Directamente del Olimpo

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«Ragazzi sto uscendo! Qualcuno dia da mangiare ad Ares, se non fosse per me questo povero cane morirebbe di fame»

Essere la donna della famiglia sicuramente ha i suoi vantaggi, ma ha molti più svantaggi. I miei due fratelli sono più grandi di me ma comunque non servono a nulla.

Elia ed Enea.

Gemelli.

Stupidi.

D'altronde avevo già gonfiato loro la testa di ansia per il mio ultimo primo giorno di università, e per l'incontro con un professore nuovo.

La mia preoccupazione era ovviamente giustificata dal fatto che non sapevo ancora con che professore elaborare la tesi e... anzi a dirla tutta, non avevo ancora neanche il tema della tesi. 

...

«E lo so che ormai sono gli ultimi sforzi, ma questo corso di laurea mi ha prosciugata letteralmente»

«Ti capisco tesoro, tutti siamo sulla stessa barca»

Già da un po' ero arrivata in classe e io e le mie colleghe stavamo esprimendo i nostri pensieri sulla possibilità di fare la rinuncia agli studi. Ma notai subito che le mie parole passarono in secondo piano poiché a catturare l'attenzione delle due mie amiche c'era qualcos'altro, o meglio qualcun'altro

«Ragazze, è lui..» Marilù mi interruppe guardando oltre le mie spalle

«ma.. mi state ascoltando almeno?»

«Ares.. direttamente dall'olimpo» continuò Sophia quasi beandosi di ciò che stava osservando

«Ares? State parlando del mio cane?»le due ragazze di fronte a me sgranarono gli occhi e l'ansia mi pervase consapevole di aver detto probabilmente qualcosa di assolutamente fuori luogo

«No, signorina. Stanno parlando di me.»

Sentii il sangue gelarsi nelle vene, mi voltai e notai, sarebbe risultato difficile non farlo, un metro e novanta di massa muscolare bloccarmi la vista. Alzai lo sguardo e i miei occhi si incastrarono in quelli verde smeraldo dell'uomo di fronte a me. 

«Sono il vostro nuovo professore, Ares Alvaro Torres...»lo disse come per intimorirmi, per dirmi di stare al mio posto. Per farci, farmi intendere che quello che comandava lì, era lui.

«...e lei è?»

«Victoria Lapadula» mormorai indietreggiando, non seppi spiegarmi il timore che mi procurava quell'uomo. Ma sicuramente notai come esso venne rapidamente sostituito da una punta di fastidio nei suoi confronti.

«Bene signorina Lapadula, la prego di mettersi a sedere e per favore, niente lamentele. Qui vi insegniamo come essere degli avvocati. Gli avvocati non si lamentano ma fanno lamentare gli altri. Se lei vuole essere una degli 'altri' quella è la porta.» Mi indicò imperativo l'uscita e mi stupì come la sua calma facesse sembrare il suo tono ancor più autoritario di quello che effettivamente era.

«Mi scusi»abbassai la testa e mi andai a sedere nel posto più lontano dalla cattedra sperando in cuor mio di non aver più la sua attenzione per il resto della lezione.

...

«Che stronzo! Con chi pensa di avere a che fare? Se vuole che gli paghi lo stipendio deve portare rispetto. Che cattiveria!»Proseguii a passo svelto, così velocemente che per poco non seminai le mie amiche che continuavano a ridere su ciò che era precedentemente successo. Mentre io continuavo a non darmi pace per l'atteggiamento scorbutico e scontroso con cui mi si era rivolto il professore

«Però che figo..»lanciai un'occhiata truce a una delle mie colleghe che sembrava sognare al pensiero di quell'uomo

«Dai Vic è giovane, sarà sicuramente la sua prima esperienza lavorativa  dove finalmente può mostrarsi autoritario nei confronti di qualcuno più piccolo, e poi... è proprio figo» il punto che probabilmente le mie amiche non avevano afferrato era che a me, che lui volesse sentirsi autoritario  non interessava proprio. E non mi interessava neanche quanto fosse figo. Avevo solo la testa alla laurea, e non al cazzo.

