𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐜𝐢𝐧𝐪𝐮𝐞:

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Certi sguardi ti entrano dentro e non
trovano più la strada
per uscire fuori dalla tua anima.

Ovviamente l'idea di uscire e passare una serata fuori, per cercare di distrarmi e svagarmi qualche ora, mi si stava già ritorcendo contro.

Come al solito, la fortuna non era mai dalla mia parta.

«Mi sta sicuramente cercando» affermai, poggiando una mano sul petto, cercando di regolarizzare i battiti del mio cuore, qualora ne fosse stato possibile, «Avrà scoperto che ho portato via tutta la mia roba da casa sua questa mattina» dissi ancora preoccupata.

Can guardò fuori dalla porta, verso la sala, e poi tornò da me.

«Non credi sia il caso di affrontarlo una volta per tutte? Tuo fratello è qui, io sono qui, non saresti sola...» affermò, cercando di spronarmi, «No, non voglio vederlo!» chiarì categorica, incontrando il suo sguardo, «Ok, quant'è grave?» chiese, incrociando le braccia al petto, mentre chiudeva la porta con il piede, lasciando che sbattesse.

«Che cosa vuoi dire?» gli chiesi a mia volta, confusa, «Sei sbiancata immediatamente non appena l'hai visto!» constatò serio, «Io non... Non voglio vederlo...» ripetei, ignorando la sua domanda, allontanandomi da lui, raggiungendo la panca in legno che vi era in fondo alla stanza, per poi sedermi, lasciandomi scappare un sospiro.

«Che cos'è che non vuoi dire?» chiese Can, seguendomi con lo sguardo, «Nulla!» risposi, la voce però uscì più debole del previsto, «Non mi piacciono le bugie Eleonora» replicò infastidito, per poi venirmi incontro, sospirai di nuovo, chiando il viso.

«Abbiamo litigato duramente il giorno in cui io e te ci siamo incontrati...» esordì giocando con alcuni anello alle dita, «Ha alzato un pò la voce...» continuai, «E che altro?» chiese lui, inginocchiandomisi davanti, «Nient'altro» risposi, incontrando il suo sguardo, per niente convinto.

«Mi sono solo spaventata perchè non l'ho mai visto così arrabbiato, aveva uno sguardo adirato, e... ero spaventata...» confessai, scrollando le spalle, «E' davvero tutto qui? Non c'è altro?» mi chiese lui inclinando la testa, senza mai togliermi lo sguardo di dosso.

«Non c'è altro» chiarì, dicendo la verità, «A me puoi dirlo» insistette, poggiando una mano sul mio ginocchio, «Can» lo richiamai, «Non c'è altro, ha alzato la voce e mi sono spaventata nel vederlo in quel modo, era davvero fuori di sè...» spiegai di nuovo, gesticolando nervosamente.

«Non voglio vederlo, ho paura che possa accadere di nuovo, o che possa andare ben oltre, lasciandosi sopraffare dalle sue emozioni...» aggiunsi, «Tuo fratello sà come sono andate realmente le cose?» chiese lui, scossi la testa, «Sa che abbiamo avuto un brutta discussione, ma non sà quanto realmente si sia arrabbiato» risposi, lui sospirò e si passò una mano sul viso, visibilmente contrariato per le mie parole.

«E vorrei che le cose restassero così» gli dissi, afferandogli il polso, richiamando la sua attenzione, «E' stupido, molto stupido!» replicò con tono pungente, «Dovrebbe sapere come sono andate le cose veramente! Un litigio ci sta, ma che alzi la voce, che ti metta paura addirittura, và ben oltre!» continuò, «Per favore...» lo pregai, fissandolo, sospirò di nuovo scuotendo la testa, visibilmente contrariato.

«Continuare ad ignorarlo non risolverà il problema, anzi!» replicò, «Lo so questo...» dissi annuendo, «Ma devo sentirmi pronta ed in questo momento, proprio non riesco a parlargli, o ad incontrarlo!»

Quel litigio era ancora stampato nella mia testa.
Mi sembrava di riviverlo continuamente. Era andato bene oltre ed io non riuscivo ad accettarlo. Non meritavo quella reazione.

Hidden Hearts || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora