è una OS Ziam.