Mentre mi lamentavo della poca serietà e solidarietà che le ragazze avevano nei miei confronti la porta d'ingresso del mio edificio si spalancò

«Mi stai dicendo che non ti piace? Dai guarda lì. Un nome, una garanzia...»

Subito pensai che poteva avere più o meno trent'anni, il completo elegante gli fasciava  il corpo perfettamente e dovetti distogliere lo sguardo a forza, per non dare ragione alle mie due amiche.

Seguì i suoi movimenti mentre riponeva la ventiquattr'ore nel bauletto della moto, inserì il casco e sfrecciò via come il più demone dei demoni

«Che palle»suonava quasi come una preghiera, una supplica agli dei per non farmi trascinare dalla corrente marina dominata da quel dio. Eppure non sapevo ancora che il quel mare, mi ci sarei buttata a capofitto.

...

Tornai a casa stremata dalla mattinata in università. Dopo diritto processuale penale con Gilipollas, gli affibbiai questo graziosissimo soprannome, dovemmo assistere alla lezione di informatica e ovviamente ci avevo capito ben poco.

Al mio rientro trovai la casa vuota e ipotizzai che i gemelli fossero a lavoro. Elia contribuiva in casa facendo lo chef in un ristorante molto famoso qui a Madrid "Neessa"; mentre Enea gestendo il bar di famiglia "Lotus" e di notte, quando non ero impegnata con lo studio, lo aiutavo anche io.

Eravamo solo noi tre, e così riuscivamo a pagare tutto, tra spese fisse e variabili..

Mi concessi una decina di minuti di riposo sul divano, con Ares che scodinzolava in attesa di attenzioni. Raramente potevo tornare a casa per l'ora di pranzo. Avendo lezioni sia mattina che pomeriggio ,e non essendo proprio vicina all'università, mi conveniva sempre rimanere a pranzare a mensa ma quel giorno decisi di tornare.

Aprendo il frigo mi accorsi di alcuni pezzi di pizza avanzati dalla sera precedente e constatai che il mio pranzo sarebbe stato quello. I gemelli se la cavavano meglio di me sotto quel punto di vista, Elia mangiava sempre  ciò che avanzava al ristorante e idem per Enea con il bar.

Spesso mi sentivo in colpa di aver avuto la possibilità di studiare e in un certo senso averla sottratta ai miei fratelli. Mi hanno fatto sempre sentire amata e coccolata e nonostante i vari problemi in famiglia, sono sempre venuta io prima di tutto. Tutto ciò difficilmente si dimentica. 

I miei pensieri vennero interrotti dalla vibrazione assidua del cellulare e notai sullo schermo illuminato dodici notifiche da Sophia nel gruppo assieme a Marilù: "Chicas".

Inutile dire che nel giro di pochi minuti ottenemmo tutte le informazioni riguardanti Gili.

Sophia scoprì il luogo e il giorno di nascita del professore, e anche il suo status: celibe. Accompagnando tutto con un meraviglioso vocale dove esclamava 'NON E' FANTASTICO?' e allegate foto che tutt'ora non voglio sapere dove ha trovato e che, mi viene difficile ammettere, ho osservato anche troppo.

«Ragazze quest'uomo mi fa impazzire. E farò in modo di farlo diventare pazzo di me! Così non ho neanche bisogno di studiare la sua materia.»Il suo tono era del tutto convinto e ovviamente io e Marilù fallimmo miseramente nel tentativo di dissuaderla.

«Siete noiose, pensate troppo. Basta essere cosi razionali! Carpe diem»

«Si certo, carpe diem e buenas noches. Vai a dormire Sophì, che stai dando i numeri»

«vete a la mierda ragazze»

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Ig: @dianakey.white
Hola! Finalmente ho avuto il coraggio di pubblicare questo primo capitolo!!
Fatemi sapere sia qui, con un commento o una stellina, sia su ig se supportate la storia e se volete che continui ad aggiornare.
Te quiero, baci stellari🫶🏻✨

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