🔮Non avevo chiuso occhio per tutta la notte.
Le parole di Drew vorticavano nella testa senza un perché, mescolavano i significati tra loro e ogni volta che chiudevo gli occhi non facevo altro che pensare: cosa dovevo provare? Pietà? Compassione?
Lui non era l'unico che soffriva, eppure, ancora una volta sentivo quella vocina dentro di me che mi spingeva verso la strada del perdono.
Uno strano vortice di calore mi aggredì le viscere e l'interno della cassa toracica.
Cercavo di capire.
Cercavo di capire cosa stava provando.Alec era stato, fin da subito, la scogliera da cui mi ero affacciata a fissare le onde dall'alto le mie paure che si infrangevano contro la roccia. Ma avevo appena scoperto che gli bastava tanto così per sgretolarsi e allo stesso tempo nel sentirsi potente. L'amore lo aveva ferito così in profondità da renderlo diffidente con il mondo. Ecco perché non comunicava. Mi chiedevo se ricordasse com'era parlare. Se gli mancasse sentire la sua voce. Io fremevo nel sentirla. Me la immaginavo profonda ed intensa proprio come i suoi sguardi che riuscivano a leggermi l'anima.
Staccandomi dal corpo di Drew mi misi seduta. Lo vidi dormire beato con la bocca schiusa in quel letto che profumava di leggerezza. Io invece mi sentivo un fascio di nervi con i sensi di colpa che mi stritolavano il cuore. E anche se Drew il più delle volte era quello che più si avvicinava alla persona adatta a me, il mio cuore voleva altro. Tracciai con l'indice il suo profilo e sentì la barba rossiccia grattare contro il mio polpastrello. Drew era ancora un ragazzo pieno di speranza. Alec invece era intrappolato nella sua mente. Non voleva parlare. Né con i segni né con la voce.
Il problema non era nelle sue corde vocali.
Era il mondo.
Lo capivo.
Anch'io lo odiavo.Lasciai cadere la mano sul materasso e mi alzai in piedi.
Guardando l'orologio realizzai che presto si sarebbero svegliati tutti quanti e dovevo approfittare di quel momento. Recuperai una camicia pulita di Drew e la indossai. L'osservai un'ultima volta prima di uscire dalla camera. Anche se sapevo che sarebbe stato meglio rimanere a letto, non riuscivo far altro che dare sfogo a quell'impulso. Non prestai attenzione al mio orgoglio volevo solo seguire quella voce. Un brivido di freddo mi percorse le gambe fino a sotto la camicia. Sentivo i capezzoli inturgidirsi come due diamanti appuntiti mentre avanzavo tra quelle mura.
Non ci impiegai molto nel trovarlo.
Se ne stava seduto sul gradino del portico con il capo chino e con i gomiti appoggiati sulle ginocchia; mi bloccai quando percepì il cuore martellare forte nel petto.
Posai la mano su quel punto incredula sull'effetto che mi faceva.
Lui non sollevò neanche lo sguardo per accertarsi di chi fossi. Sembrava esser tornato quel lupo solitario che avevo conosciuto la prima volta, quello che non aveva bisogno di niente e di nessuno. Soprattutto di me. Approfittai di quel momento per avvicinarmi, mi misi davanti a lui. Attesi. Una qualsiasi mossa. Dato che non accennava a farlo, allungai la mano accarezzandogli delicatamente i capelli corti lasciandomi distrarre dalla loro morbidezza incastrata tra le dita e mi sorpresi quando afferrò la mia mano per posare il suo viso su.Era questo che eravamo.
Un legame che ci scuoteva dentro senza mai chiedere il permesso.Scesi il gradino e mi avvicinai tra le sue gambe. Da quella prospettiva Alec era più basso di me, incombevo come un adulto su un bambino e questa era una novità per noi, perché di solito era lui che mi sovrastava.
Lo abbracciai, spingendo la sua testa sul mio petto. Posai la mia testa sopra la sua. Ebbi quasi timore a rilasciare il respiro perché avevo paura che tutto questo fosse solo frutto della mia immaginazione. Poi lo feci, lentamente, lasciai uscire l'aria dai miei polmoni e mi lasciai guidare dall'istinto.
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Loro
RomanceUn antico proverbio dice che nessun fiocco di neve cade mai nel posto sbagliato. Fox era l'inizio della mia grande storia. Loro hanno visto qualcosa in me. Io in loro.