~𝑫𝒂𝒓𝒌 𝑹𝒐𝒎𝒂𝒏𝒄𝒆~
Hollywood, Los Angeles, California, 2024
Venus Anderson ha 21 anni e vive a Hollywood, un quartiere che può sembrare innocuo, ma che nasconde molti segreti.
Eris Hacker è un ragazzo di 22 anni, rinchiuso in un centro di rec...
Se quattro anni fa mi avessero detto che all'età di sette anni avrei odiato mio padre più di qualsiasi altra cosa al mondo, probabilmente gli sarei scoppiata a ridere in faccia.
Ho 11 anni, ma già sono cresciuta troppo.
Ho già capito che il mondo non è tutto rose e fiori come si immagina da bambini; ho capito che non puoi fidarti di nessuno, nemmeno dei tuoi familiari.
Papà una sera di quattro anni fa era tornato da una cena con alcuni colleghi, piuttosto ubriaco.
Era rientrato a casa che non si reggeva in piedi e continuava a dire alla mamma: "Ti ho tradito Sally. Ma te lo meriti, sei una puttana. Vi disprezzo, a te e quella ragazzina che dici che è mia figlia. Ma menti, Sally. Perché mi menti? Mi hai tradito e hai avuto questa bambina con un altro uomo. E tu dici di amarmi? Mi fai schifo."
Ha cominciato a colpirla.
Ininterrottamente.
Senza sosta.
La mamma soffocava nel sangue e papà continuava.
Io urlavo, ma poi picchiava anche me.
La mattina dopo mi sono svegliata sul pavimento freddo di una cantina, la porta era aperta e sono riuscita ad uscire.
Quando uscii, entrai nella camera dei miei, e ciò che vidi in quel momento lo sogno ogni santa notte.
La mamma era morta.
Aveva gli occhi spalancati, quasi fuori dalle orbite, il naso gonfio e pieno di sangue, la bocca non si vedeva per quanto ce n'era.
Il collo era segnato da tanti segni rossi.
Ho urlato.
Ho urlato così tanto che i vicini hanno chiamato la polizia e hanno visto in che condizioni ero ed era mia mamma.
Mi hanno portato via, in centrale, e mi chiedevano cosa fosse successo.
Come potevano avere una tale freddezza nei confronti di una bambina di 7 anni che aveva assistito all'omicidio della madre da parte del padre, che considerava il suo eroe?
Ho 11 anni, ma la vita mi ha già dato un paio di sberle per farmi crescere.
Non riuscivo a fiatare quel giorno.
L'unica cosa che ho sentito è stata che avrebbero dato l'affidamento a mio padre, incoscienti del fatto che era lui l'assassino.
Ho sussurrato un: "No". Ma loro non l'hanno sentito, e ora vivo con papà.
Non è mai a casa.
Beve tutte le sere quando torna, mi picchia, mi fa di tutto e di più, ma non lo fa mai in posti visibili.
Ogni santo giorno spero che tutto finisca.
E non sapevo che due anni dopo, all'età di tredici anni, papà mi avrebbe toccata come non dovrebbe fare un padre con la propria figlia.
Adesso ho tredici anni.
Gli uomini mi fanno schifo.
Le persone mi fanno schifo.
A scuola mi chiedono ogni giorno: "Sei sicura che vada tutto bene a casa?" e io rispondo con un flebile "sì".
La mia migliore amica, Madison, è l'unica persona con cui riesco a parlare.
Un pomeriggio siamo uscite, quando papà non era in casa ovviamente, e mentre ero a casa sua a provarmi alcuni suoi vestiti, li ha visti.
Ha visto tutti quei segni.
I lividi, i graffi, i segni rossi, violacei e neri; e soprattutto ha visto i segni sopra al basso ventre.
Ha fatto 2+2 e ha capito.
Dopo tutto avevamo 13 anni e certe cose le capivamo.
È scoppiata a piangere e mi ha chiesto chi fosse stato e perché.
Di fronte a tanta tristezza non ho potuto mentirle, così le ho detto tutto, ogni. singola. cosa.
Alla fine ho pianto.
Così tanto, come non piangevo dalla morte di mamma.
Lei mi ha supplicato di denunciare ogni cosa.
Ma io mi sono arrabbiata e sono andata via da casa sua.
Mentre tornavo a casa a piedi, di notte, avevo le mani infilate nelle tasche della felpa azzurra, avevo mille pensieri per la testa.
Ricordo che mandai un messaggio a Maddie e le dissi che mi dispiaceva, poi pensi io telefono e camminai dritta ad una destinazione.
Dopo dieci minuti di camminata, con le gambe e le mani tremanti, entrai.
Una signora, che supposi fosse la segretaria, mi guardò con tenerezza e mi chiese se fosse tutto apposto.
«Salve, sono Venus Anderson e vorrei denunciare uno stupro.»
