36. Buon compleanno, Eron

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Mor

Sollevai gli occhi al cielo e una piccola goccia solitaria mi baciò la guancia.
Mi ritrovai per l' ennesima volta a esistere in un pezzo di stoffa modellato affinché risultasse elegante, a fingere un parte che mi appesantiva.
Dicevano che finché non avessimo avuto quelle registrazioni non avremmo potuto agire, finché non le avessimo avute dovevamo pazientare, resistere, stare calmi e lasciar bollire il brodo in pentola.

Mi sentivo scombussolata quel giorno, spossata mentalmente e provata da qualcosa di estraneo.

«Dovresti sorridere» mi suggerì il cespuglio.
«Odio tutto questo»  masticai le sillabe fra i denti.
Hawk roteò gli occhi al cielo, nascosto dietro un cespuglio così che nessuno potesse assistere con chiarezza a quel dialogo fra noi.

Sentii i passi di qualcuno e i muscoli del mio corpo diventarono di marmo.
«Prova di nuovo a toccarmi in toni affettuosi e ti strappo le mani» avvertii Logan che recepì il messaggio sbuffando.
«E se ci stessero guardando? Lo sai che lo potrebbero star facendo, anche ora.»
«Le coppie litigano» dissi con i nervi a fior di pelle.
«E poi fanno pace» aggiunse Alya che sbucò alle spalle di Logan.
«Non in mezzo a un pubblico però» aggiunse con un tono propenso a stuzzicare, come suo solito.
Mi voltai e scorsi il volto di Eron.
«Ma visto che tra di noi possiamo solo litigare e la pace non è un' opzione, direi di non staccarci gli organi a vicenda» decretò con tono seccato e buttò la sua cravatta a terra.
Hawk scoppiò a ridere in una fragorosa risata che solo lui in quelle situazioni si permetteva.
«Qualcuno qui vorrebbe fare il cameriere come comparsa invece di un membro della tresca appassionata»
Logan guardò indignato la cravatta a terra che probabilmente gli aveva prestato lui.
«Sai cos' altro odio?» chiesi ad Hawk.
«La tua voce» sorrisi.
«Oh, ammettilo che mi ami. La tresca con me non ti sarebbe pesata affatto»
«Vorrei sbattessi di faccia contro il marmo della strada»
«Tu mi ami.» disse Hawk con un sorrisetto da coglione.
«Ok!» Logan interruppe quel momento tanto intenso tra me e il mio migliore amico
«Dovremmo rilassarci, è di vitale importanza, e soprattutto tu dovresti» mi indica.
«Devi sembrare contenta, entusiasta, rilassata e piena di vita, non...»
«In procinto di commettere un' omicidio? Di strapparsi il vestito con le proprie mani? Ti aggredire i presenti?» azzardò Eron
«Riprenditi la cravatta.» indicai con sguardo cocente il pezzo di stoffa a terra ed Eron mi guardò in cagnesco, come se la cravatta potesse strozzarlo e lui sarebbe morto asfissiato.
«Ei» la voce di Vanessa arrivò da dietro i cespugli.
«Smettetela di lamentarvi e muovete il culo, è il momento di entrare» ci avvisò autoritaria.
«Vi lamentate per dei bei vestiti e una cravatta, e io devo nascondermi dietro una divisa da... cameriera» storse il naso indignata.
«Nulla contro i camerieri eh, ma la divisa non è sexy per nulla» sbuffò amareggiata.

Vanessa era bellissima, un fisico da urlo e lunghi capelli rossi, lineamemti decisi e carattere non da meno, amava i vestiti come quello che avevo indosso io, amava sentirsi bella e sfoggiarsi, per nessuno in particolare se non per se stessa, i suoi commenti mi fecero sentire più leggera.

Ridacchiai alle sue affermazioni.
«Siete pronti lì dietro?»
Hawk annuì.
«Tutti pronti»
«Chissà quante riproduzioni di ogni tipo staranno avvenendo lì dietro» disse ironico Eron.
Logan rise di gusto e Hawk provò a reprimere una risata.
«Fottiti!» si sentì una voce maschile da dietro le siepi.
In quel momento i miei occhi si impuntarono sul primo sorriso sincero e luminoso che illuminò il viso di Eron quel giorno, lui sorrise alleggerito da quello scherzo e così fecero i suoi occhi.
«Stiamo andando ragazzi» ci informò Hawk.
Annuimmo e iniziammo a dirigerci verso l' entrata.

Logan si affiancò a me ed Eron fece lo stesso con Alya, come di copione.
Stavolta Logan non poggiò la sua mano sulla mia schiena come di solito faceva.
«Stavo scherzando quando dicevo che ti avrei staccato le mani, sai?»
Logan scosse la testa e mi sorrise.
«Lo so ma non sempre le coppie si toccano, guardami come se fossi un pezzo di pollo o quello che vuoi tu»
«Sai che non ho mangiato nulla»
Logan mi guardò sorridente, si imprimeva spesso quella espressione sul viso, era rassicurante e così dolce da avere addosso.
«Appunto.»
Io e Logan avanzammo nella sala, come primi scorsi gli occhi di sua madre, Violet.
Poi ci furono i suoi lineamenti lievi, gli occhi dolci che coronavano il volto piccolo e tondo, gli zigomi pronunciati e le labbra rosate, il suo viso era incoronato dall' acconciatura fatta di morbide onde castane.
Guardai il mio vestito bianco, i capelli scuri, più lisci del solito e studiati, ricadevano color pece contro il tessuto dell' abito che mi lasciava in gran parte la schiena scoperta e mi aderiva alle forme del mio corpo come una seconda pelle.

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