Capitolo 14

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La creatura davanti ai miei occhi non aveva niente di simile a Xavier. Le ossa della schiena incurvata sporgevano minacciosamente, forzando l'essere a ingobbirsi tanto da poggiare le braccia anteriori sul terreno. I lunghi artigli delle mani graffiavano la terra con una bramosia famelica, mentre le zampe posteriori raspavano con una frenesia inquietante. La lunga coda smunta si avvolgeva attorno alla macabra figura, accentuando la sua deformità, mentre due occhi gialli e inquietanti mi fissavano con un desiderio selvaggio. Ogni fibra del mio essere gridava di scappare, ma ero paralizzata, prigioniera di quello sguardo che sembrava penetrare fino alla mia anima. Mossi in passo indietro, intenzionata a fuggire il prima possibile, ma il mio piede calpestò qualcosa e subito le orecchie lunghe e nodose saettarono attente. La sua bocca si spalancò mostrando una fila di denti bavosi e affilati come rasoi. Ingoiai un enorme groppo di saliva e mi immobilizzai. Forse, se mi fossi finta invisibile, mi avrebbe lasciata andare, ma così non fu. Il naso gobbo e deforme iniziò a ingrandirsi respirando nella mia direzione. Più osservavo quel demone e più la paura si faceva strada dentro di me. Non era affatto come Xavier e non sembrava neppure un'entità con cui il dialogo poteva sortire una forma di salvataggio.

Il sole iniziò a calare, rendendo quasi difficile distinguere le figure intorno. Se si fosse fatto totalmente buio, sarei stata massacrata da quella creatura in un nanosecondo e il solo pensiero mi fece rabbrividire.

«Juno?» La voce di Ivory mi fece voltare la testa di scatto. Sentii il suono dei suoi passi in avvicinamento e ciò fece infuriare la bestia che ringhiò qualcosa in una lingua mai udita prima. Non seppi cosa fu a farmi muovere, forse la consapevolezza di avere un'occasione di avere salva la vita o forse la paura che potesse accadere qualcosa di terribile a Ivory, ma le mie gambe scattarono nella direzione della sua voce. Gridai quando qualcosa volò sopra la mia testa e cozzò contro l'albero alle mie spalle e, per poco, non persi l'equilibrio, ma le mie mani acciuffarono il terreno duro dandosi lo slancio necessario per tornare a correre.

La vidi. La sua figura si muoveva in penombra alla mia ricerca e non persi tempo a gridare.

«Scappa! Vai via!» Ivory voltò la testa verso di me e tra le fronde degli alberi, un lieve spiraglio di luce illuminò la sua espressione confusa.

«Che stai blaterando?»

«Fuggi!» Urlai nuovamente, ma la creatura balzò sopra di me con uno slancio. Senza pensarci troppo, la mano si sollevò d'istinto e una folata d'aria si scagliò contro la Sorella che venne sbalzata indietro. Il demone scivolò sul terreno mancando la preda e rovinando su se stesso. Era veloce, ma non sembrava avere precisione nei movimenti, come se fosse indebolito da qualcosa. Scattai verso Ivory aiutandola a rimettersi in piedi e lei squadrò la creatura con aria stupita.

«Un Wendigo! Ma cosa ci fa qui? Come ha superato la barriera?» domandò scattando sull'attenti e pronta a sfoderare i suoi poteri.

«Lo chiedi a me? Io non sapevo neanche fosse un Wendigo!» L'essere non si curò dei piccoli graffi che riportava a ogni impatto. Famelico e affamato, snudava le zanne nella nostra direzione, ringhiando e lasciando che le fauci schioccassero di tanto in tanto.

«Ivory, fai qualcosa» la incitai avvicinandomi a lei, pur rimanendo con lo sguardo fisso in quegli occhi ambrati. La ragazza non se lo fece ripetere due volte e incrociò le braccia con le mani rivolte sul petto. I suoi occhi rossi parvero brillare di una strana luce e nel momento in cui tutto sembrò quietarsi, due robusti rami uscirono dal terreno afferrando lo Shen e stritolandolo. Il grido lamentoso si espanse in tutto il bosco, mentre la creatura si contorceva rabbiosa nella sua trappola. Tirai un sospiro di sollievo leggendo persino sul volto di Ivory un accenno di soddisfazione e serenità. Ancora una volta ero sopravvissuta a un'entità paranormale. Non male per una semplice umana!

Shen-L'ombra del dannatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora