𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐞:

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Le anime non si incontrano
mai per caso.

Avevo passato la giornata fuori casa, dopo aver pranzato a casa mia, lasciando Can insieme a Bianca visto che gli aveva fatto visita.

Avevo così deciso di uscire a piedi, fare quattro passi, riflettendo sulla mia vita e sulla situazione in cui mi trovavo.

Benché fossi felice di aver cambiato la mia vita e avessi il sostegno di mio fratello, mi sentivo comunque in un mare di confusione, non sapevo come riprendere in mano la mia vita, non sapevo da dove ripartire, e se lavorare al locale fosse la decisione giusta.

Le parole di mio padre mi avevano turbata molto, cambiando inevitabilmente il mio umore. Praticamente era riuscito a mettere in dubbio ogni cosa.

Se fino a qualche ora prima ero convinta di accettare il lavoro che mio fratello mi aveva offerto, adesso mi sentivo frastornata, di nuovo in balia dei miei sentimenti.

Guardai l'ora sul mio orologio al polso constatando che fossero già le 20;30. Camminai lungo il marciapiede che portava al portone, mentre rovistavo all'interno della tasca della giacca in cerca delle chiavi di casa, nel frattempo aveva persino cominciato a piovere ed io, ovviamente, non avevo nemmeno l'ombrello lì con me.

Sentì il cuore perdere un battito non appena vidi il mio ex davanti il portone, mentre il sangue sembrò gelarmi nelle vene.

«Che cosa ci fai tu qui?» chiesi in un sussurro, catturando la sua attenzione, si voltò immediatamente, incontrando il mio sguardo confuso ed intimorito, «Cercavo te» chiarì, lo fissai restando in silenzio, sentendo già una certa ansia.

«Avrei dovuto immaginare che ti fossi trasferita qui...» disse ancora, «Come lo hai scoperto?» chiesi, «Guarda che non è stato difficile...» rispose divertito, «Te lo ha detto mio padre?» chiesi di nuovo, «No, l'ho capito da solo, in fondo tuo fratello è l'unica persona da cui puoi correre, no?» chiese di rimando, rimasi di nuovo in silenzio, cercando di mantenere la calma.

«Mi fai entrare così parliamo?» chiese poi, «Assolutamente no» replicai contrariata, lui aggrottò la fronte confuso, «Non vuoi farmi entrare?» chiese incredulo, «Non hai ancora capito che non voglio più avere nulla a che fare con te? Non sono stata abbastanza chiara ieri sera?» chiesi alzando le mani.

«Senti...» esordì facendo un passo avanti, costringendomi ad indietreggiare, «Non ero in me quel giorno» continuò, «Davvero? Peccato che è la seconda volta che succede!» ribadì, «Ci tengo fin troppo a te, per questo reagisco in questo modo!» si giustificò, alzando le mani, risi e scossi la testa.

Davvero una pessima scusa. Ma, anche se così fosse, non lo avrei giustificato. Era andato oltre, e sicuramente era capace di rifarlo.

Se non fare di peggio, addirittura.

«Possiamo ancora risolverla» affermò avvicinandosi, afferrando la mia mano, «Peccato che non nè ho l'intenzione» chiarì ritirando immediatamente il braccio, «Quindi tu... Non mi vuoi più?» chiese, «No, non ti voglio!» chiarì, «Non voglio una persona così nella mia vita! Apprezzo tutto quello che hai fatto per me negli ultimi due anni, ma finisce qua» dissi ancora, alzando le mani, indietreggiando, lui rise.

«Per un litigio...» commentò, minimizzando, «Si! Un litigio!» chiarì annuendo, «Sei ridicola Eleonora» disse lui scuotendo la testa, con tono sprezzante, «Ok, sono ridicola...» confermai facendo spallucce.

Volevo chiudere questa storia il prima possibile.

Dovevo togliermelo dai piedi una volta per tutte.

«Dopo quello che ho fatto per te, per la tua famiglia, dopo quello che abbiamo passato, mi lasci così...» commentò con aria pensierosa, rimasi in silenzio, osservandolo, tenendo sempre un passo indietro visto che non mi fidavo di lui, in realtà però, ero persino sorpresa del fatto che stessi riuscendo a parlargli in modo così spavaldo.

Hidden Hearts || Can YamanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora